Spagna-Italia: Prandelli e la notte dei morti viventi
Una squadra di autentici zombi da fare invidia a Giorgio Romero. Gli azzurri di Cesare Prandelli sembravano lo spettro di quell’undici che in semifinale aveva annichilito la Germania. Merito alla Spagna, senza alcun dubbio, che ha saputo interpretare il match con la convinzione giusta; ma grande demerito all’Italia, che fin da primi minuti ha denotato una condizione fisica penosa. Si può anche perdere una finale, ma in 37 anni di vita non mai assistito ad una prestazione più deludente da parte della nazionale italiana. Il poker inflittoci dalle “furie rosse” dovrebbe far riflettere attentamente la Federazione sulla posizione di Prandelli.
Non è solo il risultato che brucia, ma l’assoluta mancanza di convinzione agonistica e tenuta fisica. A cominciare dai primi 10 minuti di gioco, dai quali è apparsa subito una squadra demotivata, quasi rassegnata. Certo la Spagna ha avuto un giorno in più per recuperare, tuttavia un unico giorno non è sufficiente per giustificare una differenza di prestazioni cosi evidente. Viene spontaneo chiedersi il motivo per il quale non siano stati utilizzati tutti e 22 i componenti della carovana azzurra, invece di far scendere in campo una formazione fisicamente disastrata. Dopo una debacle di queste proporzioni, credo si sia inevitabile la sostituzione del commissario tecnico Prandelli, in vista dei mondiali del 2014.
Alcuni quotidiani ringraziano ugualmente il Commissario tecnico, ma non si capisce il motivo. La nazionale italiana è stata surclassata e umiliata, al punto che dopo il quarto goal, i telecronisti della Rai chiedevano alla Spagna di non infierire ulteriormente sugli azzurri; senza però ottenere il risultato sperato, al punto che Sergio Ramos stava per segnare la quinta marcatura con un beffardo colpo di tacco e un sogghigno stampato sul viso che la diceva lunga. Anche se recriminare serve a poco, occorre una svolta, che si può concretizzare solo attraverso l’avvicendamento dell’allenatore; Fabio Capello sarebbe il candidato ideale per riconquistare credibilità calcistica e prepararsi adeguatamente per le prossime competizioni internazionali.
Il Direttore de Il Mattino, Virman Cusenza, risponde a Marenero
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