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Tra legami di sangue ed empatie, in: “Toglimi un dubbio”



Tra i centri di riflessione proposti nel procedere della vita dei protagonisti in “Toglimi un dubbio”, è la questione della prevalenza dei legami di sangue rispetto a quelli ‘semplicemente’ affettivamente empatici o viceversa, a porsi come dirimente il futuro, ma non come ci attenderemmo.

Il protagonista principale, procede nel suo vissuto, senza porsi la questione: in realtà non si cura proprio di scegliere di dar prevalenza ad una tipologia di sentimenti, come in fondo dovremmo far tutti. Eppure Erwin: non immagina, ma dovrà farci i conti, quando, nei riguardi di Anna, incontrata per caso, sia essenziale per il loro futuro, che il legame che sentono tra loro, sia di natura genetica o “solo” empatico-affettiva.

I legami, dell’una e dell’altra natura, pervadono sin dall’inizio la storia ed i suoi personaggi: sono le analisi che la figlia di Erwin fa per tranquillizzarsi rispetto alla possibile ereditarietà di una malattia presente nei congiunti del padre e trasmissibile alla bambina che attende, a svelare il perché il rischio, semplicemente, non esiste.

Ciò innesca la ricerca dei veri padri, che, certe distrazioni dei nonni, per bontà, avevano taciuto. Il protagonista, appena apprende, tramite una efficientissima, veloce, detective-psicologa, semplicemente, non sceglie e affianca il “vero” padre, come già fa con quello con cui ha vissuto una intera vita e che con il suo portar con se la famiglia nell’andar a pesca per mare, lo ha solidamente formato. 

Il protagonista ha infatti saputo, a sua volta, crescere, pur in assenza della madre, la figlia, quella che ora attende una bambina, da padre sconosciuto, ma non tanto poi, che: introduce nell’azienda del padre un ragazzo ancora in cerca della sua identità e che proprio con il gesto del riconoscimento della figlia, invece, l’acquisisce l’identità, maturando.

Senza procedere nello svelare la salda configurazione di possibili eccezionalità di eventi che hanno configurato il quadro delle personali vicende dei protagonisti per cui appaiono, nuovi, consequenziali legami di sangue, accenno ad un’altra questione non secondaria: la presenza, nell’assenza, delle madri, le cui nature hanno plasmato anch’esse i caratteri dei protagonisti.

Quest’ultimo argomento ha anch’esso una bella rilevanza nello sviluppo delle vicende che compongono un piccolo puzzle, in un film molto godibile, fluido, a dispetto delle elucubrazioni a cui si prestò. 

È affascinante il modo antidrammatico in cui quasi tutti gli attori della vicenda, con naturale consequenzialità, si muovono e, scopriamo che ne viene una sorta di insegnamento emulativo a cogliere le positività nel vissuto. Per il protagonista sarà perché nel suo mestiere di sminatore necessita di un accostarsi lateralmente alle bombe che potrebbero esplodere se prese di petto?

Dovremmo meglio disporci nei confronti delle sorprese che la vita quotidiana ci riserva: probabilmente per nessuno di noi è troppo tardi per dare un consapevole indirizzo positivo alle nostre azioni ed apprezzare ciò che ci accade che non manca mai di un fondo di buono, se ci disponiamo a coglierlo. Questo film è un ottimo indirizzo da assorbire empaticamente, in assenza della via parentale, “di sangue”, il che, però, non è mai detto.

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