Matteo Renzi "dimissionario ma non troppo": possibile un patto di governo tra PD e M5S?
Abbiamo assistito ad una pagina storica per la politica italiana. Queste elezioni hanno sancito il trionfo delle forze anti-establishment, Lega e M5S, e il definitivo crollo proprio di quelle forze che, direttamente o indirettamente, hanno preso parte al Governo o comunque ad azioni di sostegno, come il Partito Democratico e Forza Italia.
Funerale politico, dunque, per i due leader dei predetti partiti: con Matteo Renzi dimissionario ma non troppo e Silvio Berlusconi costretto a far da secondo al vincente Matteo Salvini. L'ex Cavaliere avrebbe preso di buon grado la sconfitta, in quelle che erano una sorta di primarie all'interno del Centrodestra, passando il testimone al leader del Carroccio.
Viceversa, l'ex rottamatore del Pd ha deciso di percorrere la strada dell'ostruzionismo nei confronti del Movimento 5 Stelle, blindando la sua carica fino al prossimo congresso, proprio per ostacolare le possibili tentazioni di sostegno ai pentastellati da parte della "minoranza" democratica.
Perché questa scelta ambigua di Renzi? Oltre alle motivazioni d'opportunità politica, sembra quasi un dispetto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, reo a suo dire, di non aver condotto il Paese alle elezioni nel 2017; quando forse il Pd avrebbe potuto racimolare qualche voto in più e formare un Governo di responsabilità nazionale insieme ai moderati del centrodestra.
Eppure non è detta l'ultima parola, la cosiddetta "minoranza" Pd, che starebbe valutando un'appoggio al M5S, potrebbe presto tramutarsi in maggioranza e costringere l'ex sindaco di Firenze ad un ritiro immediato; iniziando così la strada del dialogo. Forse l'unica possibilità per giungere alla governabilità e scongiurare nuove elezioni; alquanto improbabile, infatti, un'asse tra il Movimento e la Lega.
Tuttavia, i Dem potrebbero anche confermare fiducia all'attuale linea renziana, ponendosi all'opposizione e impedendo di fatto al Presidente della Repubblica di formare un nuovo Governo. In questa logica potrebbero essere inevitabili nuove elezioni, correndo però il rischio di andare incontro ad una debacle ancora peggiore e rafforzando ulteriormente il numero dei parlamentari dei cosiddetti movimenti populisti.
Grandi scelte e immense responsabilità per il Partito Democratico: se è vero, a loro dire, che l'azione di Governo fino a questo momento si è dimostrata molto efficace per la ripresa dell'economia italiana, sarebbe davvero un peccato sciupare tutto, rendendo inutile l'esito di questa tornata elettorale e facendo sprofondare il Paese in un periodo, non precisato, d'ingovernabilità acuta.
Un simile contesto non giova a nessuno: il Belpaese ha necessariamente bisogno di un Governo operativo in grado di affrontare rapidamente le questioni d'interesse nazionale e far valere le proprie ragioni in ambito europeo. Un accordo parlamentare tra un nuovo Pd e il M5S potrebbe rassicurare sia i mercati che i nostri partner Ue; quest'ultimi potrebbero inquadrare i Dem come una sorta di garanti dell'europeismo; al fine di bilanciare le tentazioni anti-euro dei grillini.
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