banner

Breaking News

Messina, "marito padrone" corroso dalla gelosia: impediva alla moglie di studiare all'Università

Un "marito padrone" che imponeva alla malcapitata moglie, con qualunque mezzo, le sue regole assurde. Un'incredibile gelosia che impediva alla povera donna anche di proseguire gli studi universitari.

Una rapida ed efficace risposta per porre fine ad una difficile situazione di violenza domestica quella che il lavoro puntuale e certosino delle Volanti della Questura di Messina e della Magistratura del locale Tribunale ha dato alla richiesta di aiuto di una povera donna.

Una triste storia di prevaricazione e maltrattamenti fisici e psicologici complice la fragilità della vittima costretta a soffocare aspirazioni, sogni, progetti. Madre di tre figli, di cui uno affetto da una sindrome, era completamente dedicata alla famiglia e coltivava il sogno di completare i suoi studi conseguendo la laurea.

Un progetto conciliabile con gli impegni di moglie e di genitore ma quell'aspirazione legittima era motivo di soprusi ed angherie ed a vincere era sempre lui perché lei si piegava alla prepotenza del suo carnefice convinta che il suo sacrificio, prima o poi, avrebbe portato alla serenità tanto agognata.

Schiaffi, calci, oggetti lanciati addosso, libri strappati, divieti, minacce e poi offese e mortificazioni. La etichettava con i peggiori epiteti e la colpevolizzava dei problemi di salute del figlio accusandola addirittura di averlo concepito con altro uomo. Le controllava il telefono, monitorava i suoi spostamenti imponendosi anche nella scelta dell’abbigliamento e cercando di essere con lei in qualunque suo spostamento.

E la vittima, che peraltro non poteva contare neanche sull’aiuto dei familiari, purtroppo inesistenti per sfortunate vicissitudini e sugli amici, avendola quell’uomo forzatamente costretta all’esilio, viveva nella rassegnazione ingoiando le brutture e le crudeltà che un marito geloso, egoista e prepotente aveva in serbo per lei quotidianamente.

E poi, finalmente, la decisione di denunciare, di darsi una seconda possibilità  e l’intervento degli operatori di polizia che l’ascoltano e rassicurano . I poliziotti informano prontamente l’A.G che altrettanto velocemente dispone l’applicazione della misura cautelare della custodia cautelare in carcere, che gli operatori eseguono conducendo il destinatario presso la casa circondariale di Gazzi.

Nessun commento