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Confindustria Sicilia: Catanzaro sul blocco agli investimenti


La Sicindustria nasce a Catania 73 anni or sono e si afferma come prima Federazione regionale del Sistema Confindustria. Il suo attuale presidente è Giuseppe Catanzaro (imprenditore nel settore ambientale e in quello della produzione di energia) che si esprime sul problema dei vincoli all'impiego di somme di danaro incidenti negativamente anche sulle Aree in cui sopravvivevano attività produttive ultradecennali, condannandole alla chiusura.


In Sicilia, gli investimenti sono bloccati per un ammontare pari a circa due miliardi di euro, a causa dei vincoli imposti dai Piani paesaggistici della Regione. Già il “caso Ragusa”, con le sue prescrizioni, aveva paralizzato la ricerca ed il successivo sfruttamento di idrocarburi, successivamente venivano bloccati gli investimenti utili ad ultimare l’anello a 380 chilovolt (kV), che fornirebbe all’Isola una rete elettrica efficiente e stabile.

La soluzione sarebbe di garantire certezza - auspica Giuseppe Catanzaro, presidente di Sicindustria - "che renderebbe la Sicilia un'attrattiva per investimenti nuovi e per quelli che ci sono già. La tutela dell’ambiente - prosegue - è una nostra priorità e le nostre imprese spendono ingenti risorse per garantire il rispetto delle normative. Questo è un loro dovere. Ma accanto al dovere c’è il diritto di avere regole chiare, tempi certi e interlocutori terzi capaci di applicare la legge in maniera laica.”

"In ballo - spiega il presidente - ci sono attualmente gli 800 milioni, programmati da Terna, per la rete ad alta tensione; i 180 milioni pianificati da A2A per il termovalizzatore nel Messinese; i 100 milioni bloccati in provincia di Ragusa sul fronte petrolifero. E, intanto, 500 milioni destinati ai porti turistici e ad altre infrastrutture ricettive sono fermi a Siracusa e bloccato è anche il miliardo di euro, stimato da Ance, destinato ad opere stradali, autostradali e della depurazione."

I vincoli paesaggistici dovrebbero essere previsti a seguito di un'adeguata ricognizione, altrimenti si ingenera sfiducia negli investitori di somme cospicue di danaro. Sarebbe come invitare le imprese a chiudere battenti e ad emigrare verso altri 'lidi'. "Siamo davanti ad atteggiamenti anti impresa - spiega Catanzaro - che mettono in ginocchio non solo il singolo imprenditore, ma intere collettività. [...] una società economicamente evoluta si fonda proprio sulle imprese che creano ricchezza attraverso il lavoro e il gettito fiscale."

"L’esempio pratico? - spiega il presidente - Il Dipartimento Energia ha autorizzato nel tempo, con il parere favorevole della Soprintendenza, investimenti che la stessa Regione con la Soprintendenza ha poi disconosciuto, apponendo vincoli su aree nelle quali insistono, sin dalla metà degli anni Cinquanta, impianti produttivi. Assistere poi a un rimpallo di responsabilità, come leggiamo oggi sul Sole24Ore dove il Sovrintendente di Ragusa riporta tutto a scelte politiche, non ci rasserena."

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