Messina e il treno verso nuovi orizzonti
"Non c'è peggiore povertà materiale, mi preme sottolinearlo, di quella che non permette di guadagnarsi il pane e che priva della dignità del lavoro" - diceva, nel maggio del 2013, Papa Francesco. E a Messina, e provincia, infatti, il tasso di disoccupazione è in aumento. Gli abitanti sono costretti ad emigrare verso terre lontane, alla ricerca di un lavoro. Nei primi mesi del 2017, il tasso di disoccupazione, pari al 22%, risulta in leggero aumento rispetto alla prima rilevazione dello scorso anno (dati rilevati dal documento economico e finanziario della Regione Defr).
Una terra, quella sicula, cornice meravigliosa di natura, mare, buon cibo, cultura ma che ben poche speranze offre a livello lavorativo e di affermazione economica e sociale individuale. Giovani, e non, con dignità e coraggio costretti ad abbandonare il proprio paese alla ricerca di un miglioramento economico e sociale. “Cervelli insoddisfatti forzati ad allontanarsi verso mete lontane, totalmente ignote sul versante linguistico, sociale, e di stile di vita, per dare un “senso alla propria esistenza”, dopo anni di studi universitari dottorati di ricerca e specializzazioni varie.
Frustrazione, rimpianto, paura del “nuovo”, nostalgia sono elementi che incidono fortemente lo stato emotivo degli emigranti e delle loro famiglie rimaste in terra sicula. La disoccupazione è diventata “il male della società odierna, si spera quotidianamente, ahimè, nell'aiuto“ di un politico che avvii provvedimenti per cambiare la realtà delle cose…”.
Frustrazione, rimpianto, paura del “nuovo”, nostalgia sono elementi che incidono fortemente lo stato emotivo degli emigranti e delle loro famiglie rimaste in terra sicula. La disoccupazione è diventata “il male della società odierna, si spera quotidianamente, ahimè, nell'aiuto“ di un politico che avvii provvedimenti per cambiare la realtà delle cose…”.
Lucia Cava
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