La perfezione e la vita, ne: Il filo nascosto.
Il filo invisibile: storia di una incompatibilità tra perfezione e vita. Inizia con un errore questo scritto sul film: è nascosto il filo, non invisibile ed è ritualità che crea legami, magie dell’arte!
La perfezione quando tende a divenire... ma che, è perfezione, quindi non tende a nulla: è!
Questo collide con la vita, almeno quella che i più consideriamo tale. La perfezione implica ordine, ritmi, è tiranna, impone che tutto il mondo che ruota attorno al soggetto che ha questa perfezione, si uniformi.
Ciò significa che ritmi e modi sono determinati in una maniera che, pur tranquilla, può essere percepita tirannica dagli altri, soprattutto, chi si accosta a tale soggetto con spirito aperto.
Quando la persona che viene cooptata nel suo mondo, descrive i momenti in cui l’artista a conclusione di un intenso lavoro si rilassa, dando segni di umanità, chi gli sta accanto dice a colui che la ascolta: poi però, torna normale.
L’artista è un eccezionale sarto inglese. Abbiamo modo di comprenderlo subito ciò. Veste nobiltà, regine! È una sorta di interprete dell’animo, lavora a migliorarlo: i suoi abiti rendono speciali chi li indossa. Sono pezzi unici e contengono messaggi, letteralmente.
Queste opere hanno di bisogno di corpi per cui essere pensati e realizzati: una forma di dedizione totale a riconfigurazioni e miglioramenti dell’opera della natura. Non una competizione ma un completamento ed alcune modelle riescono a far vivere questi vestiti e vivere, loro in essi.
La modella trovata in un ristorante, compita servitrice ai tavoli, diviene una delle modelle e collaboratrice: quel mondo affascina ma tende ad imbalsamare, a non accettare tutto ciò che contrasterebbe con i modi che si da ed indirettamente impone agli altri, l’artista.
Tutti assecondano, anche lei, però, volendo andare oltre nella collaborazione, tenta di esser se stessa, ma per qualsiasi cosa di differente da quanto l’artista ha stabilito, non c’è luogo, in quella casa-atelier ed ancor più a fianco di lui.
Ad aprire un varco nella corazza dell’artista sono le rare occasioni di defaiances: aprono queste e tra queste, l’incrinatura della salute vissuta come un vero sabotaggio e perdita di controllo di quel se stesso ordinato efficiente e vincente.
Trovato questo tallone d’Achille che apre un varco ai sentimenti umani, colei che apprezza ed assorbe quel talento, decide anche di regalare momenti di umanità all’artista attraverso malattie provocate, come leggere intossicazioni alimentari dovute a lievi avvelenamenti da funghi.
La coppia trova in queste alternanze un suo equilibrio. Siamo certi che qualcosa andrà mutando, soprattutto, si allontanano i fantasmi del passato. Scommettiamo sul futuro, avrà in qualche maniera più umanità e ciò sembra segnale da assorbire e riprodurre sulla scena del mondo attuale che sembra proprio, solo avvelenamenti possano ricondurre alla ragione dell’umanità.
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