banner

Breaking News

Misurare lo spazio indirettamente e la sua vita propria. “Analogia ed Emanazione, in: Maestri 07-08”



Misurare lo spazio indirettamente e la sua vita propria.
“Analogia ed Emanazione, in: Maestri 07-08”

Misurare l’impossibile, illuminare di luce interna: tra queste due polarità, si dipana il quarto incontro di “Maestri”, con le due lezioni di Piergiorgio Odifreddi e Claudio Strinati.

Proverò ad adottare sintesi del genere che rimanda all’espressione, al concetto del “dire della parte per dire del tutto”, e dico di una analogia, di come Talete, matematico dell’antichità e Caravaggio pittore del seicento raccolgano sfide, in apparenza titaniche, e risolvano, facendo uso della più impalpabile materia, la luce.

Per Talete, in visita, in Egitto, alle piramidi, con i suoi allievi, la sfida è la misurazione dell’altezza di una delle piramidi, quesito posto da uno dei suoi allievi. Per Caravaggio che, continuando la tradizione della scuola veneziana dei grandi pittori del secolo precedente, per tutti, Tintoretto e di Giorgione, dipingere laiche verità, addivenire a codesta verità, illuminando le scene dipinte, dall’interno. 

Affrancarsi dalla mensorietà da rilevare direttamente, cosa, nello specifico delle piramidi, impossibile da compiersi e catturare nell’evento dipinto la verità della naturalezza, mettendo lo spettatore nella condizione in cui lo stesso artista ha concepito le sue opere, in quello stato magico del risveglio, in cui il mondo surrealmente, appare, e che si invererà nelle ambientazioni intimisticamente prive di luce, dei dipinti, sono le sfide, poste o autoimposte, dei nostri due eroi.

Facile a dirsi, dopo che un matematico, Talete, l’adottò: l’analogia tra le ombre proiettate da un bastone e dalla piramide, risolve, proprio con la luce che disegna le ombre, con una semplice proporzione la misurazione dell’altezza della piramide.

È il triangolo dei prodigi, il triangolo rettangolo, compreso tra altezza dei soggetti, estensione delle relative ombre e linea dell’inclinata del sole che ne è l’ipotenusa, ad essere risolutivo, attraverso la proporzionalità.

È luce emanante dai dipinti, capace di portare la verità della vita, nel pur sregolato mondo del Caravaggio, a farne la fortuna, in un’epoca di grande apprezzamento delle arti, in vista anche dell’evento del Giubileo che avrebbe dovuto, nel cuore della cristianità, Roma, porre argine al dilagante protestantesimo.

L’artificio del racconto della parte per raccontar del tutto, termina qui ed al lettore che non avesse avuto modo di godere alle 15,20 su RaiTre della puntata di “Maestri” del giovedì 30 Aprile, rimane sempre l’opportunità di rintracciare su RaiPlay il mondo di elementari artifici geometrico-matematici che, con la forza dell’astrazione, ci permettono di risolvere l’altrimenti irresolubile o, possibile, solo al costo di immani sacrifici. 

Qui faccio cenno all’immediatezza con cui due quadrati uguali componendosi in differente configurazione degli stessi quattro triangoli rettangoli, ritagliano ora un quadrato avente per lato le loro ipotenuse e, nell’altro, al suo interno quattro altre superfici, di cui, due quadrate, risultanti essere i quadrati costruiti sui lati dei triangoli rettangoli, qui associati, a due a due, a formare due rettangoli, simmetrici rispetto alla diagonale, e sui cui lati i quadrati sono proprio quelli di cui al teorema di Pitagora. Ma perché, non godere delle belle animazioni nella lezione?  

Altrettanto godimento, è rivivibile, nella magia dell’illuminarsi dall’interno delle scene dei dipinti, con l’emanazione della luce, così catturata, in cui ci si troverà a diretto contatto con i capisaldi dell’arte caravaggesca ed intrecciati a loro, non solo il percorso dell’artista, ma, ad un tempo, un’epoca che ferveva di intrecci tra arti e scienze, com’è il Barocco, spesso, a procedere da intuizioni geniali, capaci di avvicinare arti e scienze alla verità della vita.

Nessun commento