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"Co-housing": anche Messina ne ha bisogno

In giro per l'Italia, in particolare al Centro-Nord, ormai il "co-housing" o anche l' "housing sociale" (spiegheremo più in là la differenza) sta prendendo sempre più piede, tanto che una associazione nazionale di volontariato l'A.C.I.S.J.F. (Associazione Cattolica Internazionale al Servizio della Giovane), da più di 100 anni impegnata a lenire i disagi delle donne in difficoltà, ha vinto un progetto finanziato dalla Fondazione con il Sud, che durerà circa due anni, per permettere alle persone fragili di trovare una soluzione abitativa nelle forme che poi diremo, o meglio che i testimoni descriveranno, per poter conquistare stabilità e autonomia.

Il progetto "Ampliacasa", ecco il nome dato, è nato per sperimentare e avviare forme innovative di accoglienza, in cui le persone fragili trovino, oltre a un tetto, un percorso di accompagnamento verso l'autonomia, in un'ottica di mutuo aiuto e di compartecipazione. Questo progetto coinvolge le regioni meridionali della Sicilia, Calabria e Sardegna e prevede, al momento, la nascita di un "co-housing"in Sardegna. Ma cos'è il "co-housing"? A differenza dell' "housing sociale", più orientato a trovare alloggi popolari affittati o venduti a prezzi di mercato, a canone calmierato, diretto ad affrontare l'emergenza abitativa, il "co-housing" Ã¨ quello che si definisce "coabitazione solidale", cioè una specie di condominio che comprende, in genere, tra le 20 e le 40 famiglie che convivono come una comunità di vicinato, partecipi dello stesso progetto, che hanno le loro singole abitazioni, condividendo spazi, valori, tempi e servizi. In questo modo, ottieni risparmi economici e benefici di natura ecologica e sociale, in un'ottica di sostenibilità. Proprio su quest'ultimo si è concentrata l'attenzione dell'A.C.I.S.J.F. che assieme ad altre associazioni, fondazioni, cooperative sparse per l'Italia, riunitesi a Roma gli scorsi 16 e 17 Febbraio nella sede del C.E.S.V. Centro Servizi Volontariato del Lazio, cerca di dare un ordine, anche normativo, se possibile, in modo tale da dare risposte durevoli al bisogno sempre crescente della casa, specialmente tra le classi sociali più disagiate.

Al convegno romano hanno partecipato "CoAbitare" Torino; Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora di Roma; "Verso il Futuro" Onlus e Solaris Società di Lavoro e Riabilitazione Onlus sempre di Roma rivolta più all'inserimento sociale di persone in stato di disagio psichico. Ad introdurre i lavori la Presidente nazionale dell'A.C.I.S.J.F., Patrizia Pastore, che ha ricordato nel suo intervento la presenza dei soggetti compartecipi del progetto rappresentanti delle associazioni locali di A.C.I.S.J.F. di Reggio Calabria, Cagliari e Messina, ed anche i comitati del centro nord della stessa associazione. "Si tratta di un momento di condivisione su questo tema, non molto definibile, probabilmente perchè ha delle potenzialità che ci serviranno ad accendere dei focus, per poter capire in che modo il volontariato, a partire dalla mission, dai valori di ciascuna associazione, possa rendere il nostro servizio per questo tema, e capire come interpretarlo. La nostra è una associazione che fà dell'accoglienza la cifra delle istanze del territorio. L'A.C.I.S.J.F. è presente in Italia con circa 15 comitati e case dove si appoggiano le donne in situazioni di fragilità, in momenti particolari della loro vita. Per il "co-housing", siamo qui riuniti per trovare risposte innovative."

La parola poi passa alla responsabile del progetto "Amplia Casa", Maria Porzia Sarlo, detta Nelly, la quale mette il punto sul come "quando la Fondazione con il Sud ha emanato il bando ci siamo chiesti su cosa lavorare e abbiamo individuato questo tema del "co-housing", senza chiuderla alle sole regioni del Sud, ma anche provare ad allargare le vedute ai comitati del Nord, di partecipare al bando. La nostra associazione ha sempre dato risposte alle persone fragili, tenendo ben presente il tema dell'accoglienza. Per questo, abbiamo pensato al "co-housing", pensando ad una possibile evoluzione, apertura all'accoglienza, ragionando sulla proposta di mettere assieme gli elementi fondamentali di questo progetto, e come la nostra associazione possa intervenire. Il tutto racchiuso nella parola "condivisione", che significa togliere qualcosa a se stesso e prendere dall'altro il suo bisogno, come fece San Martino che offrì metà del suo mantello al povero."

In un altro articolo vi renderemo partecipi del grande lavoro che su questo tema del "co-housing" si sta facendo, in particolare nelle Regioni del Centro Nord, sapendo che anche in Sicilia, come nelle province di Ragusa, Siracusa, Catania, Palermo, ad esclusione di Messina, chissà perchè, si sono fatti grossi passi avanti, da quando la C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana) prese a cuore il problema, delegando di progettare alle Caritas locali. Siamo convinti che anche Messina, prima o poi, prenderà a cuore questo problema, inziando, finalmente, a dare risposte che in tanti ancora aspettano, tra le classi sociali più emarginate.

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