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L’innocenza persa nel passato, in: L’insulto


Quando riemerge il passato, chiunque perde l’innocenza: maggiormente è vero per i popoli costituiti dagli uomini, società che si diedero regole di sovranità sui propri luoghi.

Le piccole insensibilità nei confronti dell’altro, producono le grandi nei confronti delle etnie e viceversa. Attualissimo tema, pur se declinato in contesto arabo e tra Arabi.
Non tollerando gli affronti alle piccole cose sentite come identitarie, vengono ad ingigantirsi i problemi, ma le radici stanno spesso in un non volere, contaminarsi, e le motivazioni riguardano sofferenze ad un tempo individuali e collettive per torti subiti soprattutto nel passato.

Un dibattimento, contrappone in tribunale, il proprietario del balcone “l’offeso” e colui che, per lavoro di commissione pubblica, deve condurre lo scarico del balcone, che getta acqua sui passanti, nella colonna discendente dell’edificio: c’è infatti il dissidio tra i due perché il lavoro è stato condotto non chiedendo al proprietario il permesso di compiere il lavoro e lui distrugge il raccordo alla colonna di scarico, conseguentemente essendo apostrofato “cane” dal capo cantiere.

La questione palestinese, il problema della libertà su una propria terra per un popolo, come già fu per gli israeliti, che ne impediscono la sovranità, è sullo sfondo. Qui è tra libanesi e palestinesi ad essere il dissidio, ossia tra fratelli ospitanti ed ospitati, a partire dalla su citata “piccola questione”, agli occhi occidentali.

Il dibattimento, come avviene, scava, via via, in aspetti riguardanti il passato dei contendenti e coinvolge popoli, oltre i familiari, su cui la vicenda ha avuto ripercussioni come la prematura nascita di una bimba, ora in incubatrice, in pericolo di vita. 

A macchia d’olio si amplia nello spazio e nel tempo, la vicenda, sino al parteggiamento delle rispettive etnie che si animano in un contrasto violento coinvolgente la città e che vede necessario l’intervento del capo dello stato, con la richiesta, ai due, di dare una svolta alla vicenda, pubblicamente pacificandosi.

Tornano, in dibattimento, pagine dolenti che a suo tempo furono obliate, come lo sterminio, ad opera di gruppi armati palestinesi e libanesi, determinati a colpire le realtà da loro giudicate ricche ed insensibili alla causa contro Israele, degli abitanti libanesi, di cui il contendente libanese è tra i pochi sopravvissuti, della felice oasi rigogliosa e ricca, per la produzione di banane, del territorio libanese. 

Ovviamente molti spunti di riflessione sul presente ed il rapporto della nostra società con i migranti. L’azione, prima surreale per gli occhi europei, poi si ingigantisce, nel susseguirsi di eventi e scene, come nell’introspezione a cui l’opposizione dei due legali, in tribunale, singolarmente padre e figlia avvocati dei due contendenti, e coinvolge totalmente, legando le individualità ed il sentire collettivo.

Dal verdetto della corte del tribunale, che qui non svelo,  conseguirà e dipenderà il futuro.

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