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Messina riscopre una voce dimenticata nel panorama dell'800 letterario: Neera e il suo tempo

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una lettrice, certi che tante donne del Sud si riconosceranno in Neera. Dall'Ottocento ai giorni nostri, passando attraverso la struttura propria di ogni donna, quella per cui si è mogli e madri e raramente, per non dire mai o marginalmente, dedite alla propria persona.

"Uno sguardo all’Ottocento femminile, l’immagine di una donna scrittrice, che adopera la scrittura come 'valvola di sfogo', in un periodo storico in cui si facevano dibattiti sull’emancipazione della donna. Anna Radius Zuccari, in arte 'Neera', dalla memoria del conosciuto poeta latino Orazio Flacco, nasce a Milano nel 1846, da padre architetto di antica famiglia di pittori del Cinquecento. Sopravvissuta ad una infanzia difficile, Anna a soli dieci anni perde la figura materna, con la quale sembra che non sia mai riuscita a stabilire un vero e proprio contatto affettivo. Sposa l’avvocato Adolfo Radius, con il quale dà alla luce due bellissimi bambini, da sempre da lei definito in tutte le citazioni autobiografiche solo “il padre dei suoi figli” (Cit.). Poca ammirazione e stima per l’immagine uomo - marito, molta devozione e venerazione sconfinata per la figura paterna, da sempre suo unico punto di riferimento nella vita.

Neera inizia a scrivere sin da bambina, da autodidatta, nei pochi attimi giornalieri dedicati a se stessa, dopo aver compiuto i doveri domestici. L’inizio della carriera letteraria si colloca nel 1875, all’età di 29 anni, in cui Anna pubblica la sua prima novella su una nota rivista  milanese appartenente all'epoca ottocentesca “Il Pungolo”, firmandola  con lo pseudonimo di oraziana memoria 'Neera', nome di cui la scrittrice stessa dichiara di aver amato dopo aver letto, nella sua giovinezza, appunto un’ode di Orazio, dal nome Neera. La sua esistenza si svolge interamente a Milano nella casa di Borgospesso, dove la Radius si spegne all’età di 72 anni, malata di tumore.

Tra i suoi romanzi e gli scritti saggistici, spicca il romanzo 'Teresa', un piccolo capolavoro dell’Ottocento, riproposto in diverse edizioni, che suscita particolare interesse nella critica moderna, valutata ’opera migliore della scrittrice'. Il romanzo racconta l'infelice storia di una ragazza che sacrifica la propria giovinezza per il bene della famiglia d’origine. La giovane Teresa si scontra con il maschilismo dell’epoca. La sua è una famiglia che sacrifica agli studi della giovane i doveri casalinghi.

Un'esistenza soffocata, totalmente  abnegata alla famiglia, le impedisce di frequentare gli studi e di sposare il suo 'vero amore', vivendo solo di 'doveri' e mai di 'piaceri'. Solo in ultimo, ormai triste, inasprita e invecchiata prima del tempo, Teresa lascia la casa paterna, rimasta ormai vuota, per soccorrere l’uomo da lei tanto amato, ormai invecchiato e malato.

Teresa è un romanzo senza matrimonio: dopo una lunga attesa, nel pianto, nella fantasia e nel sacrificio, alla protagonista è dato solo di fare l’infermiera all’uomo che ama."
Lucia Cava

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