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L’erranza, in: “L’uomo che uccise Don Chisciotte”



L’uomo che erra, oltre ad essere colui che si muove in lungo e largo andando incontro al suo destino, è anche colui che sbaglia?

Uno sconfinato amore per la propria Spagna e per la mitica età del gentiluomo avventuroso ritratto da Cervantes, che ne incarna senso storico e libertà dello spirito. Il cavaliere errante è chiave delle vicende, eppure può impersonare, nella sua visionarietà anche Astolfo che a cavallo del suo prodigioso destriero può raggiungere la luna per recuperare il senno ed altre storie che ci sono più o meno note dagli studi medi, come quelle altre scene provenienti dalle “Chanson de gest” in cui si sfidano mori e cristiani... ma a dir di poche rischio di indurre in errate conclusioni.

Queste storie, inseguentisi, accostate, a tratti in un vortice rutilante, hanno anche storie parallele, vissute dal regista che è impegnato in riprese per un film ed in una zona della Spagna in cui girò, più di una ventina di anni addietro, il suo primo. 

Ciò cortocircuita e sovrappone quei modi di cui dissi al primo rigo, creando un continuo mescolarsi dì realtà, persino le fantastiche dell’interprete del Chisciotte del primo film che, assieme al suo villaggio, furono segnati dall’evento.

Questo, nel film che mescola tempi e spazi: il reale e l’immaginario, entra sotto differenti forme nel vissuto del protagonista ma anche degli altri che più strettamente gli collaborarono e su tutti, splendidamente nel mondo, nel suo esser fuori dal mondo: il Don Chisciotte sempre in bilico tra cavalleria e visionarietà.

Lo spettacolo del cinema d’autore, in un progetto di lungo respiro e travaglio realizzativo, come è stato nella realtà, pare giunga al suo compimento appunto con la morte di colui che si era tanto impregnato della parte da viverla sino in fondo, come fosse l’unico vero Chisciotte.

Questa “follia” passa sul regista che entra in ruolo ed inizia a vedere nella sua giovane compagna che fu anche interprete del primo film, il suo fido scudiero Sancio.
Ma... tendiamo a credere che sia un bel gioco amoroso che i due accettano di vivere.

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