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Ai margini e pienamente empatici, in: La forma dell’acqua.




Avere qualcosa che ci tiene ai margini del mondo è ciò che ci permette di vivere in modo empatico con il mondo.

Che poi la protagonista viva sopra una sala cinematografica e faccia le pulizie in un centro di esperimenti dove tanti segreti sono custoditi, è una miscela che darà i suoi frutti.

Che ancora, poi, sia in amicizia con il vicino di casa disegnatore pubblicitario, artista di talento incappato nella competizione con la fotografia che si sta sostituendo, per rapidità di riformulazione delle scene nella promozione prodotti, al suo lento e meticoloso lavoro: è fondamentale oasi per la sua vita.

Vecchi film visti e rivisti assieme, tip tap ballati solo da gambe e piedi, seduti sul divano, li salvano dalla piega di incrudimento che sta prendendo il mondo: quello americano, primo ad affacciarsi, nel dopoguerra delle conquiste spaziali, all’alimentazione delle fobie.

I due blocchi, lo statunitense ed il sovietico, si spiano e contendono tutto ciò che il mondo scientifico analizza. Anche una creatura, mezzo uomo e mezzo pesce che in Amazzonia viene venerato come un dio è ridotto a soggetto di esperimenti per eventualmente sfruttare le sue potenzialità, come il respirare sia in acqua che sul suolo, l’aria.

Sono sordidi, nella sostanza, ossessionati dalla sicurezza militare, gli ambienti dove la protagonista fa il suo semplice lavoro, le pulizie, e l’arroganza del titolare dell’esperimento si manifesta in sostanziale pochezza umana, seconda solo al potere di vita e di morte del capo militare.

L’accaparramento di tutto ciò che si ritenga possa giovare alla corsa spaziale che è corsa di potere, in clima di guerra fredda, postbellica, è descritta fedelmente ed evidenziando l’ottusità e l’anacronismo macchiettistico ad un tempo.

È il nuovo mito della frontiera che rende un giovane popolo, non più innocente, barbaro e crudele, vittima quando vuol presentarsi vincente e ciò soprattutto per chi fa della scalata sociale il senso della propria vita, perdendo l’umanità.

Ma, i nostri protagonisti, hanno conservato la loro umanità così, il loro piano per salvare la creatura, con cui la protagonista muta, ha intessuto un dialogo tra diversi che sfocia in un bel sentimento, umanissimo, funziona in barba a tutta la sicurezza militare.

La necessità a stare in acqua salata, per via della scarsa autonomia della creatura in atmosfera d’aria, induce a liberarla in mare, dopo averla sottratta ai militari che avevano già decretato la sua soppressione giusto per non farla cadere nelle mani della parte avversa che comunque aveva lo stesso obiettivo, sopprimerla, proprio come gli ignoranti che non comprendendo la bellezza la distruggono.

È l’apice della barbarie, la cupidigia del distruggere ciò di cui non si riesce a far divenire potenziale da sfruttare: è cecità di fronte alla bellezza della natura che è risorsa in se.

Fortunatamente i nostri protagonisti prendono la decisione giusta nei confronti della creatura dagli splendidi poteri rigenerativi e miracolosamente risanativi anche per coloro che hanno un animo buono. Novello messia, in un mondo che non sa riconoscere il bene, dona alla muta che sa dialogarvi, il dono di respirare nell’acqua ed è li che vivranno assieme, nel mondo sottomarino.

La chiave favolistica è usata per inscrivere la storia in potenziali tempi altri: le musiche ogni volta di bell’impatto emotivo, come la speranzosa "A summer place", sottolineanti le sequenze, spaziano in un repertorio d’epoca splendido. Sui titoli di coda la voce incantante di Renée Fleming, prestata al repertorio leggero, suggella con You’ll Never Know. Un Youll Never Know (Non saprai mai), che ho nelle orecchie ora, mentre scrivo e che starebbe bene anche nelle acquose esplorazioni di corridoi e stanze ed arredi fluttuanti come fossero gli ambienti di un relitto marino, delle sequenze iniziali che è però ancora meglio sottolineata da: "The shape of water" di Alexandre Desplant. C’è futuro per l’umanità!

Su cosa riflettere nel presente? Preconizzato un futuro della terra post-scioglimento dei ghiacciai? Ineluttabile e soft per quanti sapranno accogliere il cambiamento, la diversità, ed il mutare, come risorsa!

Al link qui sotto una bella, accurata e soddisfacente recensione. 
https://www.tpi.it/2018/03/05/la-forma-dell-acqua-film-premio-oscar/ 

1 commento:

  1. Riporto una delle frasi, la conclusiva, detta da Giles, il disegnatore pubblicitario

    Giles : Incapace di percepire la forma di Te, ti trovo tutto intorno a me. La tua presenza mi riempie gli occhi del tuo amore, umilia il mio cuore, perché tu sei ovunque.

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