Google Earth e: “Lion - La strada verso casa”
Il volto incantato di Lion (Saroo) che gioisce al volo delle gialle farfalle che ricoprono gli alberi confondendosi con le foglie, conquista istantaneamente.
È il luogo della cultura a cui si appartiene che ci si porta dentro, anche in frammenti di ricordi che nel tempo emergono e tracciano-riconfigurano un ritratto dell’identità indelebile della provenienza. Non è la quantità di tempo del vissuto a segnarci, ma la sua intensità, e da bambini si è molto ricettivi e segnati nel bene e nel male da tutto ciò.
È quindi essenziale garantire al più presto una possibilità di accoglienza a chi si trovasse, nell'oggi: “perso”.
La contemporaneità ci vede continuamente sfidati su questi temi.
Per decine di migliaia di bambini, in India, il viaggio è ancora una lotteria. Si spostano per fuggire dalla fame ed incontrano luoghi e masse di persone che non immaginavano potessero esistere, se provengono da piccoli villaggi lontani dalle città.
Il treno è, almeno dalla presenza degli inglesi, che hanno occupato per quasi un secolo l’India, il mezzo di spostamento principale in quella nazione-continente, per percorrerne le medie, come le grandi distanze. Così può accadere che, un bambino che ad una stazione cerca una panca per riposarsi, se si addormenta su un treno che occasionalmente si sposta vuoto e quindi con le porte bloccate dopo la partenza e senza mai fermarsi per due giorni, si troverà a 1600 chilometri di distanza dalla stazione di partenza.
Dove giunge il bambino, tutto è diverso, pur essendo ancora India, anche la lingua è diversa e pochi conoscono la sua. È il 1987 e nelle grandi città i bambini che si perdono, istintivamente si riuniscono a formare gruppi che tendono a proteggersi e sopravvivere. Lo stato, a quei bambini che riesce a “catturare”, prova a dare tutte le prime necessità ed a cercare le famiglie di provenienza, ma, i più, restano in tali luoghi di accoglienza ed a volte di sfruttamento, da parte di gente dai pochi scrupoli.
Così, un’adozione internazionale è una benedizione. Accade anche a Lion (Saroo) che storpia nel pronunciarlo. Si è rassegnato al non ricevere notizie della sua famiglia, lui che a stento conosce il nome proprio, della madre, del fratello, della sorella e quello, anch’esso storpiato, del suo villaggio, tanto da non essere possibile ricondurre, dalla combinazione di ciò e dal ricordo dell’immagine dei grandi serbatoi d’acqua alla stazione più vicina, al luogo ed alla famiglia di provenienza, tanto sconfinata e non totalmente alfabetizzata, a quaranta anni dall’indipendenza è l’India.
Una famiglia accogliente, quella australiana che ha scelto di non procreare, proprio per dare a qualche senza casa e senza famiglia, l’affetto ed un futuro. Questa salutare accoglienza crea un legame solido, anche se i ricordi dei luoghi e della famiglia indiana, emergono a sprazzi. È trascorso un quarto di secolo della nuova vita quando pur con integrazione e successo nella società australiana, anch’essa un continente comparabile all’India, diviene più urgente il bisogno di ritrovare la famiglia di origine per comunicare d’esser vivo, almeno.
Inizia una privata indagine per ricostruire dai pochi elementi in suo possesso la ricerca del luogo di provenienza, “casa”. La strada di questa indagine procede da un approssimativo calcolo del raggio entro cui cercare, a partire dal luogo di arrivo del treno e dal tempo trascorso su esso, seguendo le ramificazioni dei binari ferroviari di cui l'India è ricchissima. Anche le presenze alle stazioni delle torri dell’acqua sono onnipresenti e quindi non aiutano ad identificare i luoghi natii.
Dopo lunghi periodi, trascorsi giorni e notti dislocando, su una grande carta di quel settore dell’India, puntine colorate ad identificare possibili punti di partenza, sarà la disperazione che porta a scorrere disordinatamente lo sterminato mondo digitale di google earth a far apparire l’immagine di una coppia di torri dell’acqua che istantaneamente riconosce come identica all’immagine nella sua memoria, della sera in cui sali sul treno per riposare. Da lì, in un raggio più ristretto, il nome di un villaggio che si presta alla assonanza fonetica con il suono del suo ricordo per nominarlo, distorto, come sappiamo.
Trovato finalmente il luogo, resta da intraprendere il viaggio che viene compiuto con l’incoraggiamento della famiglia australiana che sente pienamente propria. Ho omesso le tante illuminazioni che sono ricordi di immagini di luoghi d’affezione, ma anche di gusti e di scene di vita familiari che accompagnano questa “...strada verso casa”.
È il 2012 quando Lion-Saroo Brierley ritrova anche la madre che lo ha sempre atteso, perché questa è una storia vera il cui protagonista scrive il libro di memorie e di cui a fine dicembre 2016 il film diretto dal regista Garth Davis esce anche in Italia. Concludo come esordii!
È un luogo della cultura a cui si appartiene che ci si porta dentro, anche in frammenti di ricordi che nel tempo emergono e tracciano-configurano un ritratto dell’identità indelebile della provenienza. Non è la quantità di tempo del vissuto a segnarci, ma la sua intensità e da bambini si è molto ricettivi e segnati nel bene e nel male da tutto ciò.
È quindi essenziale garantire al più presto una possibilità di accoglienza a chi si trovasse, nell'oggi: “perso”.
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