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Franco Famà: economia e risparmio senza più segreti

E' abile Francesco Famà, più noto familiarmente come Franco: e riesce ad eccellere in qualsiasi attività si cimenti: il classico 'self made man' che noi meridionali riteniamo, nel nostro atavico malcelato senso d'inferiorità, possa essere caratteristico solo di chi sia nato nel nord. Invece no, e il dottor Franco Fama' ne è un esempio.

Nato nel 1950, messinese d.o.c., sin da bambino rivela le proprie capacità negli studi, nello sport e nella musica: frequenta l'Oratorio San Domenico Savio e suona la batteria, avendo tra i suoi cantautori preferiti Battisti, Baglioni, i Beatles e, successivamente, i Coldplay; gioca benissimo a basket, figurando a 16 anni nel campionato di serie B, ma anche a calcio, tifosissimo della Juventus.

Si laurea in Economia e Commercio e vince successivamente un concorso per l'Aeronautica con 16mila partecipanti, che laurea solo 200 ammessi e, tra questi, solo in 16 riusciranno a conseguire il brevetto di pilota, tra i quali lui.

Dopo 8 anni giunge la decisione molto sofferta di lasciare l'Aeronautica per divenire dirigente d'azienda nei successivi 18 anni. Franco però ama anche molto viaggiare: visita un po' tutta l'Europa, l'Egitto, con i suoi misteri e la sua storia, l'Africa in genere. Collabora anche con alcune tv locali in qualità di opinionista sportivo sin dal 1980, occupandosi in particolare delle cronache del Messina calcio.

Diventa manager della società 'San Paolo Invest', ora 'Fideuram' gruppo 'San Paolo Imi', e da 26 anni fino ad oggi prosegue nella propria attività di dirigente e consulente ed in tal guisa ci siamo permessi, data la sua notevole esperienza, di porgli delle domande sulla situazione economica ed in particolare del risparmio oggi nel nostro Paese.

Dott. Famà, oggi i risparmiatori trovano delle difficoltà anche notevoli ad orientarsi tra i vari prodotti offerti dal mercato bancario, rispetto al passato in cui era molto più facile investire in titoli fissi e di stato quali bot, cct e vari. Cosa può consigliare ai nostri lettori per ottenere del reddito dai loro investimenti?

"Ormai da anni la conquista del reddito certo purtroppo non trova più applicazione e gl'investimenti in titoli comportano rischi notevoli e possibili ingenti perdite. Rechiamo solo alcuni esempi, tra i più eclatanti: Obbligazioni argentine, Lehman Brothers, Parmalat, Cirio, CariFirenze, Etruria, Carige, Montepaschi... Confidando in tali titoli, parte dei clienti si sono ritrovati a perdere la quasi totalità dei loro risparmi investiti.

È emersa quindi la necessità d'investire in prodotti alternativi: Fondi comuni, Gestioni patrimoniali, Prodotti assicurativi, con ampia diversificazione, specializzati, suddivisi per aree geografiche e società investitrici.

Oltre alla misura indispensabile della diversificazione, si sono incrementati gli Asset strategici, dedicati in particolare ai medi e grossi risparmiatori, con limitazioni dei rischi e garanzie nei brevi, medi e lunghi periodi. Affidandosi insomma a dei veri professionisti e a tali validi strumenti di gestione del risparmio, è possibile giungere a risultati concordati con il cliente e ad una comune soddisfazione."

E a chi volesse continuare a fare da sé, senza l'ausilio di professionisti o strumenti così specializzati, cosa possiamo dire?

"Che il 'fai da te' oggi non paga più: non ha possibilità effettive di garantire risultati soddisfacenti ai singoli. Ormai il mercato è troppo sofisticato. Anzi, il consiglio per tutti è quello di affidarsi prima di tutto a professionisti che operino all'interno di banche di primaria importanza."

Esistono, secondo lei, tuttora, rischi di inadempienze o fallimenti bancari? Anche perché ci sono persone che quasi ricominciano a valutare, per la paura che a volte li coglie, di non utilizzare più le banche addirittura tornando al vecchio 'sistema del materasso'... Cosa possiamo rispondere a questi timori diffusi?

"Che nascondere i soldi nel materasso, se si vogliono difendere i propri risparmi, non ha alcun senso, poiché non si adeguerebbero gli stessi con gl'interessi.

Negli Usa effettivamente ancora falliscono molte banche. A differenza degli americani, noi italiani, oggi, grazie soprattutto ai vincoli stretti con l'Europa, le varie leggi promulgate in tale contesto e le normative che le stesse banche si son date, grazie insomma ai maggiori controlli sull'intero sistema risparmio, su banche e società, siamo tutti più sicuri.

Possiamo guardare alle banche, soprattutto, insisto, a quelle di primaria importanza, con maggiore fiducia."

Oggi si va verso una maggiore limitazione dell'uso dei contanti ed un sempre più diffuso utilizzo di bancomat, assegni e carte di credito, con l'obiettivo palese di controllare spese e cittadini potenzialmente evasori fiscali. Alla luce di ciò, lei che giudizio dà a tali intenti?

"Sono manovre che colpiscono prevalentemente i piccoli risparmiatori e non le considero sufficienti. Sarebbe opportuno invece spingere per una limitazione degli sperperi, puntando a colpire piuttosto i grandi evasori con ben altre misure.

Le porto qualche esempio: 289 milioni di euro è il costo annuale della Regione Sicilia; per mantenere le forze burocratiche dell'intera Spagna sono sufficienti solo 80 milioni. In Sicilia sono presenti attualmente mille spalatori di neve: come, quando e dove vengono utilizzati?

Per il solo cambio delle divise del personale a palazzo d'Orleans è stato impiegato un milione di euro; le mogli, e successivamente i figli dei deputati regionali deceduti ricevono delle sostanziose pensioni ed il presidente regionale riceve 230mila euro annuali, mentre il presidente degli Usa ne ricava in dollari 200mila... Non sono degli sprechi intollerabili, contro i quali muoversi?"

Negli ultimi anni in particolare abbiamo assistito alla concentrazione di varie banche raccoltesi in pochi e grossi istituti bancari. Non dovremmo considerarlo pericolosamente nell'ottica di una sorta di trust?

"In realtà si tratta di una necessità per rispondere alle dinamiche della società moderna che prevede la diminuzione dei costi di servizio, di quelli informatici evoluti, dei costi relativi all'adeguazione alle ultime normative, per rispondere alla concorrenza sempre più agguerrita e per fornire investimenti via via più qualificati."

Cosa consiglierebbe lei, dott. Famà, ad un giovane che oggi volesse intraprendere una carriera bancaria come la sua?

"Di specializzarsi in particolare nelle consulenze. Innanzitutto di cominciare a frequentare corsi universitari con specializzazione in consulenza finanziaria, offerti oggi sia da Economia e Commercio che da Scienze bancarie; poi di continuare con dei Master, ormai offerti da tante province, non ponendosi limiti nell'intraprendere viaggi-studio anche al nord."

A tal proposito le vorrei chiedere, lei viaggiando anche al nord e fuori dall'Italia, ha mai subito, da meridionale, episodi di razzismo?

"Mai, mi creda. Anzi ho sempre notato nei miei confronti un'alta considerazione, come per chi giunga da un luogo meno dotato strutturalmente e, nonostante ciò, fosse una nota di merito l'essere riuscito a portarsi ad un livello culturale pari loro. I giovani non si facciano intimorire da questo pensiero."

Ci vorrebbe confidare adesso un suo grosso rimpianto ed il suo più grande desiderio per il futuro?


"Nonostante la mia vita ed i traguardi raggiunti m'inorgogliscano e mi piacciano molto, le confesso che il mio maggiore rimpianto è quello di aver lasciato l'Areonautica, perché pilotare gli aerei è la mia più grande passione. Dei 16 piloti poi, che riuscirono ad ottenere il brevetto, ben 7... cari amici, poiché ci consideravamo tali, perirono in altrettanti incidenti, ed averli lasciati mi rammarica ancora tanto.

Per quanto riguarda i desideri, quello mio più grande è continuare a vivere in serena tranquillità con i miei figli."

E quali misure auspicherebbe che le Istituzioni prendessero per il rilancio della nostra economia e dei mercati?

"L'Italia possiede una miniera non perfettamente valorizzata: il turismo. Ha tantissime coste che non sono sfruttate professionalmente ma da persone che in genere s'improvvisano.

Non esistono adeguate sponsorizzazioni, gli addetti ai lavori non operano nel modo migliore, molte strutture alberghiere sono fatiscenti, i prezzi imposti sono carissimi, le tariffe sono maggiorate per i turisti a volte in modo osceno, mancano cure ed attenzioni per i turisti.

Le faccio un esempio di attività turistiche applicate professionalmente, anche se se ne possono fare centinaia, ma questo lo abbiamo a poche miglia da noi: l'isola di Malta. Recandosi lì lei trova decine e decine di alberghi a 5 stelle a prezzi accessibili, i servizi sono eccellenti, la cura per il turismo è notevole. È la loro risorsa principale e la sanno vendere bene, cosa che noi, con le immense risorse che possiamo vantare, invece, non riusciamo a fare."

Un'ultima domanda la voglio dedicare al piccolo risparmiatore, quello che spesso nemmeno si ritrova in banca e non è spesso neanche possessore di un conto corrente, o che tiene i suoi pochissimi risparmi in uno o pochi più libretti postali. Qual è attualmente l'atteggiamento delle banche nei suoi confronti, me lo dica sinceramente?

"Purtroppo non interessa alle banche, rappresentando potenzialmente più costi che guadagni. Ormai la banca è un'azienda vera e propria e come tale dobbiamo intenderla: è interessata a fare business ed a guadagni costanti, facendo guadagnare anche i propri clienti, ma in tale ottica il piccolo risparmiatore non è abbastanza appetibile.

Per lui non resta che l'istituto postale, purtroppo spesso non competitivo quali offerte come le banche. I piccoli risparmiatori restano sempre i clienti più penalizzati del nostro mercato."

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