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Giornata di formazione a Messina: l'informazione oggi e il giornalismo digitale

Se ne è parlato venerdì scorso durante un incontro formativo per i giornalisti, tenuto all'Uni Pegaso fronte Duomo. Di fronte ad una platea di operatori della comunicazione, si è cercato di fare il punto, e lo ha fatto Osvaldo Esposito, un collega che si occupa di piattaforme informatiche. L'incontro però, inizia, da quella che è stata l'evoluzione tecnologica, cosa è cambiato e cosa ci dobbiamo aspettare. A cominciare dai social network come Facebook, Twitter, Instagram.

Nel mondo sono circa 4 miliardi le persone che utilizzano i social, di questi 2 miliardi usano Facebook che comunque non deve influenzare il modo di fare comunicazione da parte dei giornalisti nel mondo, ma è certo un fenomeno da studiare a fronte di circa 30 milioni di italiani che entrano in Facebook. L'evoluzione che c'è stata (dalla rivoluzione industriale con la catena di montaggio ad oggi)), con la robotica) ci fa capire come ormai molte fabbriche hanno sostituito gli operai per così dire veri e propri con tecnici informatici specializzati che manovrano i robot che costruiscono le automobili ad esempio. Gli stessi computer, dal 1956 ad oggi, sono passati da quelli giganteschi ad uno mini di oggi che si collega ad un display con il sistema operativo più diffuso di oggi che si chiama Android, che troviamo nei telefonini e negli smart tv.

Windows è stata la prima azienda che ha realizzato pc portatili diffusi in tutto il mondo, creando un sistema operativo di proprietà della Microsoft di Bill Gates. Altro sistema operativo open sourse Linux con il progetto di dare la possibilità a tutti gli operatori informatici di usufruirne, caricandoli su dispositivi piccolissimi, differente quindi da Microsoft. Nel mondo, oggi, ci sono circa 300 social network e quindi non abbiamo solo Facebook, Whatsapp, ecc..., che peraltro in Cina sono proibiti.

Ormai siamo in un'era digitale. C'è Facebook, che crea il nostro profilo e ci mette in condizione di offrirci tutto quello che ci può interessare, e ci conosce molto meglio di uno psicologo. Questo perchè, in base alla frequenza della nostra ricerca su un determinato argomento, ci mette in condizione di darci informazioni su qualsiasi cosa cerchiamo. Questi dati, espressione di un algoritmo, vengono immagazinati  in dei grandi centri informatici che Google ha sparso in tutto il mondo. Certo le informazioni rimangono riservate, poichè nessun'altro all'infuori di noi le può leggere. Il profilo rimane sempre riservato. Google, quindi, possiede dei "data center" sparsi nel mondo, dove sono salvati i nostri dati in delle strutture gigantesche e blindate con temperature controllate e sottoposte a rigidi provvedimenti.

I "data center" sono "duplicati", nel senso che qualora dovesse accadere una calamità naturale e il centro venisse distrutto, i nostri dati resteranno sempre riservati in un'altra struttura. La stessa cosa, la fanno Amazon, Facebook, Microsoft. Quindi, il giornalismo oggi deve fare i conti con i social network per diffondere meglio e più incisivamente le notizie, stando attenti alle fake news, alle notizie spazzatura che purtroppo vengono messe in rete e spetta sempre a noi saper distinguere. Accade oggi che il lettore, l'utilizzatore dei social ha una enorme responsabilità per determinare la fortuna o la disgrazia di una determinata persona. Stiamo attenti.

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