Internet e la comunicazione verbale e non verbale: cosa resta?
Abbiamo ricevuto, da parte di un nostro affezionato lettore, una lunga disamina sulla comunicazione oggi, influenzata sempre più da internet, che ha cambiato il nostro modo di essere, il nostro modo di porgerci agli altri, di socializzare. Il suo pensiero risente, molto, a nostro modo di vedere, anche da quello che passa in rete, che ci porta ad essere vulnerabili ed influenzabili e non più noi stessi. Ma il nostro Claudio Marchese, insegnante, si domanda: siamo o no partecipi e consapevoli del nostro tempo? E lui risponde: "lo siamo sicuramente, partecipi del nostro tempo. Eppure, forse, non sufficientemente. È sulla qualità della nostra partecipazione e conseguentemente sulla nostra capacità di essere partecipi nei processi di conformazione del nostro tempo che abbiamo consapevolezza di avere una voce limitata."
"Riflettendo sui limiti della nostra incidenza sulla realtà, avremmo modo di osservare come le nostre azioni, rivolte principalmente ad un ambito ristretto, sembrano avere più possibilità di incidere, più effettualità. Accade che, quando crediamo fermamente a ciò che esprimiamo e comunichiamo, non ci occupiamo abbastanza di essere selettivi nello scegliere a chi comunicare. Ciò avviene perchè essere selettivi comporta tempo, ma anche perchè, spesso, non siamo noi ad aver configurato i gruppi di persone in cui ci troviamo."
"C'è un preciso motivo per cui la promozione commerciale è interessata a raggiungere più che tutti, particolarmente il target che ritiene interessato al proprio prodotto. - dice - Ebbene, siamo ad un bivio: inviare il contenuto del nostro pensiero a tutti, sperando che la felicità di scelta di un titolo desti l'interesse di coloro con cui realmente avremmo scelto di interloquire con quel dato argomento? oppure provare ad essere più selettivi e scegliere chi? E così, oggi, il più delle volte in realtà, non sappiamo chi è che ci risponde o che ci comunica un qualche contenuto attraverso uno dei vari canali che escludono un nostro possibile 'pregiudizio' sul nostro interlocutore. Uno stesso soggetto, quando sceglie di apparire anche in differenti modi, in relazione ai contesti in cui partecipa, infondendogli coraggio l'anonimato, tale escamotage potrebbe indurlo a non tentare di superare quel gap e, quindi, a rifugiarsi permanentemente in una vita non pienamente sua, proprio perchè la corrispondenza con gli altri esclude tanti aspetti della sua e della loro personalità. Sta invece avvenendo - spiega Marchese - che somigliandosi sempre più i modi pubblici di comunicare ed i contesti, non essendo caratterizzati da stratificazioni culturali, semmai, le nostre personali scelte nei confronti dei canali comunicativi, portano ancora un retaggio culturale."
"Il panorama che si preannuncia è quanto meno multidentitario, ossia, ciascuno di noi, in modo molto più radicale del passato, sarà lo specchio di quell' "Uno, Nessuno, Centomila", che tanto esattamente e magistralmente il nostro Luigi Pirandello ha dipinto. Un esempio concreto per riflettere su ciò, me lo ha dato il giudizio differente espresso sul funzionamento di due tipologie di siti in rete. Oggi prevale lo scorrimento continuo allo sfoglio delle pagine ed a quella che sintetizzerei come la "ramificazione a scatole cinesi". È la nuova forma di schiavitù da cui è davvero difficile essere esenti e necessitano tante piccole mobilitazioni, intanto, prese di coscienza sempre più rinnovate." Ringraziamo il prof.Marchese per la illuminante disamina sulla 'comunicazione oggi' ed invitiamo chi ci legge ad innescare un dibattito.
Intervengo, molto interessato a che un dibattito sul tema della comunicazione e quindi dell'apprendimento, si animi. Soprattutto, mi interessa raccogliere il pensiero di chi usa regolarmente, per più ore al giorno, la rete. E' positivo che chi usa un mezzo, abbia consapevolezza del dato che, anche nel modo di consultazione offerto, c'è un preciso indirizzo. Siamo sollecitati da tante cose mentre scorriamo e sono sostanzialmente integrati l'indice con i contenuti, per cui dobbiamo lungamente scorrere la pagina continua prima di giungere al contenuto desiderato, o più direttamente giungerci tramite il "cerca". Differente è invece il nostro accesso a contenuti in un libro in cui l'indice subito ci orienta attraverso i titoli dei capitoli e paragrafi. Indubbiamente cerchiamo cose diverse, quando vogliamo informarci rispetto a quando desideriamo farci un'idea più esatta attorno ad un certo argomento. Il libro, quello in formato digitale, si è molto specializzato nel senso dell'essere navigato nel suo contenuto, per parole chiave, per rinvii interni e non e quindi si è fatto ancora più esatto strumento di ricerca ed approfondimento, annotabile persino, per giungere ad essere da noi personalizzato. Nell'essere relazionati i suoi contenuti ed interrelati con un mondo di esplicazioni di grande ricchezza, è la forma più adatta ad uno studio non superficiale, consentendo anche derive che però sono, rispetto a ciò che ci viene incontro nella modalità scorrimento, dei siti in rete, frutto di nostre reali curiosità, inseguite per associazioni mentali nostre, non deviazioni dal nostro seguire il filo dei nostri pensiari, dar spazio alle interrelazioni guidate dalle nostre sinapsi, ecco: le nostre sinapsi! se invece seguiamo le tante distrazioni che la pagina scorrente ci offre, finiremo per girovagare, e si badi, non v'è giudizio negativo su ciò, ma è bene sapere che stiamo girovagando, appunto, non ricercando, o dando spazio alle nostre reali curiosità; staremmo, con lo scorrimento "soltanto" informandoci.
RispondiEliminaClaudio Marchese.
P.S.
anomalo potrà apparire questo porre un commento in un articolo in cui sono già presenti tante nostre riflessioni, ma, affascinato dalla pratica del dialogo, ed avendo voglia di innescarlo, decisi di intraprendere questa via di "nuove sollecitazioni", quasi a voler creare un deposito di riflessioni a partire dall'articolo. Tutto molto comune nella contemporaneità, eppure spesso liquidato in rinvii di brevi spunti. qui mi piacerebbe che chi scrive, oltre a contribuire nella direzione segnata dal precedente che in questo caso e' l'articolo e che da qui in poi sarà tutto ciò che che via via qui si aggiungerà.
Anche altri articoli sull'argomento "comunicazione", ritengo, la redazione sarà interessata ad accogliere; che ne sceverino risvolti qui non trattati e che prendano posizione sulle forme della comunicazione anziché sui contenuti, perché, sono proprio le forme della comunicazione che vincono o perdono la guerra, ad di la dei contenuti che si contendono in battaglia. va cioè presa coscienza che il futuro di ciò che saremo, più o meno superficiali, passa dalle forme di rapporto con i dati e le interrelazioni che permettiamo. così, tra l'altro ci faremo una opinione personale, anziché regalare ad altri il dominio sui nostri cervelli.