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Messina: la strage senza fine dei cuccioli di Castanea

Foto d'archivio
É ormai moria incontrollata di cuccioli nel territorio di Castanea e suoi dintorni. Decine e decine di cani, spinti da fame e stenti, nonostante i pochi volontari di zona si prodighino per aiutarli e sfamarli senza alcun aiuto istituzionale da anni, sono sempre più spesso colpiti da mani assassine e coinvolti in avvelenamenti, incidenti d'auto, o spariscono tra le varie trappole per cinghiali poste da cacciatori e bracconieri del luogo.

Ultimo episodio noto accaduto solo pochi giorni fa, probabilmente nella notte tra sabato scorso e domenica mattina nella via Masse, che collega la piazza del Rosario di Castanea con il villaggio di Massa San Giorgio e Sparta', ai danni di un cucciolo che solitamente bazzicava nell'area della fontana pubblica appena fuori paese, denominata quale Frischia, dove solitamente avvengono il maggior numero di incidenti, e spingendosi oltre zona, rimaneva travolto, in un settore privo di luce e già segnalato alle istituzioni locali, giacendo sconsolatamente al suolo senza vita.

Molto commovente la scena di altri cuccioli, riferita da volontari, che tentavano di rianimarlo per vario tempo, spingendolo e coccolandolo in ogni modo, non arrendendosi all'idea della perdita del loro compagno, purtroppo riverso al suolo in una pozza di sangue.

I volontari suggeriscono da vario tempo ai soggetti istituzionali, corresponsabili dell'incuria vigente, il posizionamento di dossi e telecamere nelle aree più sensibili, volte a limitare la velocità delle auto in transito, oltre a controlli anti-bracconaggio e di vario genere, nonché campagne di sterilizzazione, finora svolte quasi esclusivamente a spese dei volontari, e la costituzione di canili, specie in una città metropolitana quale Messina che non ha vergognosamente nemmeno un solo canile municipale, azioni che permetterebbero civilmente di affrontare e finalmente di risolvere il problema, ma non è mai venuto in tal senso alcun segnale dalle istituzioni medesime.

Mai vero come oggi appare il motto gandhiano secondo il quale ' la civiltà di un popolo e dei propri rappresentanti si misura da come essi trattino gli animali'.

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