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Turismo, le 5 idee di Zuccarello: "ma è roba da privati e non da pubblico"

"In cinque minuti non si può parlare di turismo, ma in cinque anni sì! - esordisce così il consigliere Daniele Zuccarello - Di amministrazioni e di anni, ne sono passati tantissimi, ma mai nessuna giunta ha realmente contribuito a una vera programmazione per rendere questa città turisticamente appetibile."

"Quello che si può fare, invece, in cinque minuti, - dice - è pensare a delle piccole accortezze che possano servire in positivo a questa industria, che in tutto il mondo si colloca in posizioni di rilievo. Ma è roba da privati e non da pubblico." - spiega.                        

Ecco le 5 "piccole idee", proposte dal consigliere: concedere ai privati la gestione patrimonio culturale e storico; realizzare una sinergia con l'autorità portuale; istituire una fiera del gusto permanente; stabilire un "info point" (punto informativo) comunale, all'interno del molo degli sbarchi della navi da crociera, di orientamento ai turisti; destinare autobus comunali ad escursioni locali.

1 commento:

  1. Commento a: Turismo, le 5 idee di Zuccarello: "ma è roba da privati e non da pubblico"
    Maria Salomone febbraio 27, 2018 Messina , Politica , Santi Daniele Zuccarello , turismo.

    Errore ideologico o obiettivo consapevole?
    Perché, da politici, non occuparsi del funzionamento produttivo del Pubblico? Non è quello il compito che li distingue in quanto rappresentanti della collettività che a loro affida i beni pubblici in gestione e non in svendita o affidamento per personale fortuna!

    Non vuole essere una caccia alle streghe, ma davvero la non fiducia nel Pubblico, da parte di chi è chiamato a gestirlo, suona sconfitta non solo gestionale, culturale!

    Risorse pubbliche cedute ai privati perché fruttino per il privato e non per la società civile che quei patrimoni ha costruito e poi pure abbandonato, con la colpevole insipienza delle Istituzioni pubbliche. Davvero dobbiamo tenerci Istituzioni in cui i nostri rappresentanti non credono e/o non si adoperano per farle funzionare? Il cittadino dovrà usare risorse da conferire ad un privato, quindi produttive per quello e non per la società, per accedere ad un bene comune? Esistono politiche attive, pur non essendo il pubblico basato sul profitto ma sul servizio. Quindi, perché far passare di mano le ricchezze? Le si dia in gestione a chi le sa far fruttare: giusto! Perché non dovrebbe essere un bravo imprenditore pubblico?

    Evitiamo che accada come per i finanziamenti alle industrie, e che, quando queste decidono di delocalizzare, quei fondi dati perché esse hanno creato posti di lavoro per i cittadini italiani, vanificano il loro obiettivo d'investimento lasciando dietro di se disoccupati a carico delle risorse pubbliche!
    Giusto, ogni storia è differente, allora la riflessione sia su: il pubblico crea un servizio a tempo indeterminato, la finanza invece a tempo determinato, vanificando il valore delle risorse pubbliche impiegate. Il privato, per sua natura ha un obiettivo speculativo che abbandonerà quando con quelle risorse accumulate troverà più utilità ad investire in settori che saranno divenuti meglio trainanti e con ciò decreterà non solo il giusto oblio per quel bene tutelato, ma non ci investirà più risorse per la valorizzazione e men che meno per la tutela.

    Ogni cultura è responsabile dell'oblio di sue espressioni temporaneamente non più apprezzate, ma non dovrebbe macchiarsi del delitto di lasciare deperire il bene pubblico in tutela.
    Il Pubblico, pur sapendosi adeguare alle richieste dell'utenza che danno maggiore risorse, ne reinvestirà anche nel bene meno in auge, azione che, ragionevolmente, il privato non intraprenderà, a meno di essere egli un filantropo o preso da mecenatismo.

    Claudio Marchese

    P.S.
    Fatto salvo tutto quanto qui su puntualizzato, apprezziamo l'intraprendenza che si evince dall'articolo. Auguriamo pertanto si sappia dimostrare che tale processo può essere eticamente gestibile dal Pubblico.

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