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La strana coppia, pianeta&cucina, in: “Magma e Nutrimento, Maestri 09-10”



La strana coppia, pianeta&cucina, in: “Magma e Nutrimento, Maestri 09-10”


Viviamo in un bagnomaria ininterrotto o sul coperchio di una pentola, se preferite, dipende dai punti di vista, ed un po’ anche dalla conoscenza che abbiamo di ciò su cui teniamo i piedi.

Se anche a noi, come a Alfred Wegener, venisse l’intuizione del coperchio rotto, lui la battezzò “deriva dei continenti”, è perché ormai abbiamo una conoscenza visiva che si è diffusa dai mappamondi scolastici in qui e non ci ha lasciato scampo all’incedere implacabile del deduzionismo, sport ormai virale, stando alle connessioni per dimostrar verità a favore o contro qualcuno. 

Di quest’uso, prima ce ne liberiamo e meglio è, improduttivo com’è il complottismo ad oltranza.
Riserviamo invece questa grande elasticità sinapsica, alla costruzione di storie, con binomi fantastici, che li, dove non s’era prima indagato, sta la chiave di qualche scoperta utile all’umanità. 

Tecnica utile a tal proposito è quella delle sessioni brain-storming, letteralmente, assalto di cervelli, da un secolo circa in uso presso gli incubatoi di startup di tuti i creativi, il che è ciò che, da millenni, ci contraddistingue e fa la nostra buona fortuna di italiani, nel mondo.

Due argomenti inflazionati: geologia e culinaria, almeno da quando Mario Tozzi e tanti cuochi e chef imperversano sui nostri palinsesti televisivi, tanto che non possiamo che chieder aiuto a Gianni Rodari, il padre della “Fantastica”. Proviamo a chiedergli di esser nume tutelare di quella che, in apparenza, sembra essere proprio una contaminazione azzardata e che presto languirebbe in una metafora, in due!

Mi tocca esser più specifico sul bagnomaria che, invece, il piatto d’esito della tecnica culinaria (la chef ci ha, giustamente, molto tenuto a sottolinearlo) che ha prodotto l’isolotto di riso con il suo atollo di potage d’asparagi, non lascia dubbi sulla ascendenza della presentazione dalla nostra conoscenza delle isole “coralline” che staremmo mangiando. 

No, non è inopportuno che ci si nutra della madre terra e che nel farlo, il nostro inconscio sia richiamato al valore di tale ritualità. Ammettiamo, manifestamente, la dipendenza, per il nostro sostentamento, da essa terra, al punto di recuperare al pasto di cui ci cibiamo una ritualità ancestrale. 

La presentazione del piatto ci ricorda, con il prezioso rimando ai coralli, che l’idea di atollo veicola, di aver grande rispetto del cibo e ciò avviene proprio nel momento in cui il piatto giunge in tavola, fumante. Già, anche che sia fumante, è essenziale: non siamo forse seduti su un’enorme vulcano?

Abbiamo assistito nella preparazione del riso con asparagi, (dimenticavo, le cime sono disposte sull’isolotto di riso a fungere da montagne o foreste lineari, fate voi), al succedersi di gesti semplici, controllati, a testimonianza che, assieme ai tempi ed alle sequenze, è, una questione di tecnica, la riuscita di un buon menu. 

Tutto, ovviamente, a partire dalla scelta degli ingredienti, alla cui natura, come ad esempio alle parti più legnose dei gambi, rispetto al tenero delle cime degli asparagi, deve essere adeguato il trattamento di preparazione. Alle due parti, separate per semplice piegatura, talché si recidano nel punto giusto, quello in cui cambia la consistenza che ha portato a due differenti procedure di cottura e ruoli nella composizione del piatto, come dissimo.

Esaurito il suo compito di cenerentola, la lezione di geologia, meglio, di vitalità planetaria, manifesta il suo protagonismo, non solo mostrando ciò che potremmo osservare direttamente, restando alla finestra per millenni, ma soprattutto ciò che conosciamo ancora più indirettamente, tanto che, vengono interrogati gli asteroidi, laddove ci risulta impossibile andare oltre la quindicina di chilometri con i nostri pozzi, suoi seimila che dista la crosta terrestre dal centro, dal suo nucleo.

Spero non ci impressioni, tanto avviene così lentamente, il continuo digerir il pianeta, se stesso, con movimento a coppie di campi magnetici, sui bordi continentali, ma, …mi suggerite, a movimenti convettivi in ebollizione dell’acqua in pentola?, continuiamo pure con le metafore culinarie, a ripagar di quelle geomorfologiche usate in cucina.

Ma, subito preso da spirito analogico, per forma e per stratigrafia, inizio ad interrogarmi oltre che sulle cipolle usate da Tozzi per dar l’idea dell’essere la terra a strati, sui tartufi gelato di cui credo non giovi descrizione, e che, chissà, saranno sovvenuti per via della voglia d’estate che al momento non ci offre che certezze culinarie, pasticciere e gelatiere.

Fiabe per tutti, quindi, se solo si binomizza e pure, cosa mai accadrebbe se poi si adottasse anche la tecnica inventiva dello straniamento? 
Ricordate quando in una precedente puntata venne l’errore creativo? Quanto ci può aver fatto cambiare opinione sull’imperfezione Telmo Pievani?

Chissà che qualche volta avendo voglia di minestrone, insalatone o Macedonia, non capiti di tentar più fantasiose ed azzardate portate!

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