Regalare un futuro, in: “Io prima di te”
A dispetto del titolo, una storia di abnegazione gioiosa, pur nella specialità della condizione: un film e, prima ancora, un libro. Il fine vita programmato, quando ci son malattie incurabili e che portano a vite tendenti al vegetativo, dividono sempre le nostre coscienze, probabilmente perché tendiamo a tener lontani i dati di realtà e soprattutto che riguarda la vita di altri. Allora ci rifugiamo nell’allineamento-adesione del nostro gruppo sociale ad una delle due opposte e radicali scelte.
La misura sarebbe invece nel vissuto vicino alla occasionalità e nel rispetto della volontà del diretto interessato a cui dovremmo permettere di fare una scelta dopo un percorso di donazione del se stesso a qualcun altro. Qualcosa di molto simile alla esperienza genitoriale, quell’agevolare i figli a che divengano ciò che vorranno essere.
La vita è repentina a mutare quando una accidentalità sopravviene, ed ancor più duro è rimanere pur parzialmente immobilizzati e cagionevoli quando si è stati molto vivi, eccellendo negli sport e “mangiandosi il mondo”. Ad uno dei due protagonisti, Will, accade ciò, ed è il candidarsi come figura pensata per fargli compagnia, come richiesto dalla famiglia a rendere protagonista Louisa. Strapparlo dalla rinuncia a vivere è il compito assegnato a Louisa, fatti tutti i tentativi medici ed avendo poco o nulla ottenuto in recupero delle proprie funzionalità. La scelta della madre di Will cade su Louisa per via della partecipazione emotiva che ha percepito in quella “ragazza che veste in modo buffo”.
La famiglia di Will, lo ha portato dalla vitalissima e veloce Londra, dove non ha più legami, dal momento dell’incidente, che ha dileguato fidanzata ed amici, nella loro residenza di campagna dove stanno, agiati discendenti dei nobili del luogo.
E siamo al punto in cui la ragazza che veste in modo sui generis, viene assunta in prova ed affronta, con le risorse del come è il progressivo comprendere del cosa possa giovare, il nuovo impegno lavorativo. Non risparmia tentativi, non facendosi scoraggiare se qualcosa non risulta accettato. La risposta a quella richiesta che già nel non prevedere nessuna peculiare professionalità, chiariva ci si dovesse inventare una strada non battuta, è proprio nell’intraprendenza e nella passione che giovano, e lei le ha entrambe.
Il lavoro lo ha cercato perché chiuse il negozio dove faceva da commessa, e lei deve aiutare la sua famiglia in cui è rimasto disoccupato il padre.
La fortuna è reciproca, sua e della famiglia di Will e più ancora di lui stesso che, pur scettico, via via entra in comunicazione con la ragazza sui generis che non risparmia iniziative, ma anche sa apprendere la misura e regolare il registro dell’interscambio, naturalmente, per congenita bontà e semplicità di modi.
Anche la spinta ad intraprendere cose possibilmente ritenute fuori luogo dai più, risulta la chiave giusta e li porta, malgrado la condizione di vincolato ad una sedia a rotelle di Will a, fatti i passi del bagno di folla e della specialità di un concerto classico, in ambienti che, potrebbero essere non inclini a gradire la vicinanza del portatore di handicap, a procedere nell’impegno reciproco. Ebbene, le risorse economiche cospicue della famiglia di Will, finanziano anche una vacanza in isole paradisiache, ove scatta il di più.
Cosa avete pensato? Will prende la determinazione di permettere alla ragazza con tanto animo, una vita dove potrà, vivendo luoghi che trasmettono la positiva energia del mondo, tra queste una piazzetta parigina che ricorda ha avuto un benefico effetto su di lui, andare incontro ad una vita pienamente scelta.
Lo ha convinto la sua tenacia ad intraprendere e si è regalato la bellezza del dar ad un’altra persona quello che lui ormai non potrà compiere pienamente, liberandola pure dall’incombenza del doversi occupare di lui.
E siamo al punto: la scelta muta, riguardo al fine vita, a seconda che qualcuno ci accompagni ed anche in relazione a quanto comprendiamo di aver compiuto azioni che scrivono nel futuro la nostra utilità, pur da una condizione di limiti alla pienezza fisica del vivere.
Si comprende che si può essere anche più utili al mondo dando chances ad altri che le faranno fruttare al meglio, a loro volta.
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