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Messina, 8 marzo: una giornata particolare



Il Corsaro scrive da Messina, ennesima città d’Italia che, durante la notte tra il 6 e 7 marzo, è rimasta segnata dall'ennesimo caso di violenza omicida contro una donna di ventinove anni, Alessandra Immacolata.

La sua vita è terminata a causa di calci e pugni del fidanzato. L’ultimo di frequenti litigi dovuti ad un amore malato di gelosia.Sentito come persona informata dei fatti, Cristian cede durane l’interrogatorio e confessa l’omicidio.

Il copione dei fatti si ripete, la procedura penale viene ancora applicata, ma la vita di Alessandra Immacolata era quella e non un’altra, non potrà ripetersi.

Le bandiere di Palazzo Zanca rimangono a mezz’asta in segno di lutto cittadino per due giorni, 8 e 9 marzo.

“Alla vigilia della festa delle donne assistiamo all’ennesimo atto di criminale violenza sulle donne” –scrive il Sindaco Cateno De Luca.

Ma quale festa della donna? Quale Giornata internazionale della donna?

Forse la Giornata derivata da ideali storico-sociali, oppure quella snaturata dal consumismo, o infine la giornata snocciolata in allarmanti statistiche sulla violenza contro la donna?

La Giornata internazionale della donna trova le proprie fonti storiche nel VII Congresso della Seconda Conferenza Internazionale Socialista, tenutasi a Stoccarda dal 18 al 24 agosto 1907, che poneva all’ordine del giorno - verosimilmente per la prima volta - anche la questione femminile e la rivendicazione del voto alle donne.

La prima e ufficiale giornata della donna fu celebrata il 23 febbraio 1909 negli Stati Uniti, dietro invito del Partito Socialista americano, che promuoveva per l’ultima domenica di febbraio 1909 una manifestazione a favore del diritto di voto femminile: era il 23 febbraio 1909.

Intanto, durante la Seconda Conferenza Internazionale delle donne socialiste del 1910 a Copenaghen, veniva “assunta come risoluzione” l’istituzione della Giornata Internazionale della donna, per rivendicarne i diritti non riconosciuti.

Si passa dal Woman’s Day del 3 maggio 1908 - giorno in cui Corinne Brown presiedeva la conferenza del Partito Socialista di Chicago - alla domenica 8 marzo 1914 in Germania -  giorno in cui iniziava la “settimana rossa” di agitazioni promossa dai socialisti tedeschi, rivendicando anche il diritto di voto per le donne – e in pari data a Londra, dove era organizzata una marcia di protesta.

Il 14 giugno 1921 la Seconda Conferenza Internazionale delle donne comuniste, svoltasi a Mosca poco prima del III Congresso Internazionale Comunista, e di seguito alla Rivoluzione Russa di febbraio, indicava la data dell’8 marzo come la Giornata internazionale dell’operaia. 

La risoluzione 32/142 del 16 dicembre 1977 emanata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite proponeva ad ogni Paese di dichiarare un giorno all’anno per “riconoscere il ruolo della donna e porre fine ad ogni discriminazione, in favore di una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro Paese”: l’8 marzo divenne la data scelta da molti Paesi. 

Sono trascorsi più di 100 anni dalla Conferenza di Stoccarda, e se da una parte le donne hanno conquistato il riconoscimento giuridico di propri diritti, consentendo  loro di partecipare attivamente alla vita civile, sociale e politica del proprio Paese, dall’altra parte sono rimaste ostaggio di una cultura cristallizzata e immobilizzata da preconcetti radicati nella superiorità dell’uomo, sia negli ambienti di lavoro sia tra le pareti domestiche.

Sembra assistere ad un percorso parallelo, che vede da un lato il legislatore adoperarsi per la tutela giuridico-socio-economica della donna, di contro alla perseveranza di una cultura lessicale denigratrice della figura femminile, imperniata di stereotipi resilienti, laddove il potere è maschile e la sudditanza rimane femminile.

Tale disparità si avverte nelle diverse posizioni apicali ricoperte e nella differenza consistente dei salari, nell’utilizzo mercificato del corpo, oggi amplificato a suon di clic del mouse, in una società liquida come quella digitale del Terzo Millennio.

Una sudditanza pretesa anche nelle relazioni, scambiate per amore, quando di fatto è possesso, violenza fisica, morale o psicologica. 
Fino ad arrivare alle forme di violenza senza rimedio, inenarrabili, ridotte all'appello dei nomi di donna in una statistica, preceduta da verbali, dalle iscrizioni a ruolo nelle Cancellerie. 

Un percorso che talora si arena nei Tribunali, subissati di fascicoli, che il disegno di legge “codice rosso”, proposto dal Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e dal Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno. 

Il provvedimento mira a garantire una più tempestiva tutela alla vittime di maltrattamento, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni, commessi in ambienti familiari o di relazioni di convivenza.

Una tutela da garantire “senza ritardo”, in modo che il diritto della vittima venga ascoltata dal Pubblico Ministero entro 3 giorni dalla notizia di reato riferita dalla Polizia Giudiziaria, obbligata a dare priorità allo svolgimento delle indagini delegate dal P.M.

Il piano di azione contro la violenza sulle donne coniuga al “codice rosso” per le notizie di reato un maggiore supporto dai centri antiviolenza alla vittima nella fase intermedia, che va dalla decisione di denunciare il reato alla presa in carico da parte degli stessi centri antiviolenza.

L’8 marzo non va concluso nell’arco di una giornata, nel breve passaggio dell’odore selvatico di un ramoscello di mimosa.

Quando Messina avrà terminato anche questo secondo giorno di lutto cittadino per Alessandra Immacolata, quante altre donne potranno di nuovo essere libere di manifestare la propria personalità con dignità, quante altre donne potranno riprendere il proprio “posto” sulla simbolica panchina rossa della vita, scongiurando che venga occupato dalla loro assenza?

Per tutte le violenze consumate su di lei
per tutte le umiliazioni che ha subito
per il suo corpo che avete sfruttato
per la sua intelligenza che avete calpestato
per l’ignoranza in cui l’avete lasciata
per la libertà che le avete negato
per la bocca che le avete tappato
per le ali che le avete tagliato
per tutto questo
in piedi, Signori, davanti a una Donna[...] 
(William Shakespeare, In piedi Signori davanti a una donna)

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