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Vinciamo nella casa amica, in: “Crawl-intrappolati”



I fattori ambientali favorevoli sono determinanti affinché possiamo reagire al meglio alle avversità.
Una situazione drammatica può giungere a mettere a dura prova le nostre capacità reattive: è allora che tutto ciò che ci ha formato si organizza a supporto della nostra riuscita in imprese insormontabili in condizioni di quiete, non drammatiche.

Uscendo dalla genericità delle affermazioni provo a dare un quadro che rende plausibile, almeno teoricamente, ciò a cui assistemmo. Protagonisti, oltre all’uragano, con quanto consegue, anche gli alligatori, sono un padre ed una figlia che ha ricevuto una educazione alla vita per il tramite dello sport, assorbendone una forte tensione agonistica.

Basterebbe tale premessa, che nel racconto, invece, si esplicita gradualmente, con l’ormai consolidata tecnica di apparizione di frammenti di passato, in forma di ricordo, che sovvengono alla protagonista, in momenti topici.

A sostenere ulteriormente, attivando al meglio le risorse spendibili, in una forma persino inattesa, la presenza rammemorante del padre: è stato lui, l’allenatore motivante della figlia, dedicandosi totalmente nel trasmetterle prima e sostenere poi, il nuoto agonistico in piscina. Occasioni in cui è stato continuamente stimolato il conseguimento degli obiettivi, sempre dovendo superare i propri limiti o ciò che come tali erano percepiti.

L’allerta che è stata ignorata dal padre, intrappolato in cantina da un alligatore giunto dal canale di scolo, porta la figlia ad entrare proditoriamente nella zona rossa, percorrendo all’inverso le vie di fuga predisposte per l’evacuazione: tale è la pericolosità conclamata dell’uragano in corso e che va crescendo.

Eppure, essenziale elemento e protagonista è la casa dell’infanzia, che ha visto quindi il più intenso periodo di rapporti familiari ed è stata il primo luogo del mondo ad essere scoperto grazie alle curiosità proprie dell’età.

E questo, diviene un grande vantaggio per gli intrappolati che, vedono coloro che stanno all’esterno rimanere vittime, fuori dal loro ambiente. La casa, è alleata per via di una profonda conoscenza, da potersi persino muovere in forma intuitiva in essa, guidati dal ricordo delle misure a passi, da trasformare in bracciate ed in apnea, sott’acqua. Spazi tante volte percorsi ed ora da attraversare in condizioni di pericolo che si palesa nei momenti di lotta con gli alligatori, sono amici. E la cantina è luogo familiare anche per via della proiezione della casa soprastante, pur trascorso tanto tempo da quando la si abitò.

Continuamente scossi dalla crescente drammaticità della situazione che porta all’allagamento, fattore ambientale favorevole agli alligatori, i nostri protagonisti sono spinti sin sul tetto della casa, ultimo rifugio possibile per padre e figlia, e giungiamo all’epilogo della vicenda. 

Vicenda che, fuori dai clichè di genere ci offre anche intensi momenti di riflessione su quanto, per vivere pienamente al meglio la nostra vita, dobbiamo avere solida costruzione fisica e del carattere soprattutto, che meglio reagiscono se siamo in ambienti per noi significativi, capaci di chiamare a raccolta il meglio di noi stessi.

Familiarità con luoghi e persone ci trovano più forti che altrove nel compiere il nostro quotidiano percorso nella vita e persino quando tutto volge al drammatico. Queste forze attivate dalla consapevolezza della nostra identità fanno giornalmente il miracolo di farci vivere, il più possibile in armonia o, quanto meno, ci muovono in quella direzione.

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