Messina, trasporti pubblici: un approccio Olistico? (prima parte)
Trasporto Pubblico in sede propria, o proprio inefficienza assicurata! Quanto al Tram per aria, appunto, troppo per aria la Monorotaia che ha un senso per le grandi distanze ma non come servizio cittadino con fermate ogni mezzo chilometro (intorno a 10 isolati messinesi), come per ora il Tram di terra!
Per un quadro globale, di un pur limitato punto di vista, da fruitore dei mezzi pubblici, chi volesse può, qui stesso, su Corsaro del Sud, andare a: "Pronti? Via: Forse no! Stop" sulla falsa partenza dello Shuttle, di appena ieri 2018 09 15.
P.S. e di più. Romantica la monorotaia, o tram aereo, come l'ormai dismessa NewYorchese, grazie alla quale si incontrano la Jennifer Lopez, insegnante di ballo e Richard Gere, nel recentemente riproposto in TV "Shall we dance?" del 2004.
Ma ancora a New York aveva un senso, essendo una, soppiantata, alternativa alla metropolitana interrata, che assolve al compito di Ferrovia Metropolitana. Avrebbe infatti senso, con essa collegare sino a Taormina da una parte e Milazzo od oltre dall'altra, per Messina Città Metropolitana. Ed il De Luca, proiettato politicamente su una scala ultracittadina, Sindaco della Città Metropolitana, verso questo, in concorrenza con le ferrovie, sembra andare.
Non è invece possibile spacciare tale progetto come sostituto del Tram o comunque risolutore della mobilità cittadina interna e chissà se lo Shuttle potrà divenirlo, ..necessaria la sede propria per non rimanere imbottigliato nel traffico cittadino.
Anche se l'estensione lineare di Messina si presta a questa interscalarità, la Monorotaia, non sarebbe per nulla sensata, sempre per la mobilità cittadina interna, per intenderci, quella che sopporta non più di 250 metri di percorrenza a piedi, ossia con le fermate ogni circa 500 metri.
Infatti, dover prevedere di scendere o salire, nel caso della Monorotaia, ogni 500 metri, comporterebbe una non valida alternativa al muoversi a piedi in quello stesso raggio, oltre ad essere dispendiosissimi i sistemi di superamento di quota per scendere al, o salire dal, suolo, e non solo economicamente, ma in termini di consumo di suolo.
Tutto ciò, non mettendo in conto l'altro negativissimo deterrente, quello dell'impatto visivo di tali, necessariamente corposi, sistemi di risalita, necessitanti assieme agli ascensori, almeno in funzione di dispositivo di sicurezza ed in chiave di abbattimento delle barriere trasportistiche, per scendere a terra, anche scale per garantire un adeguato, numericamente, e sicuro, deflusso dell'utenza.
Consumerebbero, in termini di superficie, l'analogo di almeno nove volte una scala condominiale, ossia un ingombro minimo di circa 200 metri quadri, due appartamenti di taglio medio, una piccola palazzina, anche se aperta e in struttura metallica probabilmente.
Non è un caso che visivamente, delle monorotaie vengono sempre presentate immagini mai esplicative del come si raggiunga la quota della loro sede di accesso e movimento. Il summenzionato film, pur non indugiandovi, presenta, quando Richard Gere decide di scendere dalla soprelevata, per iscriversi alla scuola di danza dove è istruttrice Jennifer Lopez, uno squallido intreccio di ferraglia, non certo commensurabile con la torre Eiffel parigina o il nostro Pilone, altrettanto elegante, in quanto ad aerecità.
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