Imperativo comune per individuo e specie umana, in :“Migrare evolvendo, per non estinguersi, Maestri 11-12”
Imperativo comune per individuo e specie umana, in :“Migrare evolvendo, per non estinguersi, Maestri 11-12”
Per comunicare chi sia stato quel certo individuo, bisogna lasciar parlare la sua biografia. Ecco allora che il taglio della comunicazione, assunto da Alberto Melloni, nell’essere l’argomento Don Milani, è quello snocciolante in sequenza periodi della vita del soggetto, denotanti luoghi che ne hanno visto le esperienze formative, su cui hanno avuto importanza anche l’identità e le scelte familiari.
Eppure, indubbiamente messo a contatto con i migliori maestri, nonostante o proprio grazie a ciò, l’intelligenza vorace, apre a strade differenti quanto ad impegno nella società, di natura radicale: il sacerdozio. Un sacerdozio che da subito, grazie al primo impegno: occuparsi dei bambini, come richiestogli dal parroco ove inizia il servizio di Don Milani, prende quella piega che verrà poi, sempre seguita.
A ben vedere, anche le storie personali, come quelle della specie umana, son storie di migrazioni.
Una, essenziale, l’esportare il principio che il saper far uso della parola è essenziale per avere una qualche possibilità di determinare il proprio futuro, che, altrimenti, scambi in un ambito limitato ed assenza di contaminazioni con chi detiene “saperi” altri, relega all’annientamento delle possibilità di una comunità, quanto ad autodeterminazione del proprio destino.
L’esigenza di ampliare i propri orizzonti è stato della prima specie umana che, migrando, ha mutato se stessa, mano a mano che si è adattata alle differenti condizioni ambientali che ha incontrato spostandosi: ricordiamo che, per quanto riguarda il sostentamento corporeo, le due condizioni di raccoglitore dei frutti e di cacciatore degli animali, hanno prevalso per millenni, non rendendo di alcun interesse la stanzialità.
L’evoluzione della specie umana, l’argomento trattato da Telmo Pievani, è racconto ipotetico, fondato sulla connessione di tracce lasciate persino dai rami estinti del nostro albero genealogico come specie, sul suo cammino che, dalla nostra prospettiva, quella del presente, è migrazione lenta ed estesa sia nel tempo che nello spazio, sempre adattandosi, quelle fronde del cespuglio delle specie umane, alle differenti condizioni all’intorno, tappa per tappa, pur senza cognizione di una qualche metà, e avente come molla, null’altro se non l’atavica curiosità e quindi continua scoperta.
La biografia di un umano, limitata nello spazio e nel tempo, basata principalmente sulle proprie forze, torna ad applicare principi caratterizzanti l’azione di quel certo individuo e, per Don Milani, lo ribadiamo, è il dotare i suoi simili di tutti quegli strumenti che sa indispensabili al pervenire alla più approssimabile conoscenza del se stesso, e meglio se progredendo in condivisione di percorso con gli altri. Era quindi ineluttabile, che questa azione si svolgesse con quelle insaziabili spugne che sono i bambini.
Don Milani, di cui abbiamo visto, il primo servizio in parrocchia, essere proprio da pedagogo, questo continuerà, anche quando, non succedente alla conduzione della parrocchia per ostacoli frapposti da un clero conservatore, non apprezzante il suo lavoro educativo, verrà nominato Priore di Barbiana. Ciò lo porterà in quello che, pensato dalle gerarchie, come confinamento, darà invece luogo alla splendida stagione di Barbiana, la cui scuola, ed i metodi, pur tardivamente, troveranno spazio nelle più avanzate applicazioni pedagogiche, diffuse prima in Italia e poi, a brevissimo, anche nel mondo.
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