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Giornata internazionale contro la violenza sulle donne




S’inceppa ancora la parola 
si tiene in disparte
Abbrividisce la memoria
Vuoto e silenzio 
sui tuoi anni brevi 
da mani che grondano sangue 
Al margine della strada 
mille tessere in pezzi 
dei tuoi diciannove anni 
infranto il mosaico 
Divelti con furia assassina 
sogni progetti speranze 
Si serra alla gola 
da lama affilata 
il grido inesploso 
S’affioca 
Percorre gli anni 
Inascoltato 
ci ferisce ancora 
rompe il muro del silenzio. 
(di Marisa Pelle, in Schizzi di memoria, poesia scritta in memoria di Roberta Lanzino, studentessa universitaria calabrese, violentata e uccisa il 26 luglio 1988 nei pressi di Cerisano – CS)

Il grido inesploso attanaglia ogni donna costretta, minacciata, messa a tacere, privata di una vita nella vita, e persino strappata alla vita.

Il grido inesploso riguarda ogni donna vittima di violenze, tali da ferire, sfigurare o annullare il corpo, tali da umiliare la dignità e reprimere la libertà di essere se stessa.

Questo grido inesploso irrompe nella quotidianità, registrando in Italia tra il 2000 ed oggi l’omicidio di circa 3000 donne, e più di 100 (in base ai dati diffusi da Eures) nei primi dieci mesi del 2018, in particolare per mano di compagni, mariti e familiari.

Il grido inesploso di adolescenti, come Roberta, che mai vedranno comporsi il mosaico della propria vita, e di donne, rimaste vittime di un amore che diventa terrore, rompe il muro del silenzio durante la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con risoluzione n.54/134 del 17 dicembre 1999.

La data del 25 novembre fu scelta in ricordo dell’assassinio delle tre sorelle Mirabal, impegnate nel contrastare il regime di Rafael Leònidas Trujillo, il dittatore che costrinse la Repubblica Dominicana nell'arretratezza dal 1930 al 1961. 

Proprio il 25 novembre 1960 le sorelle Patria, Minerva e María Teresa Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono fermate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare, portate in un luogo nascosto dove furono torturate, percosse a colpi di bastone e strangolate.

Infine, furono gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, simulando un incidente.

Ed è questo precipizio che ancora si ripropone per ciascuna donna, che ritenga di sanare una relazione malata con la sopportazione dettata talora dalla mancata autonomia economica, talora dalla protezione per i figli, o semplicemente dall'amore, tale da sottovalutare il sentimento di possesso del compagno, convincendosi che la violenza subita non si ripeterà.

Nonostante le campagne di sensibilizzazione, la violenza basata sul genere, resta la maggiore causa di morte per le donne. 

Necessita una maggiore coscienza civile nell'attuazione delle leggi, nella valutazione della pericolosità della violenza maschile e della gravità delle condotte inflitte sulle donne, le cui ripetute denunce spesso hanno come esito l’applicazione di pene irrisorie e di attenuanti.

Necessitano prevenzione socio - culturale e protezione per le donne immediatamente dopo la denuncia.

Una forma di prevenzione che deve iniziare già dall'infanzia, in ambito familiare, dove per prima s’impara il valore del rispetto della persona, della donna, della madre…non dimenticando che…

 “La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci” (Isaac Asimov)  

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