Cambio di etica, in: Assassinio sull’OrientExpress
L’inquadratura scelta per illustrare l’articolo sul film, nuova trasposizione sul grande schermo ad oltre quaranta anni dalla prima, dell’affascinante giallo di Agatha Cristy: Assassinio sull’Orient Express, è quella della sequenza apice del disvelamento e del dubbio che attanaglia l’investigatore Poirot!
I protagonisti-indagati, sono seduti, schierati, dietro un tavolo su cavalletti dentro la galleria da cui successivamente, il treno, la cui locomotiva deragliò dai binari per via di una valanga di neve, transiterà per far completare i loro viaggi ai personaggi del giallo, anche all’assassinato.
Ricco di dialoghi, duetti tra investigatore e passeggeri della carrozza letto in cui si consuma il delitto, il film. L’assassinato è stato trafitto da molte pugnalate, e ciò, assieme agli indizi che aprono la rosa degli indagati, rende particolarmente avvincente per lo spettatore calarsi nei panni dell’ispettore.
Il protagonismo del celebre treno che attraversava mezza Europa e procedeva verso l’Oriente tra paesaggi innevati di raro fascino e bellezza, è garantito da sequenze entro di esso che non perdono occasione per sottolineare gli agi permessi ai suoi passeggeri dalla sala ristorante e salotto, dove ogni dettaglio è elegante alle suite.
Non dimentichiamo all’uso di chi era destinato. Sono: nobili, funzionari governativi, nuovi arricchiti, professionisti di prestigio, ed altra umanità in cerca di luce, i viaggiatori che lo usano. Passeggeri in viaggio verso mete lontane, come ai tempi del mitico OrientExpress, solo ad una sceltissima élite era possibile permettersi.
Non dimentichiamo all’uso di chi era destinato. Sono: nobili, funzionari governativi, nuovi arricchiti, professionisti di prestigio, ed altra umanità in cerca di luce, i viaggiatori che lo usano. Passeggeri in viaggio verso mete lontane, come ai tempi del mitico OrientExpress, solo ad una sceltissima élite era possibile permettersi.
Anche Poirot è su quel treno per raggiungere la destinazione ove il suo talento nel districare le matasse ingarbugliate è richiesto dal suo governo. Governo che pare non riesca a concedergli di ritirarsi ad una più tranquilla vita, come apprendiamo desidererebbe, da un iniziale dialogo con l’ufficiale da cui si congeda prima di intraprendere il suo viaggio che viene poi deviato da un ulteriore richiesta di servizi per il suo governo, motivo per cui dovrà prendere quel treno.
Sono di ampio respiro e bellezza paesaggistica sullo stretto del Bosforo le inquadrature che seguono il suo trasferimento sulla parte orientale di Istambul e culminanti con la ripresa dall’alto dell’inizio del viaggio del mitico treno. Sono riconoscibilissime Santa Sophia con le sue belle cupole e guglie, nonché i mercati e la splendida stazione da cui esce il treno proiettante nel cielo una magnifica scia di bianche nubi di fumo della motrice a carbone.
Il fermo del viaggio, conseguente alla valanga di neve che ha fatto uscire dai binari la locomotiva, è il tempo delle giornate in cui si scopre il delitto ed iniziano le indagini richieste dal capotreno a Poirot che non si sottrae a tale incombenza. Capiamo anzi che per Poirot, questa attività è vitale, anche se: c’è stato un passato in cui anche lui ha avuto dei sentimenti che il suo genere di vita gli ha precluso.
L’intrico in questo assassinio è denso, si viene continuamente indirizzati verso potenziali colpevoli il cui movente tende ad unificarsi ed a rendere come complici gli indagati. Al di là della soluzione è essenziale il necessario cambio di registro di Poirot che decide esser più giusto optare per una versione dei fatti soddisfacente le autorità...
Nessun commento