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Messina: il salumaio come operatore culturale


Specialmente quando vi sono delle offerte di salumi o formaggi, nel supermercato in cui ha il suo bancone, il salumaio diviene orientatore delle scelte, per chi fosse affetto da snobistico amor proprio, su cui lui, il salumaio, sa fare leva.

Come? Così: puntualmente, dove v’è questa tipologia di salumaio ed anche clientela con le suddette caratteristiche, il salume in offerta... “è alla fine” o “è da iniziare”, sin dal primo giorno dell’offerta. 

Queste espressioni sottintendono un minor pregio di ciò che verrebbe affettato, anche semplicemente perché più grasso all’inizio o da cui sarà possibile ricavare fette, al taglio dell’affettatrice, più piccole, quindi solo per questioni di estetica del formato, meno appetibili, sempre per una tavola imbandita per immaginari ospiti, che invece il gusto sostanzialmente quello resta ed anche le proprietà nutritive.

Tali minuetti al bancone originano probabilmente da alcune tecniche di acquisto volte ad ottenere, distinguendosi, forse il boccone più prelibato, ma, il più delle volte semplicemente inscenando una superiorità esclusivamente da disponibilità economica, raramente di reale apprezzamento del prodotto. Poi, ai commensali, con poco tatto, viene proposto sottolineando l’alto prezzo di acquisto. Fare da arricchiti.

Se tutto sommato ha ragione di profittare di tali sprovveduti, il salumaio però non deve prendersi la briga di mettere a disagio chi invece con l’onesto lavoro, sa di potersi permettere quell’acquisto “in offerta”, che tale dovrebbe essere, essendo i supermercati obbligati per concorrenza con gli altri a proporre reali convenienze di un certo numero di prodotti, oggi illustrati nei giornali pubblicitari da consultare per far una spesa alimentare oculata. 

Ebbene, in tali proposte di risparmio ricadono anche un certo numero di prodotti della salumeria al taglio, interna al supermercato. Non va bene che alcuni salumai, attraverso le due espressioni: “è alla fine” e “è da iniziare” tendano a direzionare la scelta verso prodotti non in offerta, rendendo complice il depistato, del mantenimento dello stallo del prodotto in offerta.

È raro che qualcuno risponda: “bene, tagli, che qualcuno dovrà pur terminarlo questo trancio in fine” o ancora, “lo inizi che tanto prima o poi andrà iniziato altrimenti l’offerta resterà virtuale”.

Ebbene, più che per il danno economico a scapito dell’acquirente, forse adottando anche una politica di favore nei confronti del più assiduo cliente, è per la pessima azione culturale: un misto di insensibilità e snobismo ricattatorio, facente leva sull’amor proprio che potrebbe risultarne ferito, che si compie questa sgradevolissima devianza culturale. Nulla a che vedere con la buona inclinazione di taluni altri salumai che sanno invece mettere a loro agio gli acquirenti più deboli, compiendo encomiabili azioni solidaristiche.

La socialità passa anche dal bancone del salumaio, ma ciò potrebbe valere anche per il banco della frutta e verdura o per tutt’altri generi come l’abbigliamento ad esempio.

Son certo che se ciascuno di voi lettori mettesse per un attimo sotto osservazione altri comportamenti entrati ormai nell’uso consueto, potremmo divenire nuovamente persone più sincere, solidali, anziché asservite alle logiche del consumo e del denaro che ci rendono anche scostanti e falsi.

Eppure anche in più leggere consuetudini che pure andrebbero estirpate, si annidano pessimi indicatori culturali. Un esempio? Quante volte avete sentito in proposito dello studio scolastico e peggio ancor universitario, “ho perso tanto tempo...” ebbene: siamo certi che non lo pensano veramente, i più, che studiano, perché, in fondo, se studiano vogliono apprendere, ed allora stanno impiegando il loro tempo, non lo stanno perdendo.

Poi, per chi invece volesse rivalutare proprio il sano consumo del tempo, ed il conseguente apprezzamento della semplicità, un libro: “Vita di un perdigiorno”, di Joseph K. von Eichendorff.

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