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Ci si può fidare dell’umanità, in: The Place





Sono singolari gli incontri che il protagonista ha in quello che è come se fosse il suo ufficio. Il suo lavoro? Lo possiamo immaginare e fare ipotesi plausibili per tutta la durata del film, e credere che sia il male assoluto e qualche volta non capire allora perché ci sembra stia operando per il bene.

Potremmo optare per l’ipotesi che sia le personificazione del destino, ma qualche lume in più ci può venire dal passaggio di mano dell’agenda, su cui prende dettagliati appunti durante i suoi colloqui con chi viene da lui, e che a fine film viene acquisita dalla barista che gli si sostituisce. In tali colloqui si baratta l'ottenimento del proprio desiderio con un compito, che ci viene assegnato e che è spesso arduo da svolgere, persino increscioso.

L’umanità che vediamo avvicendarsi al tavolino del nostro personaggio principale e che pare tessere le fila di umani destini, ha i più svariati desideri da soddisfare. Volendo rendere i lettori partecipi e possibilmente immedesimantesi con singoli protagonisti, senza entrare nella specifico del preciso argomento, dirò che sono desideri riguardanti il bene di una persona con cui si è affettivamente legati, o il bene desiderato per se stessi, ma anche, pur indirettamente, il raggiungimento del proprio bene grazie alla sparizione di qualcuno che ci osteggia.

Consapevole dello stimolo alla fantasia che siffatte descrizioni per categorie scatenano, aggiungo che interlocutori di tutte le età, bambini esclusi, ed estrazioni sociali, a rotazione, seggono a quel tavolo del bar, assurto ad ufficio di ricevimento pubblico, ove si chiede di ricevere un qualche beneficio che si realizzerà in cambio di un compito per cui il nostro protagonista riceve le istruzioni. 

La nostra cinematografia, grazie al regista, agli attori, a chi ha scritto il bello ed originale soggetto (pur debitore di una serie televisiva canadese), ed a chi ha contribuito a trasporre in linguaggio cinematografico una storia che prevede un limitatissimo set ed un davvero esiguo gruppo di comparse, tanto da essere assimilabile, da questi punti di vista, ad una spendibilità e godimento teatrale.

Quanto ai ritmi sono invece propriamente cinematografici e via via, gli intrecci dei destini, prima di coppie di protagonisti, poi in più fitte interrelazioni e tessiture, ci dicono quanto gravoso possa essere il compito di chi volesse guidare altrui vite.

Certo che vorreste sapere se, quali e quanti dei desideri si realizzano e vi posso garantire che: qualcuno rescinde il contratto, altri realizzano pienamente quanto desiderato, altri ancora tornano a fare un nuovo accordo ed alcuni esiti si compiono in modo inatteso. In particolare scuote noi spettatori e sembra scosso anche il protagonista, la morte, il cui racconto è riportato da un cliente e che riguarda chi aveva chiesto l’ottenimento di una perfetta simbiosi di coppia. 

Eppure, in questo singolare fallimento, personalmente ravvisai una chiave di lettura per cui chi porta sino in fondo l’oggetto del contratto con mezzi estremi, riceve il corrispettivo della legge del contrappasso, pur doloroso che sia.

Emergono poi, quando i destini di coppie si intrecciano, descrizioni divergenti di un medesimo accadimento e rispecchianti i differenti punti di vista che, caratterialmente differenti, riferiscono due partecipanti ad uno svolgimento di azione tra essi. Ecco allora che pure questa chiave, la differenza di percezione dell’accadimento, assume il ruolo di tassello dell’identikit individuale. Ci sono i decisi, gli ondivaghi, i circonstanziati, i genuini, i sedicenti materialisti che poi si scoprono di grande animo, e via così, in una galleria di personaggi in cui possiamo scoprire tanto di noi.

Ebbene, tanto resta un po oscuro qui e sarà chiaro ai più che volessero compiere questo singolare, variopinto e variegato percorso di apprendimento ed interrogazione del se stessi, e non poteva che esser così una descrittiva propensa a cogliere il quadro piuttosto che le singole vicende per cui, scrivere un libro servirebbe, per riportarle con una certa fedeltà, seguendo anche gli stati d’animo dei protagonisti, tutti molto espressivi per via delle inquadrature ben strette anche primi piani sfacciatamente a raccogliere intensità del vissuto e del desiderato, soprattutto.

Notazioni conclusive: la fattura genuina e frizzante di questo esito di concatenate e brillanti osservazioni del mondo a cui dobbiamo la doppia veste che ci fa indossare per tutto lo svolgimento, il racconto, dall’interno, in soggettiva, e dall’esterno, quasi che di un teleobiettivo ed un grandangolare, in contemporanea, fossimo dotati. Calorosissimo l’invito a non perdere di gustare uno dei più riusciti prodotti della recente stagione cinematografica e che potrebbero far epoca.

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