Un racconto "straordinario": una classe degli anni '80 si racconta
Impiegati, professionisti, docenti e dirigenti, funzionari presso Enti, un giudice. Soltanto in 2 o 3 non hanno conseguito la laurea. È questo l'excursus di una classe degli anni passati, una di quelle alla vecchia maniera, in cui si trasmettevano i valori e soprattutto il senso della cultura e l'importanza che essa ricopre per la vita. Qual è allora il segreto di questo successo? Un corpo docente compatto e stimolante. La Prof.ssa di Lettere, Giovanna Scisca, vede e sente i suoi ex allievi dal 1984. La sua grande preparazione e l'alta dedizione all'insegnamento, gli aneddoti sugli autori che quotidianamente raccontava e l'induzione al ragionamento critico, hanno affascinato gli studenti.
Su 36 alunni del primo anno, 34 si sono realizzati senza grandi nomi dietro e continuano a credere nel valore dello studio e dei sacrifici. Sfatano così il mito della telefonata, liet motiv delle grandi poltrone. "Nell'epoca degli 'Open day' (giornate in cui l'Istituto scolastico resta aperto al pubblico, ndr), - ci riferisce una di loro - che mi sembrano una fiera delle banalità, noi che abbiamo scelto solo sulle nostre ispirazioni, siamo un bell'esempio!"
"Il gruppo è nato grazie all'idea di una compagna, Maria C., - ci spiega Francesca, oggi insegnante - a lei dobbiamo il costante sentirci, anche se già nel 2009 avevamo fatto un primo incontro, ove ognuno ha cercato di ritrovare più compagni. Io mi sono impegnata al massimo e, tra Facebook e il mio vecchio diario, ho trovato tutti, tranne uno."
I bulli non sono mai mancati, ma la classe, seppur numerosa, è sempre rimasta compatta e l'unione, come ancor oggi accade, faceva la forza: "Gli altri ci chiamavamo 'la classe dei babbi'. - ci raccontano - ma nessuno di noi, neppure quelli che avevamo la disponibilità economica, ha mai fatto il gradasso o lo sbruffone. Alle feste nessuno mai emarginato."
"Siamo stati tutti abituati a studiare. Io personalmente - dice Francesca - non ho mai guardato la tv per più di un'ora per tutti gli anni del liceo. Mi ricordo che vedevamo 'Happy Days', ma poi fino a tardi a studiare e i nostri genitori non ci facevano mai giustificazioni." - secondo una tendenza che viaggiava in direzione opposta a quella attuale.
Commento all’Articolo di Maria Salomone:
RispondiEliminaUn racconto "straordinario": una classe degli anni '80 si racconta
E' vero accade, ed accadrà; che, non è un'esclusiva di quegli anni, per fortuna! Certo, son differenti le forme del rimanere in contatto, ad un tempo più semplici ed a seconda dell'ascendente di alcuni sugli altri, più o meno intense e coinvolgenti. Posso citare il caso ad esempio in quegli aforismi che è frequente trovare nella sezione "il mio stato" in WhatsApp.
Detto ciò che, è solo un'apertura generazionale al dialogo, attenderei che questo filone, analogo del "Lessico Familiare", qui, di gruppo, prendesse quota. Ci faremmo una idea più articolata del panorama contemporaneo che, più che mai, rispetto al passato, è vissuto, contemporaneamente ed in potenziale dialogo, da tante differenti generazioni. Oggi, infatti, bastano pochi anni di scarto d'età per avere differenti "vite". Dovremmo, tutti i lettori di tale articolo della brava Maria Salomone, dirne qui o metterla in condizione di ampliare, con altri articoli su altri gruppi generazionali, la sua offerta di conoscenza, intrapresa con questo articolo. Buon tutto a tutti,
Claudio Marchese
Appello lanciato! Attendiamo che l'idea che hai proposto, piaccia. E vedremo quale sarà il prosieguo. Io rimango a disposizione di chi vorrà raccontare la propria esperienza scolastica di gruppo.
RispondiEliminaAmpliamento dei casi analoghi e delle categorie delle esperienze comunicabili.
RispondiEliminaContattate due amiche insegnanti in due differenti realtà, una messinese, l'altra pure messinese ma in lodigiana, spero vengano, su loro sollecitazione delle classi in cui insegnano, altri racconti. Comprendiamo come risulti più complesso procedere in un fare che tende a configurarsi come una inchiesta giornalistica, eppure, crediamo che anche altre esperienze, come il gruppo sportivo di canottaggio o di pallacanestro o pallavolo, quello teatrale, le corali, le scuole di ballo, per citare alcuni esempi, possano permetterci di costruire un quadro delle forme del relazionarsi contemporaneo, in presenza, che coesistono con i gruppi online. Gruppi di studio on line, incoraggiati dagli stessi docenti, o quelli a cui accediamo per comunanza di interessi culturali per letteratura, cinema, passione per il calcio, il calcolo, la pittura, la fotografia, le escursioni in luoghi incontaminati o semplicemente di limitata frequentazione che li rende speciali, e persino i viaggi.
Claudio Marchese
Le signore ti hanno poi dato riscontro?
EliminaAttendiamo fiduciosi, che, si era in fine settimana, questo inizio della nuova, in cui potranno organizzarsi per comunicare ai loro studenti. Ho anche ampliato il raggio, cogliendo l'occasione degli altri miei commenti che hai approvato, per diffondere presso i miei contatti in WhatsApp, a coloro che dimostreranno interesse. Invio anche questa proposta di socializzazione di positive esperienze nelle comunità scolastiche e non, come più su elencammo. Ogni intrapresa necessita di momenti di elaborazione, di lancio e di paziente attesa. Anche di "costruzione" di un secondo exempla. e, non secondario, di mantenimento della disponibilità, oltre che di capacità di cogliere ciascuna volta, cifre differenti, onde scongiurare l'effetto copiacarbone. Come ogni buona inchiesta giornalistica, sottolineerà la verità e le specifiche differenze. Ad esempio, quale sia stata la scintilla che potrebbe risiedere in una o più persone o semplicemente nella ricorrenza di una prassi, poi stabilizzata, oserei dire, istituzionalizzata, del piacere di scambiare, all'interno di quel gruppo. Mi sovviene come, l'Associazione dei Ricercatori a Tempo determinato, ed anche gruppi più informali, come quello di coloro che hanno frequentato un dottorato dell'Ateneo di Messina, ad Ingegneria, e non più esistente, formano un gruppo coeso che si scambia informazioni utili sul mondo del lavoro nell'insegnamento, nel gruppo: "Colleghi di Peppuccio" che venne in relazione all'occasione del conferimento del dottorato messinese a Giuseppe Tornatore, che ce lo fece sentire, ancora più vicino, divenuto "collega". C'entra ovviamente la condivisione della passione per il cinema ed anche altre arti che alcuni componenti praticano pure, oltre ad essere presenti quanto meno nel panorama nazionale degli studi sul patrimonio artistico, locale e poi almeno nazionale, per via della diffusione geografica per esigenze lavorative di alcuni membri del gruppo.
RispondiElimina