Allevamenti intensivi e consumo di risorse o allevamenti ecologici: Scegliere!
Sempre più spesso si susseguono allarmi riguardanti la nostra salute e prima ancora quella del pianeta che ci ospita. Assieme alla grande quantità di petizioni ed altre sollecitazioni che ci giungono giornalmente, rischiano di venire cestinate anche quelle che, se solo riuscissimo a selezionare, si comprende, muovono da dati concreti e vanno verso azioni essenziali e di grande respiro.
Una forma di partecipazione al destino collettivo, collaudato da anni di impegno e che in passate occasioni ci hanno rappresentato, con la semplice ma determinante azione del dar voce a condivisibili azioni per concreti obiettivi anche di lunga prospettiva.
E' infatti ciò che distingue l'azione impulsiva da quella meditata, ma soprattutto, tutta a favore delle future generazioni. Una forma di impegno collettivo della comunità umana presente che, nel segno della perpetuazione della specie, limita i suoi consumi e meglio ancora, quando propone alternative all'ottuso rispondere esclusivamente in termini di mercato senza scrupoli a ridimensionabili consumi umani.
Riportiamo pertanto, di seguito, testualmente, gli elementi di una campagna di Greenpeace che ci sembra presentare i positivi requisiti che ci convincono ad essere parte sensibile alle istanze.
Ecco: ...le immagini dei "fiumi di latte" nelle strade di tanti paesi della Sardegna di queste settimane sono un pugno nello stomaco. Ma la domanda è: perché non si interviene per tempo, e a chi spetterebbe farlo?
Oggi questa protesta sembra non fare più notizia. Ma un intero settore agricolo è ancora a rischio!
Le proteste dei pastori sardi infatti sono il sintomo che qualcosa non funziona più: le piccole aziende che producono cibo in modo sano ed ecologico nel nostro Paese stanno scomparendo, mentre le grandi realtà che producono cibo in modo industriale, come gli allevamenti intensivi, si moltiplicano e crescono sempre più, sostenute dai fondi pubblici europei. basta pensare che in Italia la sola produzione di latte e prodotti caseari è concentrata per l'80% in aziende grandi e medio grandi.
Non bastano le promesse dei politici, servono azioni concrete per cambiare le cose.
Le piccole aziende che producono in modo sano ed ecologico stanno scomparendo.
In questi mesi si discutono le nuove regole per l’assegnazione dei fondi europei per agricoltori e allevatori e con la nostra campagna stiamo chiedendo all’unione Europea e al Governo italiano di tagliare i fondi agli allevamenti intensivi e sostenere aziende che producono cibo in modo sano ed ecologico.
Basta soldi pubblici agli allevamenti intensivi!
Solo in Italia negli ultimi 12 anni hanno chiuso oltre 320 mila aziende agricole (un calo del 38%), ma il numero delle aziende agricole “grandi” e “molto grandi” è aumentato complessivamente del 44%. Aziende molto grandi, come gli allevamenti intensivi di carne e prodotti lattiero-caseari, che hanno un impatto distruttivo sul nostro Pianeta: sottopongono gli animali ad atroci trattamenti, contribuiscono alla deforestazione e inquinano acqua, suolo e aria.
(...Nome del ricevente...), non lasciamo la produzione del cibo in mano agli interessi di pochi. Il momento di chiedere dei cambiamenti è adesso.
Aiutaci a vincere questa campagna: firma la petizione a questo link di Greenpeace.it
Grazie per il tuo sostegno!
Federica Ferrario
Campagna Agricoltura Sostenibile e Progetti speciali
Nessun commento