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Annunciate novità per politiche del Lavoro



Recentemente, dal Ministero del Lavoro la comunicazione, di inversione progressiva delle politiche del lavoro. Si procederà alla progressiva riduzione del precariato, intanto, riducendone il periodo possibile. Le imprese avranno quindi l’opportunità di dotarsi di personale a tempo indeterminato, avendo formato il lavoratore e fruendo di sgravi fiscali.

Le misure di sgravi fiscali per assunzioni riguarderanno infatti i lavoratori a tempo indeterminato? 
Stupisce, e non dovrebbe, che una misura così semplice non sia venuta prima in mente a precedenti governi, ma consideriamo questo passo come possibile conseguenza di quello che assegnò tale vantaggio alle imprese per l’assunzione di precari e passiamo oltre, lasciando ai dietrologi il compito delle ormai inutili recriminazioni. 

Gli italiani scelgono ed ottengono i governi che si attendono: nessuno è sprovveduto, casomai, interessato a che nulla cambi o all’opposto, che qualcosa cambi. Le fiducie sono a tempo: cambiano quando non si percepisce un agire organico che possa realmente produrre un cambio in positivo.

Naturalmente, attendiamo che l’esempio lo dia la pubblica amministrazione e, per personale conoscenza di possibili esiti, l’università. Per lungo tempo il settore dell'istruzione è stato tenuto con esigue risorse ed ha  ampiamente adottato una forma di precariato a tappe per cui si giunge ad accumulare: quanto basta per essere fuori da possibilità di maturazione della pensione. Si! E' cosi! Perché? Avendo, i precari del pubblico impiego, da “fortunati” stabilizzati, pochi anni lavorativi dopo la stabilizzazione, per via del lungo, lunghissimo precariato, questi tempi, non permetteranno di maturarla, la benedetta pensione!

Il contributivo volontario a cui si fu spinti, non tenne conto dell’oltre 50% di tassazione ritenuto in busta  paga, con ciò che consegue: scegliere di non vivere, come ad esempio, non formarsi una famiglia, per pagarsi la contribuzione volontaria. 

Un riordino potrebbe anche qui venire dal volano che il maggior numero di lavori a tempo indeterminato produrrebbero anche in questo delicato settore riguardante la vita futura di tanta parte degli odierni lavoratori, ma, la Nazione tutta, se si pensa all'istruzione delle menti che dovranno produrre il futuro sviluppo, e tutto ciò nulla dicendo di chi invece un lavoro proprio non l'ha.

Eppure, confidiamo nelle maggiori risorse e stabilità economiche di sempre più lavoratori, che permetteranno una maggiore circolazione della ricchezza, e che questa funga da volano economico ed induca persino ad intraprendere in nuovi settori presso cui troveranno nuovi posti di lavoro coloro che oggi non l’hanno.

Ovviamente, nelle migliori delle ipotesi, ossia in un quadro di costante monitoraggio dell’andamento dell’occupazione, e con le necessarie messe a punto delle strategie, ci vorrà del tempo e misure che realmente incentivino ed oculatamente, le iniziative dei privati e, prima ancora, del pubblico che riprende a farsi carico dell’applicazione dell’articolo uno della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro...”, lungamente disatteso.

Potrà venire anche successivamente una qualche legge elettorale che riporti maggioranze realmente popolari ad affermarsi senza dover mai divenire ostaggio di minoranze aventi lo scopo di minare la governabilità. Si sono fatte fin troppe leggi elettorali in nome della governabilità e che nella sostanza hanno consegnato il governo a minoranze, poi facilmente sotto ricatto, in barba, alla volontà popolare, con premi di maggioranza che la falsificano.

Non sembra opportuno mantenere ciò che divennero i tanti partitini ormai a carattere personale, e tramite cui i candidati mirano a ottenere la palesità del loro “peso” politico. Appare chiaro che la divaricazione significativa è tra chi opererà in direzione degli interessi popolari e chi quelle bandiere le sventola, ma, sostanzialmente, lavora al mantenimento dei privilegi di una sola parte dei cittadini, e non certo i più in difficoltà. 

Sapranno le forze che si dichiarano a fianco dei più bisognosi, saper cogliere l'opportunità di sostenere chi sta dimostrando la buona volontà di operare in questa direzione? Sapranno avere il coraggio di metter da parte la spocchia del sentirsi i primi della classe, avendo avuto l'opportunità in passato e non avendola usata opportunamente? Finisca la vetusta strategia per cui tenendo i cittadini in stato di bisogno permanente, si ottennero garanzie per le personali carriere! 

Ma, "i buoni questo e quello" avranno il coraggio indispensabile per mettere prima del se stessi, il bene di chi veramente ha necessità? Comprendono quanto di ignobile hanno fatto disimpegnandosi e mettendo in difficoltà, persino denigrando, chi vuol impegnarsi? Dov'è la coscienza? Ai cittadini il compito di esserlo: "Coscienza"!

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