Stimolato da una collega: sul giornalismo
Bianco su nero contro nero su bianco. Complimenti per la qualità e la sintesi in cui hai permesso, con quello che immagino uno schema leggermente variabile, volta a volta, di far venire fuori un bel ritratto del personaggio e dell'evento. Molto professionale anche la scelta del fuoricampo. Il raddoppio del microfono perfezionerebbe. Adeguata e serena l’ambientazione, sottolineata dalla ripresa stabile sul soggetto ed il quadro in cui sta.
Il personaggio è di grande classe, mi sfuggi! ...non riesco a star dietro che a poche cose al giorno, anzi, spesso, mezza! La classe dell’autrice la ravvisai principalmente il quel non citare alcun titolo di suoi libri, alla tua richiesta del quale fosse quello da lei sentito più suo e che quindi consiglierebbe di leggere al pubblico.
Ebbene, assieme alla naturale promozione dell’ultimo libro, resa naturalmente esplicita, mi piacque quel dipingere sempre l’ultimo come quello che più rappresenta l’autore, in ragione dell’essere il più alto grado di maturazione, al momento, del pensiero dello stesso autore.
Su una sola cosa m’interrogo, e riguarda la ormai ricorrente pratica della video-intervista breve prima dell'evento. A chi giova?
D'accordo, la guardiamo ed apprezziamo, ma, se fossimo interessati, ci arrabbiamo per aver perso l’evento, visto che esce poco a ridosso, nel migliore dei casi e certo non siamo notificati all’istante e se pure potessimo e lo fossimo, avremmo bisogno della macchina del trasferimento di materia per presenziare all’evento. Ma, a questo una diretta streaming riparerebbe, e meglio se salvabile per una visualizazione quando si possa, senza interrompere il nostro affaccendamento in altre priorità.
Certo anche l’interlocuzione con il/la protagonista, a distanza, nello spazio del dibattito, ci potrebbe gratificare se lo potessimo ottenere in collegamento skipe o affini. Saremmo iscritti come pubblico appassionato ma solo per specifici argomenti su cui abbiamo già dato prova di competenza, ad esempio scrivendo commenti on line agli articoli del giornale digitale. Non dimentico che fu la strada per la mia cooptazione come articolista.
Sicuramente questa pratica innalzerebbe la qualità dell’evento. Agevolare la presenza di pubblico competente pur se immobilizzato a casa per i più vari motivi è encomiabile: penso a quanto possiamo godere dell’Andrea Camilleri, in questa forma, tutte le volte che è stato ospite da casa sua a programmi TV. Ma che non divenga un vizio per noi, che, lo stare in mezzo agli altri è comunque sempre molto più stimolante.
Differentemente, l’esito di tali microinterviste non riesce a giovare ad altro che a parlarne come se ci fossimo stati all’evento, ossia a far chiacchiericcio, che, se sarà seguito da vera curiosità, ben venga, anche se dubito che sia questa la strada per un positivo approcciarsi a qualsivoglia arte o argomento.
Per me ha avuto il valore di richiedere un’informazione suppletiva che spererei di trovare in una completa ripresa video, contenuta in una teca del genere di RaiPlay.
Credo che fare promozione culturale, sia sempre far giungere ai più, oltre l'informazione, la piena godibilità degli eventi culturali a cui si è stati presenti come cronisti. Trovo non professionale rubare un frammento e fuggire. Si dovrebbero accettare i limiti umani della non ubiquità.
Si prenda l'impegno della scelta, della selezione dei contenuti culturali da proporre. Una scelta matura che non può essere contrabbandata con l'alibi della pluralità informativa. Un servizio per la crescita culturale, comporta anche consociarsi, anziché sovrapporsi, al fine di coprire lo spettro completo o il più completo possibile degli eventi ritenuti d’interesse.
Credo, questo significhi, avere un piano editoriale di servizio alla città. A tal punto, al posto del giornalistagenerico che sa tanto di testata caratterizzata da velleitarismo, una sorta di “vorrei ma non posso”, potrà profilarsi lo specialista che ovviamente può, in relazione ai suoi più spiccati interessi culturali, di tanto in tanto "svisare".
Sarà che mi piace il jazz, quello che sa usare la svisatura come perla eccezionale di singoli strumentisti alla volta. Risulterà un rafforzativo del suo consueto argomentare, un arricchimento tematico. Così si fa politica culturale!
Ci sarà spazio per approfondimenti e aperture di dibattito con pubblico interessato e via via sempre più esperto e motivato. So che sembra un inno allo specialismo e che un individuo può definirsi intellettuale se è poliedrico.
Ma è il pubblico che deve divenire ciò! Poliedrico! E’ per questo che il pubblico deve avere specialisti che sappiano condurlo ad amare generi differenti di una stessa tipologia di comunicazione artistica. È in ciò che bisogna esser capaci di offrire pluralità.
Intendo che lo stesso giornalista non può coprire tutto il settore cultura di una testata. Direi anzi che non dovrebbe essere di una tastata ma offrire il suo prodotto in esclusiva al miglior offerente. Credo questo riequilibrerebbe i rapporti tra testata e lavoratori dell'informazione-formazione.
Bisognerà pur rendersi conto che non la manipolazione ma la più genuina restituzione dell'evento è servizio culturale. Chi poi volesse star dall'altra parte, ci stia, ossia, faccia palesemente spettacolo, sia protagonista, sulla ribalta, ma non finga un ruolo che in quello stesso momento, con quell’azione, ha perso.
Non va mai dimenticato il ruolo di servizio in cui è indispensabile l'etica, persino il proporre integralmente e senza angolazioni di ripresa deformative, l’evento in se. Anche un’estenuante diretta da una telecamera che registra, fissamente, una scena in movimento che, eventualmente, si potrà rivedere in time_laps, accelerata e poi nuovamente in velocità normale per lo stralcio che avessimo individuato come la porzione in cui “avviene qualcosa” che stimola la nostra individuale curiosità.
Che ciò non divenga il condurre una vita “spiando” il mondo e perdendo la propria, come già avvisava Isaac Asimow nel bel racconro di fantascienza sul neutrino ed il suo possibile uso improprio per vedere il passato.
P.S. il racconto di Isaac Asimov si titola "Il Cronoscopio" ed è contenuto, da mio riscontro diretto, sicuramente in: "Il meglio di Asimov vol 2 Mondadori 1976 Terni, iniziando da pagina 27 e sino a pagina 91
Fosse fuori diritti d’autore, lo metterei nei commenti, differentemente solo alcuni stralci che permettano di cogliere l’aspetto per cui ve lo citai. Stralcio intanto un frammento illustrativo di come fosse degenerata la situazione...
Anche il film: “Le vite degli altri”, il titolo è già significativo per comprendere, è un buon stimolatore della riflessione, sul bene, oltre che sul male, di tale possibile pratica dell'osservazione, pur se in contesti estremi, come quello del film.
Potterley. "Sentiamo quali sono i nomi delle persone informate della cosa..."
RispondiElimina"Troppo tardi" disse Nimmo. "hanno avuto più di una giornata a disposizione. La voce ha avuto il tempo di circolare. i miei corrispondenti avranno telefonato a un certo numero di fisici per far controllare i miei dati prima di procedere alla pubblicazione, e quelli si saranno telefonati l'un l'altro per passarsi la notizia. una volta che gli scienziati abbiano messo assieme neutrinica e pseudo-gravitica, il cronoscopio domestico diverrà una scoperta ovvia. Prima che la settimana sia trascorsa, almeno cinquecento persone sapranno costruire un piccolo cronoscopio, e come faremo a catturarle tutte?" ...
...che specie di mondo avremo da ora in poi, non lo so, non saprei dirlo, ma quello che conoscevamo è andato completamente distrutto. Finora, ogni abitudine, ogni usanza, ogni forma di vita ha sempre dato per scontato un certo grado di intimità, ma tutto questo è finito, ormai."
S'inchinò a tutti e tre con fare ironicamente cerimonioso.
"Fra tutti e tre, avete creato un mondo nuovo. Mi congratulo. Buon soggiorno nella vasca dei pesci a voi, a me, a tutti, e possa ognuno di voi arrostire nell'inferno per l'eternità. l'arresto, signori, è revocato."
Spero queste premesse incuriosiscano qualcuno: quanto meno ci ho provato.
Ciascuno la sua riflessione, non solo squallidamente morale, la potrà maturare.
La mia?
Essere più riflessivi e possibilmente interrogarsi anche su ciò che, visto che lo fan tutti...
E' per questa via che potremmo trasformare il nostro mondo in un inferno, pilotati senza saperlo da chi necessita solo di burattini.
A tal proposito, vedete, se potete: "Lo schiaccianoci ed i quattro regni". Al di la del dirompente impianto Disneyano, ricchissimo, dettagliatissimo: qualche utile riflessione sull'apparenza e la verità.
Anche questo visto su sollecitazione di un'altra collega del mio precedente lavoro.
Privatamente ricevuta la richiesta di dar spiegazione in merito alla contrapposizione di colori: i due estremi, bianco e nero, condivido la risposta con voi.
RispondiEliminaIn origine siamo bianchi, tutti da scrivere, ed il nero dell'inchiostro inizia a riempirci di informazioni, anche pregiudizi e quant'altro. Ebbene, c'è un momento in cui siamo saturi, tutti scritti, neri.
Ebbene, è il momento di iniziare a cancellare qualcosa, per primi i pregiudizi, per questo l'immagine, tra su e giù, si inverte e la "nuova scrittura", giù, è un cancellare tutto il superfluo, cominciando proprio da quelle incrostazioni concettuali oppositive e conseguentemente, liberando le nostre energie positive, incanalando l'energia allo stato puro, quella sintesi che il bianco rappresenta con la sua luminosità.
E' un compito complesso che diviene facile se solo lo vogliamo e ci crediamo che sia possibile.
https://www.youtube.com/watch?v=ouhM-tSAcR4
RispondiEliminaQuesto su il link alla videointervista della collega Maria Salomone di Messina7 alla poetessa e Scrittrice Maria Teresa Infante, da cui originò la mia riflessione divenuta pubblica in forma di articolo. La collega ha gentilmente fornito il permesso a pubblicare il link, con spirito giornalistico.
Ciò per migliorare il nostro rapporto con i lettori, rendendolo sempre più consapevole ed esigente, attraverso la partecipazione al dibattito. Un perfezionamento che progredisce con il nostro impegno aiutato dalla vostra esigente maturità.
Benvenuti al dibattito propositivo sull'argomento, affinché, fatta la diagnosi, si possa indirizzare l'impegno su ciò che ci rende, nel modo migliore possibile, strumenti-operatori per la formazione culturale che è obiettivo primario per chi comunica.
In proposito, ieri sera al programma dell'autore di "Fai bei sogni", sul RAI3 c'era Beppe Severgnini, a cui proviamo ad ispirarci. Una puntata di "Le parole della settimana" di Massimo Gramellini, con ospiti oltre al suddetto, il Cantautore_Professore Roberto Vecchioni. Nella serata: Alex Zanardi, Pif, Beppe Severgnini, Vittoria Puccini e Beppe Fiorello. Usare più spesso RaiPlay, per recuperare le puntate perse delle parole della settimana e di tutto ciò che vi da più piacere. Un modo per farci la nostra TV, in qualunque momento ne abbiamo voglia.