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Messinesi al mare: pericolo tracine per i bagnanti

Con l'arrivo della bella stagione, e con il conseguente aumento delle temperature, i messinesi si riversano nelle spiagge per abbronzarsi e fare il bagno a mare. Tuttavia, quando ci apprestiamo ad immergerci in acqua dovremmo sempre valutare eventuali controindicazioni derivanti dai percoli presenti tra la fauna marina.

Si parla spesso dei rischi connessi alle meduse, il cui numero aumenta in modo esponenziale nel Mediterraneo: a quanto pare gli avvistamenti sarebbero aumentati di dieci volte negli ultimi 6 anni. Viceversa si parla poco o niente dei pericoli derivanti da una puntura causata da un aculeo di tracina.

Eppure ieri a Messina nella spiaggia di Torrente Mulinello/Mezzana, un bagnante è stato perforato al piede dal suddetto pesce mentre nuotava in compagnia dei suoi figli. L'individuo ha lamentato dolori lancianti per oltre mezz'ora, che si sarebbero leniti successivamente solo grazie all'applicazione di una pomata a base di Betametasone (Gentalyn Beta o in alternativa il preparato generico).

Questi pesci - riferisce Wikipedia - sono dotati di aculei velenosi sul dorso, che utilizzano a scopo difensivo. Non è raro per gli esseri umani venire a contatto con questi pesci, sia sulle spiagge sia durante la pesca. Il dolore è molto forte, un bruciore profondo che si irradia dalla ferita lungo tutto l'arto, raramente arrivando fino all'inguine o all'ascella (a seconda dell'arto colpito), raggiungendo il suo massimo dopo 30-45 minuti dalla puntura e perdurando a volte per 24 ore, con strascichi di formicolii e insensibilità.

Nonostante il forte dolore (si dice che i pescatori che si pungevano in antichità venissero legati per evitare che si uccidessero buttandosi a mare), il veleno non è pericoloso per l'uomo e tutto si risolve in fretta. Piuttosto spesso, però, per lo shock doloroso l'organismo reagisce con nausea, vomito, tremori, svenimenti e giramenti di testa. Sono necessarie profilassi antidolorifica e antitetanica. Naturalmente i rischi possono variare da soggetto a soggetto: per esempio, nel caso di punture a carico di bambini piccoli è sempre consigliabile recarsi al pronto soccorso per precauzione.

Per un primo soccorso è utile immergere la zona colpita in acqua molto calda (anche salata) per due ore o almeno un'ora, o tenerla anche per 30 minuti sotto la sabbia riscaldata dal sole, poiché il veleno è termolabile. Non è consigliato l'utilizzo di acqua fredda o ammoniaca. Premere per qualche istante sulla ferita per favorire l'uscita di sangue e ridurre il rischio di infezione. La puntura della tracina è molto velenosa, e non va toccata con nessuna parte del corpo perché provoca in qualche ora terribili irritazioni e dolori crescenti che si propagano per tutto il corpo.

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