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Suonare il violino, in: La Mèlodie


Bisognerebbe che tutti suonassimo uno strumento melodioso.
Trarre ciò che altri non si sognano di trarre da uno strumento musicale è una sfida, ancor più, trarre quello che tanti hanno già tratto da esso.

I ragazzi scelgono sfide complesse. Stanno sfidando se stessi, stanno cercando di capire cosa possono ottenere da se stessi. Un violinista coglie la sfida dell’insegnamento e poi, anche quando gli si presenta l’occasione per una tournée, pur tra mille titubanze, scopre di trovar più interessante formare che esprimere in pubblico le sue potenzialità. Nel cuore di chi insegna c’è la perpetuazione della specie ed il trasferimento di modi e passioni.

Non ci sono idee chiare su cosa sia studiare violino, ma, pur inconsciamente, i ragazzi percepiscono che è un terreno di scommessa con se stessi. Uno strumento musicale impone le sue regole al corpo di chi lo suona, istituisce obblighi faticosi che producono gli esiti più insperati.

Quando la classe degli ammessi a seguire il corso è formata e c’è chi insegnerà, dopo le consuete prese di misura reciproche ed ancor più in una classe interetnica, e con un insegnante che li segue espressamente per il percorso educativo dell’insegnamento del violino, si inizia, dai rudimenti.

C’è chi era rimasto fuori e viene ammesso sulla base del suo manifesto interesse: guardava da dietro i vetri. Si rivelerà il più motivato. Eccoci al punto: è la motivazione ciò che bisogna far crescere, senza traumatizzare, ma anche educando a risollevarsi rispetto a prove non positive.

È progressivamente, ed è dal suonare assieme e che l’esito sia dovuto all’accordo corale che si instaura, pur faticosamente, che passa l’aspetto di socializzazione: ciascuno agisce nel contesto dell’insieme degli altri ed il gruppo ha la capacità sia di assorbire più facilmente le personalità dirompenti che di integrare chi si tiene più ai margini.

C’è il fascino dell’uso del corpo che deve abituarsi a posture e persino a sempre più perfezionati movimenti entro ritmi cadenzati, come c’è l’inventiva, l’interpretazione di elementi della natura come il vento che può essere simulato e v’è corrispondenza tra movimenti da compiere ed espressione sonora che scaturisce per rappresentare le forze della natura.

Avere chi insegna e sa vedere le potenzialità è importante. Altrettanto importante è non mollare quando si presentano avversità che potrebbero vanificare il progetto assegnato: tenere un concerto in una grande filarmonica, ovviamente con altre classi di studio di altri strumenti.

Il passaggio delle famiglie, non certo agiate, dallo scetticismo per questo percorso dei figli al sostegno ed alla fattività incondizionata, scatta quando un incidente che mette fuori uso la classe insonorizzata, rischia di vanificare gli sforzi sin li compiuti dai figli. Si impegnano, tutte le famiglie, a rendere agibile un grande garage, al fine di far proseguire l’esperienza.

Il maestro è un modello, tanto apprezzato quando si scusa per uno screzio e lo fa andando presso le famiglie: l’azione corale su descritta, è frutto di questo esempio di umanità. Una scuola che è capace di trasmettere valori positivi e contagia le famiglie che vedono il mutamento positivo nei loro figli.

Chi guardava da dietro la finestra diviene il solista, gli altri, pur tentennanti a turno, in varie fasi, vengono tutti recuperati e valorizzati con l’attenzione alle loro peculiarità, ma è soprattutto il gruppo, l’azione corale ad essere vincente. Si apprende che sono gli obiettivi comuni, il reciproco stimolarsi, persino nei modi poco sensibili che i giovanissimi sperimentano tra coetanei, a far avere la meglio nel raggiungimento dell’obiettivo.

Godibilissimi minuti, quelli dedicati a questa visione che svela “trucchi” della crescita collettiva.

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