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Impegno civile e rapporti di coppia, in: “Il verdetto - The children act”





Quella nel titolo è la tematica pervadente del film. Un caso, dei sempre riguardanti le relazioni umane, su cui dovrà esprimersi l’impersonante giudice Emma Tompson, potrebbe essere di routine: speciale come tutti gli altri!

Si caratterizza, questo caso, per il forte coinvolgimento di due aspetti che non dovrebbero essere in contrasto, ma qui lo sono: la libertà individuale e la salvaguardia del bene della vita. 

Professioni religiose che leggono la Bibbia in chiave di integrità fisica degli individui, al punto di rifiutare le trasfusioni di sangue, di necessità, per loro, pongono in subordine il salvataggio complessivo del dono divino della vita. Prevale per importanza l’integrità del corpo, la non immissione di sangue altrui in se, essendo che si fa risiedere l’essenza dell’individuo nel sangue, e ciò a discapito della stessa conservazione della vita.

Quindi, quando una trasfusione sarebbe l’unica possibile salvezza per l’individuo, come nel caso in giudizio proprio per tale scelta del ragazzo malato di leucemia, qualcosa nella asciuttezza ed esattezza del nostro giudice, si apre al risvolto umano: vuole conoscere questo paziente malato di leucemia che rifiuta per convinzione religiosa la trasfusione di sangue, quasi che ciò possa essere il fattore dirimente nel giudizio, nella scelta di autorizzare l’ospedale a praticare la trasfusione di sangue contro la volontà del paziente, ancora minorenne e quella dei genitori, analogamente orientati.

Nella visita al paziente, fatta rientrare nella procedura processuale come linea dirimente il giudizio, di cui  in realtà avrebbe potuto far a meno, il nostro giudice, che abbiamo apprezzato per l’equilibrio ed inappellabilità di giudizio, entra in empatia con il paziente, addirittura cantando sulle sue note alla chitarra.

Il rapporto con la musica che già conoscevamo per via della sua attività concertistica al pianoforte, professionale, pur se solo a carattere hobbistico, aggiunge un aspetto completante un profilo del giudice che altrimenti ci potrebbe parere privo di calore umano o quanto meno sempre distaccato, come anche con il marito appare. 

Entrambi, moglie e marito, hanno una vita intensa lavorativamente e, come può avvenire, si hanno frequentazioni più estese temporalmente nell’ambiente lavorativo, rispetto a quello familiare, ed a maggior ragione se la coppia non ha avuto figli, avendo permesso lei, il giudice, all’impegno lavorativo, di seguirla sin dentro le mura domestiche.

Per il marito che insegna all’università è facile in questo immiserito rapporto familiare, più volte inascoltato sulla necessità di rispolverare gli entusiasmi dei primi tempi del matrimonio, trovare una collega con cui condivide il mancante nel matrimonio. Dichiara alla moglie l’intento, chiarendo che l’amore permane, ma necessita di ciò che da tanto si fecero mancare. L’esito è anche qui, un limpido verdetto della moglie ed il conseguente allontanamento di lui.

A ben vedere, c’è simmetria tra il giudizio sulla trasfusione o la morte e l’amore o la cancellazione del rapporto di coppia, in assenza di coinvolgimento emotivo: sulla questione aleggia lo stesso integralismo moralista.

Ecco allora che ci si fa più chiaro tutto: comprendiamo il valore dirompente dell’emissione di quel verdetto in cui ha voluto infondere fiducia nella vita al malato, visitandolo, quasi ad assicurarsi un prolungamento dell’effetto della sentenza. Quella visita in realtà non ha cambiato l’esito del verdetto: giovava a scardinare l’univocità di paradigma del malato, dovuto alla sua fede.

Quella stessa integralità che lei non riusciva a scardinare in se stessa, ponendo pur passivamente, al marito l’aut aut, con il suo trincerarsi dietro il silenzio.

Salvatosi, il giovane paziente, nel cui immaginario ha fatto breccia quella donna da cui sente di esser capito e tanto avrebbe da apprendere, gli si propone per esserne accudito ed essendone rifiutato, dopo un periodo di intensa attività creativa di scrittura, perde interesse alla vita, quando ripresentatosi il problema, da maggiorenne può rifiutare le trasfusioni.

Raggiunta dalla notizia che il giovane sta morendo, il giudice, interrompe il suo concerto natalizio per giungere al capezzale, quando ormai nulla è possibile. Quest’amara vicenda l’ha aiutata a ritrovarsi con il marito e la loro partecipazione, pur in disparte, al funerale ci appare sancisca che il giovane morto è come se fosse stato il sostituto di quella procreazione mancata perché la loro famiglia fosse tale.

Da qui si apre alle vostre riflessioni, quando aveste la ventura di godere del film.



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