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L’Asimov del “neutrino” e il desiderio di famiglia in: “Tito e gli Alieni”



Come nelle evenienze possibili della vita, ad un bimbo ed una adolescente, accade, privati dalla sorte anche dell’ultimo genitore in vita, di doversi trasferire dal parente più prossimo a cui, con grande fiducia, li affidò il padre. Lo zio, presso cui, da Napoli, dovranno trasferirsi è a Las Vegas e fa lo scienziato.

Due aspetti stimolano la fantasia degli orfani: per l’uno, Tito, il più piccolo, l’occuparsi lo zio, che porta lo stesso nome, di “comunicazioni con l’universo”, per l’altra, l’adolescente, tutto ciò che nell’immaginario collettivo è Las Vegas, dove lo zio sta.

Se un salto nell’irrealtà o nel fantastico, può, nell’immediato, supplir,e alla assenza degli affetti familiari, istintivamente son quelli che si cercano e solo il ristabilimento di quei rapporti potrà far ripartire il futuro.

Se indaghiamo, cos’è la bugia della forma di comunicazione che il padre simula con la madre scomparsa, per consentire a Tito, ancora preadolescente, di sentire un rapporto con la madre? Quella parvenza di continuità del rapporto e compiutezza, pur imperfetta, della famiglia, si interrompe, per Tito, quando anche il padre viene a mancare, essendo lui tramite e sintesi della parte genitoriale della famiglia.

Giungere nel deserto, ove lo zio ha il suo laboratorio, con un grande telescopio astronomico, con cui faceva le sue ricerche con la moglie, anch’essa scienziata e scomparsa e con cui aveva stabilito e poi perso un contatto con comunicazione dalle profondità dell’universo, è per Tito, che nel nome comune con lo zio trova anche una affinità di interessi, la possibilità di riattivazione dei contatti familiari.

Per la sorella, adolescente, necessariamente cresciuta in consapevolezza, a causa dell’essere divenuta “capofamiglia”, invece, trovarsi catapultata, dopo l’attraversamento di Las Vegas, ed un lungo viaggio notturno, in cui li conduce Stella, loro guida per giungere dove sta lo zio, è delusione cocente il trovarsi nel deserto e, momentaneamente, solo la casa-bolla, un sistema di palloni pressurizzati, mitiga la delusione e rende accattivante l’accoglienza.

Laddove Tito attende che lo zio sappia metterlo in comunicazione con il padre, come questo faceva nei confronti della madre, Anita invece, percepisce Stella, che fa l’autista per lo zio Tito, come colei che potrebbe risollevare lo zio dalla ormai lontana scomparsa della moglie Linda e con ciò riavere, lei e suo fratello, una famiglia. Così, una serie di azioni tendono a ciò.

Non va taciuto, il realissimo irreale che circonda l’”area 51”. È un campo di sperimentazione in cui ci si occupa di sviluppare tecnologie adeguate sia all’ingresso in contatto con gli alieni che, ad, eventualmente, relazionarsi con essi, adeguatamente. Sfere volanti di riconoscimento ed astronavi virtuali che si materializzano e scompaiono, ne fanno una fantastica proiezione del futuribile, pur se gestita dai militari che gli danno una valenza strategica.

Pure essenziale nella storia è “Linda”, il robot inviatore ed intercettore di messaggi con l’universo, inventato dallo zio con la zia, dello stesso nome, anch’essa scienziata e scomparsa da tanto tempo. Linda, il robot, è un coacervo di tecnologie con alcuni aspetti umani che le hanno conferito i suoi inventori e che più volte ci sorprende e più di tutte quando realmente, sfruttando una finestra di possibile collegamento con le profondità dello spazio, all’area 51, compie il “miracolo” di far visivamente ricongiungere tutti gli astanti, militari compresi, con i loro affetti.

Sono attimi, lunghissimi, perché intensamente vissuti e che nessuno vorrebbe finissero, tanto è forte il desiderio di poter stare con i propri affetti perduti!
È lì che, lo scienziato, torna nella realtà, comprende che quello che è avvenuto è proiezione del desiderio e della memoria individuali e lascia i militari a coltivare le loro fantasie sul futuribile per partire con Stella ed i nipoti per la loro avventura come famiglia. Sono ripercorsi alcuni miti americani e non poteva mancare quello della frontiera.

Ciò che più affascina è la ripresa di una tematica che nella fantascienza è stata fertile, ad originare dal bel racconto di Isaac Asimov, sul neutrino e l’uso che ne vorrebbe fare per scandagliare il passato, anziché il futuro, la società che il grande scienziato ed autore di fantascienza, immaginò.
Il racconto è: “Cronoscopio” presente a pagina 27 della raccolta: “Il meglio di Asimov” volume 2* prima edizione nei tascabili Mondadori 1973 e successiva del 1976, Terni.





2 commenti:

  1. Anomala pratica, pubblico qui la precedente stesura delle riflessioni a seguito del film: chissà non dispiaccia ad alcuni!

    Fantascienza e desiderio di ricomposizione del proprio mondo, in: “Tito e gli alieni”

    L’indole umana prova a mantenere un rapporto con gli affetti non più in vita: la fantascienza, da quando Isaac Asimov ha scritto il suo racconto con al centro gli studi sul neutrino, ha più volte indagato la tematica del viaggio nel tempo.

    Questo viaggio che i più arditi vorrebbero intraprendere verso la conoscenza del futuro, per altri è rivolto al passato, ossessionati dalla necessità di sapere quello non sanno o hanno solo immaginato di sapere sui propri cari a cui non sarà più possibile chiedere quelle tante cose che vorremo guidassero i nostri passi, che ci rimangono sconosciute, ed ora potrebbero dirci, sapendo e non mentendo, da lì dove sono.

    I militari hanno preso a preparare una difesa da possibili invasioni extraterrestri, molto investendo in tecnologie che a volte fortunatamente hanno avuto possibili applicazioni i campo civile. Altrettanto facile è stato, chiedere agli scienziati, pur genuinamente impegnati, d’inviare e del provare a ricevere, messaggi nell’universo: non demordiamo, dicendoci che non è possibile esser soli come Civiltà intelligente, nello sconfinato spazio.

    Duplice è il sentimento rispetto a ciò che potremmo incontrare, rispecchiante l’animo umano: da una parte un popolo di extraterrestri più evoluti ed inclini ad aiutarci a risolvere nostri problemi di sopravvivenza come specie, e dall’altra Alieni, aggressivi nei nostri confronti e da cui...

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  2. ...doverci difendere.

    Tito, il bambino che assieme alla sorella, si trova catapultato da Napoli a Las Vegas, quando il genitore rimasto, prima di morire, li affida al fratello, scienziato negli Stati Uniti, si sente subito affine allo strano lavoro dell’ascoltare i suoni provenienti dalla galassia e provare a decodificarli. Il decodificatore inventato assieme alla moglie, anch’essa morta, prova ad utilizzarlo anche per raccogliere possibili segnali che lei le invierà da quell’altrove.

    In ciò, zio e nipote sono affini, provano a mantenere aperto un rapporto con gli affetti non più in vita, hanno tale comune desiderio. Il padre trasferiva al bambino indicazioni provenienti dalla madre morta, comunicando per il tramite di una immagine di lei, lo zio “comunica” per il tramite del robot decodificatore che è anche una memoria storica, inventato assieme e che cerca quella voce, per lui, nell’universo.

    Un evento di intercettazione di qualcosa, da un remotissimo spazio, solitamente occluso ai segnali per via della folla di pianeti che solitamente ostruiscono quel canale di invio e ricezione comunicativa, gli fa ben sperare di poter riallacciare le fila con quel segnale.

    In quel luogo “deserto” ove, salvo qualche collina, il paesaggio lo fa prevalentemente un cangiantissimo cielo, tra alti e bassi procedono i giorni, ravvivati dalla “vicina” base militare ove sono operativi ritrovati tecnologici di reale natura fantascientifica:accade che si riapre quel varco comunicativo tra le stelle e tutti i presenti hanno un incontro con i loro cari defunti, visivo, senza che vi sia possibilità, però di interloquire.

    Oltre il reale fenomeno fisico, lo scienziato, conoscendo le proprietà del suo robot-decodificatore, intuisce che ha avuto buon gioco la proiezione della memoria, operante per il tramite del desiderio. La finzione della comunicazione tramite la foto, dovrà continuare per Tito. Tutto il piccolo nucleo familiare che grazie ai due nipoti, si è sbloccato, per lo zio, nei confronti dell’amica che le è stata più vicina dalla scomparsa della moglie, parte per un futuro più concreto.

    Resteranno i militari con il loro dispiegamento di mezzi fantascientifici a perseguire la ricerca dell’altro che speriamo di poter un giorno incontrare, extraterrestre, o alieno che lo vogliamo chiamare.

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