Nemmeno una virgola fuori posto, in: A casa tutti bene
L’espressione sintesi del godimento appena ricevuto, si autoformula sui titoli di coda che spesso hanno questo benefico effetto sullo spettatore che si prende il tempo per riabbigliarsi prima di uscire ricevendo ancora la cura avvolgente della sala, ancora semi illuminata, su di lui, potenzialmente su tutti.
Sulle note musicali che si susseguono, si affacciano momenti appena vissuti, si, perché la magia della sala cinematografica buia sta nel buio e nel silenzio in cui a parlare direttamente con noi è la scrittura cinematografica, quella del regista.
Siamo trasportati in un tempo, un luogo, una situazione, anche articolata, complessa, come la vita, come permette l’arte dello scenografo, ed anche bella da guardare da questa posizione ambigua, un po’ dentro, che, ci si siamo tirati dentro, ed un po’ fuori, che, siamo comunque noi stessi e riceviamo anche in ragione del nostro vissuto umano: questo è avvenuto!
Il seguire con più passione la recitazione, ora di questo, ora di quell’altro, attore che incarna oltre il personaggio in se, anche una intera tipologia di comportamenti come li abbiamo incontrati lungo il nostro vissuto, resi ancora più chiari, venuti sotto la luce conferitagli dal coacervo di arti che plasmano l’opera artistica cinematografica: ed anche questo è avvenuto.
Ritengo sia ormai evidente che quando accade ciò, in maniera così totale da provocarci l’urgenza di descrivere per comunicare ad altri ciò che ci ha illuminato, la storia in se passa in secondo piano, è il pretesto indispensabile e meraviglioso che scatena le energie, straripanti, tenute assieme proprio da quel comprimario costituito dal mix dell’occasione, più il luogo ed il tempo.
Testimone, che se ne sta sullo sfondo, è l’occasione, come qui il festeggiamento dei 50 anni di matrimonio della coppia con cui tutti i personaggi hanno stretti rapporti di parentela, anche acquisiti, come per: mariti, mogli, figli, e di fratelli, sorelle, zii, zie, cugini, cugine...ex.
È l’isola, che isola per l’appunto, una piccola isola, sospende il tempo altro, quello nella vita “reale”, di tutti questi altri, lontano da qui, da questo posto magico, incantato, forse solo perchè vero come sanno esserlo i luoghi da percorrere prevalentemente a piedi, qui dove, da tanto tempo, ha deciso di ritirarsi la coppia che compie i 50 di matrimonio.
Ancora, grazie all’accidente del mare agitato, l’isola reclude, costringe a non rimandare le cose più importanti, quelle che la vita “normale” di tutti i giorni, ci porta a sopire, presi dalle necessità del lasciarsi vivere nella convenzionalità, tombale per la manifestazione più genuina dei sentimenti!
Sembra proprio che coralmente tutti coloro che hanno avuto parte in questa storia, chi la scrisse e chi la portò in scena, a materializzarsi sotto i nostri occhi della mente, congiurarono per offrirci l’occasione come, così perfetta è raro accada di vivere, e persino l’accidente che prolunga questa permanenza, fuori dalla volontà dei più.
Si, perché molti di loro-noi, rimanderebbero proprio il momento dei chiarimenti e, più semplicemente, o vigliaccamente, si lascerebbero vivere nelle forme di equilibrio in cui si è come imbozzolati, equilibri del non detto, del, forse, sospettato ma mai veramente creduto, per non farsi troppo male, una forma di fuga.
Alla spensieratezza nei momenti corali della convivialità, e, più ancora, del canto attorno al pianoforte, aspirazione oltre che metaforica dello star bene con tutti, fa da contraltare il tempo che ciascuna coppia, suo malgrado, riesce ad avere per se stessa. Isole imperfette, ciascuna coppia, in vario modo, confinata nei luoghi, stretta nel tempo che, essendoci, non permette la fuga, un po’ paventandolo già dal viaggio di arrivo, deve far i conti con i sospesi del proprio vissuto di coppia.
I giovanissimi scoprono che la loro amicizia è di più, i separati con nuovi compagni di vita, debbono gestire i complessi rapporti tra le loro famiglie, che, le precedenti a cui si dava un tempo separato e luoghi differenti, sono messi alla prova dalla condizione di famiglia allargata che si configura. Alla fine, tutti i rapporti evolvono, ciascuno trova la sua strada, sembra, anche se ciò che più piace è la costruzione di tanti piccoli finali che aprono a ciascuno spettatore possibilità: alcune più probabili, altre ancora sospese tra alternative, quasi quella fosse stata solo una parentesi che però ha mosso le acque.
Allora, le acque agitate attorno all’isola che hanno prolungato la permanenza, la notte, che non era prevista, ed ha portato consiglio, forse! Le acque mosse, burrascose sono anche i tumulti dell’animo umano. Ma, al di là delle facili metaforizzazioni, ciò che spero vi giunga è l’urgenza che ebbi di esprimere e subito, già nell’uscire dal cinema, all’esercente, che: "nemmeno una virgola fuori posto", come pure titolai, e così le frasi scorrono chiare e giungono allo spettatore, dilagano nel mondo, nel vissuto.
Poteri del racconto cinematografico!
...e per chi volesse, a caldo, direttamente dal 14 febbraio dell'anno scorso:
http://www.ildispariquotidiano.it/it/a-casa-tutti-bene-da-oggi-nei-cinema-2/
ve la segnalo perché mi si propose quando cercando l'immagine per illustrare l'articolo, qui fui rimandato.
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