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Andare, tornare, riandare? In: “Momenti di trascurabile felicità”



Una normalità raccontata nella discontinuità della vita, questa, leccezionalità
E se riuscissimo a tornare, anche per poco tempo? Non ci si abitua mai alla cifra di Pif, ci somiglia troppo, ci sentiamo, scoperti, per questo glissiamo, releghiamo nel “mondo delle fantasie”. Apprezziamo di più ciò che ci viene sottratto.

Nel caso di questo film è la leggera modificazione di un particolare della nostra vita che decreta il suo radicale cambio: un’interruzione di cicli, di eventi. Memoria della tecnica dello straniamento, tanto cara a Gianni Rodari?

È come ci venisse detto: viviamo da tanto, eppure non ci è chiaro perché siamo così appassionati della vita, pur con tutte le confusioni che ci induce, e noi? Lì, ad accettarle, le disillusioni, da cui prendiamo distanza, concepite come ineluttabili, quasi necessarie, capaci di farci continuamente rivivere il nostro esser fanciulli, a vita!

Il libro, di Francesco Piccolo, infatti, potendoselo permettere: è due libri, non un film, raddoppia il titolo ponendo nel secondo il prefisso “in” a felicità, e, nel primo, omettendolo. E c’è il bonario, eppur rigoroso “funzionario dell’aldilà” che sbotterà in “Non vi capisco, voi umani, siete inaffidabili”, o qualcosa di simile, di questo senso, ed in fondo non fa che generalizzare quello che è un tratto caratteristico del personaggio, descritto come: mai cresciuto, insofferente alle regole. 

Personaggio, talmente insofferente alla regole che, quando “viene chiamato”, appena trovato lo spiraglio, contratta, trova l’errore che gli permetterà di tornare sulla terra, lui pensa una decina di anni, invece solo un’ora e trentadue minuti, tanto vengono fatte pesare nell’aldilà le centrifughe allo zenzero, sul bilancio del tempo dato a ciascuno di noi per trascorrere il periodo terreno.

Nella bella raccolta di brani spazianti in un buon cinquantennio musicale, mi parve di notare un’assenza, in cui è contenuta la troppo, forse, disvelante: “...giocano a dadi gli uomini, resta sul tavolo un avanzo di magia...”.

Da qui, qualcosa di più mi permetto di dirla, congruente con la citazione appena riportata: sarà la paura della noia che ci porta a vivere pericolosamente? Il protagonista, di professione ingegnere, anche se informale, con spirito ludico, sfida l’incrocio di un semaforo di cui ha verificato esistere una frazione di secondo in cui è rosso per tutti e lui accelera e passa, naturalmente in motorino, mentre tutti sono fermi. 

Ebbene, quella volta sbaglia di una frazione, un quarto di secondo: da ciò inizia tutto. Altro tratto, già introducente alla filosofia di vita, il concetto, ampiamente diffuso, che, si volesse stare in fila, si girerebbe in auto: si va in motorino, proprio per trasgredire le regole!

Che dire, da ultimo? Ciò che pervade il film sin dall’inizio ed in cui prende la forma dei ricordi che velocemente scorrono innanzi agli occhi di chi sta intraprendendo l’ultimo viaggio e di cui non dissi ancora nulla: gli innamoramenti, quello per la vita e quelli temporanei ma che permangono pure nel ricordo. Il protagonista è ossessionato dal “Ti ricorderò! Ma non tutti i giorni!”

E c’è la famiglia, con i tratti caratteriali ben delineati, della moglie come dei due figli, il piccolo e la grande, talchè, traspaiono tra i valori, la famiglia come l’amicizia, ma, non perdiamolo di vista, sempre con quella verità confinante con il fiabesco di Pif, che è poi, la nostra realtà, assumendone il punto di vista. 

In proposito si faccia caso alla bellezza dei percorsi nel palazzo, di cui: scale e ponticelli, e portici, e cortili bisogna attraversare per giungere a casa, ma anche per sortirne, per cui divengono luoghi intermedi, tempi di riflessione e dialogo, che dilatano il tempo, come accade quando intraprendono un gioco con la figlia. Morale? Quando la vita è vissuta pienamente, con leggerezza, il tempo ci è amico.

Molto di più avrei da scrivere: man mano che aggiungo parola a parola, vorrei anche ricordare o che si trovi in rete l’elencazione, più completa di quella che mi sovviene, delle frasi che un po’ conosciamo, ma su cui accade di non riflettere a sufficienza: ma perché guastarvi il piacere?

Ecco, uno di quei film che non ci lascia, per lungo tempo, anzi stimola la nostra curiosità sin alla ricerca dei libri che lo ha ispirato, per leggerli, magari tutto d’un fiato, poi rileggerli, beandoci, vivendo e continuando ad interrogarci... ma serenamente!

...e mi raccomando: tenete d’occhio i bastoncini dello Shangai! Fate attenzione nello sfilarli. Decidete magari di non sfilare ciò che meno vi piace... dovesse venir via anche...

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