Messina: assolto Cateno De Luca, "Io andrò alla Regione"
Proclamata l'assoluzione per Cateno De Luca. È così secondo quanto disposto dalla II sezione penale di Messina, presidente Mario Samperi. Niente reato di falso, né di abuso d'ufficio per il neodeputato, che lo scorso mercoledì era stato arrestato con il capo d'imputazione di evasione fiscale per 1,7 milioni di euro. Il reato di concussione ascrittogli risulta caduto in prescrizione. Questi reati, per i quali De Luca finì in prigione, gli venivano imputati dal 2004 al 2010, mentre ricopriva la carica di Sindaco di Fiumedinisi, nell'ambito delle opere di riqualificazione urbanistica e incentivazione dell'occupazione nel paese per cui esisteva un apposito programma.
Presente la moglie, per fornirgli il proprio supporto, insieme ai suoi legali, Carlo Taormina e Tommaso Micalizzi. Un boato ha accompagnato il momento della lettura del dispositivo della sentenza: urla di gioia e applausi fragorosi dei suoi elettori accorsi in numerosi a sostenerlo. De Luca alza al cielo le dita a V, in segno di vittoria, mentre viene portato via dagli agenti, per essere riaccompagnato a casa nel rispetto della misura cautelare degli arresti domiciliari (AA.DD).
Ha la voce rotta dall'emozione, De Luca, mentre si riferisce ai magistrati: "Non vorrei essere mai al loro posto, perché capisco che in questo 'verminaio' le pressioni sono quelle che sono. Ma io combatto per chi non ha potuto reagire a questo. Ho denunziato più volte questo 'verminaio' e lo continuerò a denunziare, soprattutto per chi non ha avuto la forza e la capacità di reagire. [...] Io continuerò ancora a combattere, - prosegue - perché io sono ancora in uno stato di detenzione, perché mi sono permesso di denunciare più volte dei Pubblici Ministeri." E, prima che venga portato via, afferma: "Io andrò alla Regione."
Arduo il tema dell'ingiustizia, e controverso. Altrettanto impervio e scottante quello relativo alla giustizia. Essere giusti impone di riconoscere ciò che è dovuto, nel bene e nel male. È quanto è auspicabile, da qualunque angolazione la si guardi. Di certo, rimane fermo un punto: la risolutezza di Carlo Taormina, legale dell' "impresentabile", il quale, soddisfatto dell'esito, afferma "il giudizio di impresentabilità non stava in piedi".
Presente la moglie, per fornirgli il proprio supporto, insieme ai suoi legali, Carlo Taormina e Tommaso Micalizzi. Un boato ha accompagnato il momento della lettura del dispositivo della sentenza: urla di gioia e applausi fragorosi dei suoi elettori accorsi in numerosi a sostenerlo. De Luca alza al cielo le dita a V, in segno di vittoria, mentre viene portato via dagli agenti, per essere riaccompagnato a casa nel rispetto della misura cautelare degli arresti domiciliari (AA.DD).
Ha la voce rotta dall'emozione, De Luca, mentre si riferisce ai magistrati: "Non vorrei essere mai al loro posto, perché capisco che in questo 'verminaio' le pressioni sono quelle che sono. Ma io combatto per chi non ha potuto reagire a questo. Ho denunziato più volte questo 'verminaio' e lo continuerò a denunziare, soprattutto per chi non ha avuto la forza e la capacità di reagire. [...] Io continuerò ancora a combattere, - prosegue - perché io sono ancora in uno stato di detenzione, perché mi sono permesso di denunciare più volte dei Pubblici Ministeri." E, prima che venga portato via, afferma: "Io andrò alla Regione."
Arduo il tema dell'ingiustizia, e controverso. Altrettanto impervio e scottante quello relativo alla giustizia. Essere giusti impone di riconoscere ciò che è dovuto, nel bene e nel male. È quanto è auspicabile, da qualunque angolazione la si guardi. Di certo, rimane fermo un punto: la risolutezza di Carlo Taormina, legale dell' "impresentabile", il quale, soddisfatto dell'esito, afferma "il giudizio di impresentabilità non stava in piedi".
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