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L’umano e l’universale, mutanti, in: “Fulgore dell’imperfezione ed essenzialità dello strumento della contaminazione, Maestri 05-06”




L’umano e l’universale, mutanti, in:
“Fulgore dell’imperfezione ed essenzialità dello strumento della contaminazione, Maestri 05-06”


Telmo Pievani evoluzionista e Luca Serianni linguista, sono i protagonisti delle due lezioni della puntata di “Maestri”, andata in onda su RaiTre mercoledì 28 Maggio, come di consueto alle 15,20, e rintracciabile su RaiPlay.

Nel legame che tende ad istituirsi tra due lezioni recepite a breve distanza tra esse, sulla loro stessa effettualità su di noi, sulla nostra comprensione, il loro disporsi innanzi a noi come binomio, indubbiamente le trasforma, produce altro da loro (non dimentichiamo le belle lezioni di “fantastica” di Gianni Rodari in cui è il binomio fantastico ad essere lo strumento principale), l’insperato inventus latino, il ritrovato, ritenendo che tutto esista e si tratti solo di farlo venire alla luce.

Questa osservazione dovrebbe “condurci” più di quanto normalmente ci impegniamo a fare. Dico ciò anche riflettendo sul contenuto della prima lezione, quella dell’evoluzionista Telmo Pievani che, se volessimo ridurre a stringatissima sintesi, ha ribaltato il nostro modo di porci difronte a qualsivoglia questione riguardante l’esistere, spostando il vantaggio dell’apprendimento dalla perfezione all’imperfezione.

Ci ha, Pievani, con una nutrita serie di esemplificazioni svolte in forma consequenziale, ed una strutturazione di esse, fluida, al punto da annullare le fratture nel discorso, condotti entro più ambiti naturali dimostrando ciascuna volta come proprio l’imperfezione sia il migliore alleato dell’evoluzione.

Sono indotto a crede che sia stata questa impostazione a far correre la mia immaginazione su quell’altro fenomeno a cui ho già appena accennato e che si chiarisce appena pronuncio-scrivo il temine “contaminazione”.

Ora, va compiuta una riflessione sul ruolo giocato dalle parti, nel nostro caso, le due lezioni, dalla loro vicinanza in una forma: la sequenza. Ossia, che siano due e che l’una preceda l’altra, di necessità, sembrerebbe, attribuisce alla prima, sì, è vero, una sorta di capacità di proiezione di qualcosa di essa, sulla seconda. Questo schema, tende persino a, come notato da una assidua lettrice che commenta, privatamente, questi miei scritti, attribuirle una prevalenza, quasi una fagocitazione dello spazio delle righe del testo, ne prende spropositatamente la maggioranza, imponendo un disequilibrio, tutto a suo vantaggio.

Eppure nel testo che scrivo, l’argomento trattato per primo, è più lontano da me che scrivo, del successivo, ascoltato-visto, appena un attimo prima di intraprendere la scrittura. L’immediatezza, questa sproporzionata vicinanza della seconda lezione, sospetto, si prenda una sorta di rivincita, infiltrandosi di soppiatto nei concetti usati per riferire di una qualche acquisizione ottenuta come beneficio proveniente dalla prima lezione: ne sono convinto e mi piacerebbe riuscire a darvene chiara rappresentazione. Però, un po’ per pigrizia, fondamentalmente, un po’ per non far dispetto a chi, come dissi, degna questi testi, di lineari eppur acute osservazioni, me ne asterrò, casomai dotando l’articolo di commento, riportato da quanto mi potrebbe giungere dall’osserva-lettrice.

Lasciati in sospeso su tale questione, volgo a darvi nota di un progress interno alla lezione dell’evoluzionista in cui mi sovviene di rintracciare, proprio nella sequenza di esemplificazioni, un bell’arco teso tra un classico argomento evoluzionista, ossia il passaggio del corpo umano dalla condizione di quadrupede a quella di bipede, con tutte le imperfezioni, da adattamento, sino, all’altro capo dell’arco, all’imperfezione del nostro stesso dna. La prodigiosa sovrabbondanza che in un sistema perfetto diremmo inutile e che invece si è sempre dimostrata essere la riserva fondamentale del dna e a cui attingiamo per costruire sequenze di adattamento, necessarie mutazioni, garantenti la nostra sopravvivenza, in nuove condizioni venutesi a determinare.

Nell’evoluzione del linguaggio, potente esemplificazione che qui tratto come appendice del discorso precedente, il linguista Luca Serianni, ci conduce alla comprensione delle motivazioni che hanno determinato, sia nella forma scritta, ma soprattutto, nella parlata, il linguaggio corrente ad adottare una forma propria di un popolo. Il modo in cui il linguaggio si è fatto colonizzatore culturale, nel tempo e nello spazio e che più sottilmente permea il nostro orientamento culturale è qui.

In proposito poi, delle differenze tra lingua parlata e lingua scritta, avete notato la discrepanza tra audio e sottotitolatura? Che ne pensate?

Ci mostra anche, Serianni, come permangono egemonie di alcune lingue in ambiti specifici del sapere, come per l’italiana nel diritto, pur essendo egemone quella inglese in questa piega temporale odierna. 

Altro argomento di interesse, che torna, come avrete modo di osservare, è la contaminazione del nostro linguaggio che continua a prendere a prestito termini ed espressioni da lingue che hanno attraversato le nostre storie. 

Questa evenienza del prestito di termini da altre lingue, per la loro efficacia, ci incoraggia a credere che verrà un tempo in cui davvero potremmo avere una lingua comune in cui riconoscerci figli di un’unica cultura. 

Dobbiamo però osservare che tale perfezione, tale compimento, quando raggiunto, potrebbe divenire proprio la condanna della nostra specie, perché sarebbe come si fosse fermata nella cristallizzazione del linguaggio, perdendo la spinta al dinamismo propria della curiosità. Il fenomeno della stasi e conseguente crollo, è peraltro di tutte le grandi epoche a cui seguirono barbarici dissolvimenti, e fortunatamente, dico, che, altrimenti, l’annientamento totale sarebbe sovvenuto. 

Il potenziale dinamico che invece ammiriamo e ci affascina nel capolavoro michelangiolesco del giudizio universale, quell’infinitamente rimandato contatto tra il dito di Dio e quello dell’uomo, ci ammonisce sulla saggezza del mantenimento di una certa distanza dalla perfezione che, non a caso, le religioni più magnanime con l’uomo, fanno coincidere con il dissolvimento del corpo ed il congiungimento con lo spirito universale.

La retroazione dell’argomento linguaggio sarà passata dal concetto “contaminazione”?

Delle contaminazioni poi, in queste lezioni, tra differenti linguaggi, il visivo ed il parlato, del modo in cui si alternano velocemente e la voce passi anche sul visivo che a volte è testo da leggere, quasi fosse possibile "ascoltare" due voci in contemporanea...
Riflettiamoci, perché sembrano costruzioni povere, queste puntate, ma a ben vedere sono proprio sofisticate dal punto di vista comunicativo ed indubbiamente ciò che dice a mo di introduzione il loro presentatore-autore, è sempre una lezione ancora più potente, se ben intesa...


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