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I mostri siamo noi: "La leggenda degli uomini straordinari"

Di recente ho visionato il film d’avventura ‘La leggenda degli uomini straordinari’ diretto da Stephen Norrington, nel cast spicca Sean Connery, mentre Peta Wilson è unica attrice protagonista e nel ruolo di vampira buona. Intanto una osservazione: intorno alla seconda metà del secolo scorso pipistrelli ed esseri che si nutrono di sangue, i vampiri, nei film, stavano relegati in ruoli negativi, altrettanto il contraltare di Mr. Hyde, ossia il Dottor Jekyll. 

Lo sono anche il pirata-capitano Nemo ed altri personaggi con oscuri poteri, come quello dell’invisibilità ed assieme ad altri, anche Dorian Grey con il dono dell’immortalità a condizione che non veda mai il suo ritratto e che poi risulterà cattivo. Questo gruppo, è formato per sconfiggere le forze del male dotate di tecnologie offensive nuove e potenti per l’epoca: carro armato e fucile a ripetizione, oggi lo chiamiamo mitragliatore o forse non più. Anche il Capitano Nemo ha una straordinaria nave-sommergibile. 

Resa così vaga la soglia tra bene e male in quell’ultimo scorcio di Ottocento, c’è poi, celato dietro una maschera che lascia intravvedere dettagli orripilanti del viso, il cattivo, a capo dell’esercito di carri armati, mitra e navi straordinarie, carpito il dossier del progetto, come quella di Nemo.

Il cattivo anche lui fuori ruolo e quindi insospettabile. È lui, che nella veste di capo dei servizi segreti inglese, conferisce il compito di riunire la squadra di uomini straordinari al personaggio interpretato da  Sean Connery.

Scopriremo che in realtà, questi sono raggruppati per meglio carpire i loro poteri, siano dati da fialette per garantire una forza mostruosa o per rendere invisibile il corpo e confidando anche nelle loro rivalità, non totalmente sopite dal far parte della squadra.

Consegno alla visione del film tutto l’avventuroso, ricordando che trae dal fumetto di Alan Moore e disegnato da Kevin O’Neill per riprendere le osservazioni.

Il tutti contro tutti è latente e sembra proprio che si modelli su una certa visione, diffusa, della contemporaneità in cui è sensibilmente diminuita la fiducia nel prossimo. Pur se i buoni vincono lasciando il testimone ai giovani, il capo morente, resta il dubbio che il messaggio che trasmette sia proprio quello del “…, non fidarsi è meglio!”

In ciò, il film è figlio dei tempi e per fortuna altri film comunicano più marcatamente una differente indicazione, quella del fidarsi e casomai far si che chi sbagliasse, possa apprezzare il valore della collaborazione e del ravvedimento.

Comprendo che necessitiamo di esempi positivi provenienti da fonti non schierate, come invece è di per se il Papa. Non a caso proviamo a far notizia anche con le buone notizie.

Pertanto inserisco questo scritto nel novero delle riflessioni sulla comunicazione, avendo toccato il tema del segno della comunicazione che interviene a plasmare la società, a conferirle un modello.

Quindi, come i vecchi saggi raccomandavano, non faccio che girarvi l’invito a consultare più fonti per farsi un’idea che, in questo settore della comunicazione, corrisponde a: abbiate una vita culturale intensa!

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