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Fenomeni e loro osservazione, in: televisione, onde e particelle atomiche Maestri 29-30



Fenomeni e loro osservazione, in: televisione, onde e particelle atomiche  Maestri 29-30

Fa bene vedere come anche gli scienziati, qui i fisici, nello specifico, adottino assieme alle loro affascinanti impalcature teoriche, anche più elementari modalità di sperimentazione: anche di questo apprendiamo da Vittorio Lubicz in merito alla Fisica della Meccanica Quantistica.

Anche la concettualizzazione degli esperimenti diviene accessibile e capiamo che origina da semplici rapporti che, ad esempio, si istituiscono tra il flusso di particelle che dovendo raggiungere ed anche superare uno schermo su cui sarà possibile visualizzarle, debbono varcare una o due soglie di passaggio, e la visualizzazione sullo schermo a cui giungono.

Queste pur elementari condizioni poste, permette rilevamenti di comportamenti di particelle, di atomi, sui quali sarà possibile fare conseguenti ragionamenti. 

Allorché i fenomeni rilevati non fossero compatibili con le leggi fisiche conosciute, quel lavoro, quei rilevamenti, saranno la base per ampliare la conoscenza che, a partire proprio da quei fenomeni rilevati potranno far giungere a nuovi riassetti del sapere.

Nelle comunità, e in quella scientifica, particolarmente, si è sempre mostrata sensibilità alla crescita comune, condividendo sperimentazioni e deduzioni che ne possono conseguire.

È un bel modo di lavorare, etico e produttivo e, tra gli scienziati, da secoli sempre adottato. Ciò accade perché c’è un comune interesse di ordine superiore che orienta il comportamento e la cui più incessante motrice è la passione per il nostro mondo, sin nelle sue più infinitesimali manifestazioni.

Che ciò muova la crescita sociale, è certo e non si vede perché analoghe regole non debbano esser comune comportamento etico anche nel campo delle relazioni tra individui nella società.

Il grimaldello per la messa in comune del meglio delle esperienze attraversate è il linguaggio, che esso sia comune e che le questioni si pongano in modo accessibile a tutti: per tale motivo è sempre essenziale stimolare le appartenenze, ravvivare in continuo il senso di essere comunità.

Quell’Italia di cui si disse, appena fatta, necessitasse che si facessero gli Italiani, ha molto penato a compiersi pienamente e bisogna dare atto ad uno strumento tecnologico come la televisione, di aver dato un bel contributo all’unificazione della lingua che ha iniziato a parlarci dentro, ha portato valori comuni, anche passando per spettacoli di varietà, stimolando occasioni di acquisizione anche di atteggiamenti critici, oltre che saperi comuni come con il programma “Lascia o raddoppia?”.

E non dimentichiamo quella scuola per tutti rappresentata dal programma: “Non è mai troppo tardi” con cui il maestro Alberto Manzi che lungamente la condusse per chi era oltre la corrente età scolare, pose un essenziale tassello per la democratizzazione dei cittadini italiani che tramite il poter esprimere meglio esigenze e pareri, entravano pienamente nel nuovo paese che cresceva nel secondo dopoguerra.

Non va neanche dimenticato come collettive fossero le visioni dei programmi, di quella televisione in bianco e nero che, costosissima, veniva vista in gruppi di vicinato in casa dei fortunati possessori. Quei salotti smussarono le differenze, o quanto meno ebbero il potere di far interloquire su basi comuni. Di questo abbiamo appreso con la lezione di Aldo Grasso sulla storia della TV.

Ecco che uno strumento tanto positivo allora, oggi vediamo agire da disgregatore sociale, perché piegato ad interessi di parte. Torna la questione in forma opposta: ora dobbiamo esser capaci di difenderci dalle manipolazioni delle informazioni che ci giungono e, che facciamo? 

Più che appellarci all’etica, nuotiamo, navighiamo nel mare della pluralità dell’informazione che è una gran bella cosa, anche se ci impone un gran lavoro per vagliare fonti dopo averle comparate: siamo costretti ad inventarci scienziati della comunicazione, non in solitudine ma entro gruppi che si riconoscono, con ciò forse stiamo scomponendo quello che era stato composto, ma confidiamo che altro si componga e venga alla luce, quasi una nuova legge fisica che ci dia il senso dei fenomeni appena osservati.

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