La Costituzione Italiana e il lavoro. Invito alla riflessione...
L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. L’articolo 1 della nostra cara Costituzione Italiana rispecchia, appieno, la società in cui viviamo. Ogni cittadino italiano, messinese o non, è giusto che si rifugi all’estero per poter trovare un lavoro che gli garantisca la sussistenza. Ed ecco un'altra fortunata categoria di cittadini italiani. Chi lavora sotto le dipendenze altrui, senza essere minimamente tutelato, quotidianamente subisce offese, sia a livello morale che economico.
Come chiaramente sancisce la nostra Carta fondamentale dei diritti, il lavoro è considerato il mezzo per la realizzazione personale, uno strumento di partecipazione del cittadino all’economia dello Stato. La specificazione “fondata sul lavoro”, impone allo Stato italiano, di promuovere politiche, che contrastino la disoccupazione, a favore dei lavoratori. Il problema lavoro, al contrario, sta diventando il tumore dei giorni nostri, un male che accomuna tutti, rendendo gli individui sempre più frustrati e stressati.
Già negli anni ’30 la disoccupazione era fonte di disperazione e causa di tanti guai. Dagli anni del Nazismo ad oggi, assistiamo ad un drammatico film, ma con la differenza che, mentre al cinema è tutta una “fiction”, in Italia personaggi e situazioni sono fin troppo reali. Qualli aspettative? Quale futuro per le nuove generazioni?
Come chiaramente sancisce la nostra Carta fondamentale dei diritti, il lavoro è considerato il mezzo per la realizzazione personale, uno strumento di partecipazione del cittadino all’economia dello Stato. La specificazione “fondata sul lavoro”, impone allo Stato italiano, di promuovere politiche, che contrastino la disoccupazione, a favore dei lavoratori. Il problema lavoro, al contrario, sta diventando il tumore dei giorni nostri, un male che accomuna tutti, rendendo gli individui sempre più frustrati e stressati.
Già negli anni ’30 la disoccupazione era fonte di disperazione e causa di tanti guai. Dagli anni del Nazismo ad oggi, assistiamo ad un drammatico film, ma con la differenza che, mentre al cinema è tutta una “fiction”, in Italia personaggi e situazioni sono fin troppo reali. Qualli aspettative? Quale futuro per le nuove generazioni?
Mai sarà inutile ribadire i principi costituzionali ed indubbiamente, la forma interrogativa che percorre l'articolo nella elegante esposizione di Lucia Cava, che sottolinea durezze a cui ci espone, come cittadini italiani, la mancata applicazione delle garanzie costituzionali, e per prima quella al lavoro che sostanzia dignità da cittadini, ci chiama tutti in causa a contribuire ad una riflessione collettiva.
RispondiEliminaDa lettore, raccolgo l'invito alla riflessione e sposto l'argomento sulle prime mosse della campagna elettorale che tra poco più di un mese e mezzo ci porrà la questione della scelta del voto. Neanche riapro la questione del non voto, che, chi volesse, qui stesso troverebbe quanto il Direttore, nel suo: Il non voto è un voto di protesta? del 27 Ottobre 2017 argomentava, come essenziale appello, reiterante anche le posizioni che con chiarezza, Claudio Fava aveva espresso in occasione della campagna elettorale per le regionali siciliane e con il suo movimento "Cento Passi per la Sicilia". Su ciò vedi gli articoli a nome di Maria Salomone e Giovanni Tomasello in cui tale questione è sempre presente e da più punti di vista sviscerata. Agli articoli in questione, si accede facilmente digitando, nel cerca, anche semplicemente "Fava".
Bisogna infatti fare, decisamente, il passo avanti, abbandonando la condizione perdente indotta dalla disillusione. il passo di scegliere a chi dare il compito di disporre gli strumenti idonei ad invertire il segno occupazionale che potrà ritornare ad incrementare, a partire da politiche avvedute sul rapporto tra occupazione e produzione di ricchezza da ridistribuire. Ridistribuzione ed utilizzo, principalmente, per ulteriormente incrementare, investendo in attività congeniali alle potenzialità di ciascun contesto nazionale, regionale e più specificamente locale, le eccellenze territoriali! Bisogna tornare a promuovere, assieme ai trainanti del momento, i settori tradizionalmente forti e quelli che pur essendo in passato rimasti a margine, meritano rifinanziamenti diretti di uno statoimprenditore che sa promuovere anche la diversificazione di itrapresa che equilibra le eventuali perdite di settori in flessione per eventi fuori dalla portata previsionale. Giova forse ribadire che il primo passo che ci attendiamo dalla politica seria è la trasformazione, senza se e senza ma, dei lavori a tempo determinato, in lavori stabili. La contribuzione che deriva da tali posizioni stabili, sarà il volano per l'innesco di nuove intraprese che, così, finanzianti nuovo lavoro in un ciclo virtuoso di sacrifici a fianco di garanzie, potrà determinare la stabilizzazione economica ed il nuovo benessere del lavorar meno, lavorare tutti.
Claudio Marchese