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Messina: i giovani si organizzano, l'esempio del movimento giovanile di sinistra

Dietro cortese invito, ieri pomeriggio ci siamo recati ad assistere, presso la sede della vecchia Federazione dei D.S., in via Castellammare, alla costituzione del Movimento Giovanile di Sinistra, che mette assieme le tre realtà, appunto, giovanili, dei rispettivi partiti e movimenti, che in questi ultimi anni hanno animato la scena pubblica; e cioè Sinistra Italiana, Articolo Uno Movimento Democratici e Progressisti e Possibile, che adesso confluiscono in "Liberi e Uguali" con Pietro Grasso.

L'occasione dell'invito ci ha dato l'opportunità di entrare nel mondo di giovani impegnati che non guardano soltanto alle loro problematiche, ma cercano in tutti i modi di dare delle risposte alle piaghe sociali della mancanza di lavoro, del mancato diritto allo studio, che deve  vedere lo studente finalmente protagonista, lotta alla mafia, alternanza scuola-lavoro. Di questi, e di altro, abbiamo discusso con tre ragazzi studenti universitari, i quali hanno preso per mano, assieme a tanti altri loro coetanei, il Movimento per mano, per condurlo verso nuovi traguardi.

Francesco Ratto è il primo che risponde alle nostre domande: "Il Movimento Giovanile di Sinistra della provincia di Messina nasce ufficialmente oggi - dice - emanazione di quello nazionale in Liberi e Uguali. Noi vogliamo cogliere le tematiche che stanno più a cuore ai giovani, come il diritto allo studio sia a livello scolastico che universitario. Claudio Fava, alla Regione, ha elaborato una proposta di legge sulla base dei dati che noi abbiamo raccolto. Per non parlare delle borse di studio, e dei posti letto. Poi, ci rivolgiamo al mondo del lavoro, con la lotta al precariato. Oggi chi esce dall'Università ha notevoli difficoltà a trovare lavoro".

Proprio per quanto riguarda la scuola, ci parli del metodo dell'alternanza scuola-lavoro. Quali secondo voi i benefici e le pecche. La cambiereste?
"Per noi - risponde Ratto - idealmente è di sinistra. Il punto è che a Messina è risultato un fallimento, non è per niente formativa. I ragazzi che vanno a svolgere tale servizio, in realtà vanno a sostituire altro personale, e non vengono retribuiti. Serve soltanto a quelle imprese che godono di sgravi fiscali. La nostra proposta è quella di avviare una forma di statuto per regolamentarla". Come ci dice un altro giovane, Barresi, che parla di regolamenti, appunto, "per darle una forma legale, in maniera tale da adeguarsi a quello studente che frequenta una determinata facoltà, e seguire quelli che sono i suoi obiettivi. Già a partire dal quarto anno delle superiori, - prosegue - ci viene proposta questa alternanza, e ci si dice di fare delle lezioni sulla sicurezza equiparandoci a dei veri lavoratori. Senza avere nessun diritto, noi chiediamo quanto meno una retribuzione minima, sindacale. L'idea in se stessa non è sbagliata ma, soprattutto negli istituti tecnici e industriali, avvertiamo l'esigenza di determinare una esperienza nel mondo del lavoro attinente alla preparazione scolastica, ed è necessario che tali studenti affianchino alla teoria la pratica".

Infine si avvicina a noi Angelo Marano che ci parla dell'impegno antimafia dei giovani di M.G.S.: "Noi del Movimento Giovanile di Sinistra stiamo cercando di sensibilizzare i giovani su questo fronte, specialmente sulla creazione del nostro futuro, progettando a lungo termine, allontanandoci da quello che invece fa la mafia che corrompe. Molto spesso, però, i nostri coetanei non hanno questa presa di coscienza, noi ci impegniamo in questa attività di sensibilizzazione, collaborare con realtà che, già da anni, operano sul nostro territorio (come Libera e altre associazioni), informandoci sulla lotta politica alla mafia, da La Torre a Impastato, con le idee che loro hanno promosso. Il regolamento antimafia, approvato dal Comune, per noi è positivo. Stiamo attenzionando il problema dei beni confiscati alla mafia, a Messina, che sono soltanto 13 a fronte di un centinaio in possesso ancora di questa. Noi puntiamo sull'Osservatorio dei Beni Confiscati, poichè è meglio che questi siano restituiti alla cittadinanza, per fare lotta alla mafia. Pensiamo che attaccare il patrimonio mafioso per convertirlo in strumenti sociali sia il modo più facile per aprire gli occhi alla cittadinanza".

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