Più consapevolezze e stare da una parte, in: “L’amica geniale” ep4 La smarginatura
Assieme alla divaricazione dei percorsi delle nostre protagoniste, viene come la necessità di aver ruolo, prendere pure parte, star da una parte, schierarsi.
Con l’iscrizione al liceo, per Lenù si allargano i confini del mondo: dal quartiere all’intera città di Napoli e questo assieme a disorientamenti, produce la necessità di non esser più monade ma trovare appoggio, ma anche stimoli, tra i conoscenti.
Due feste, chiariscono che c’è qualche diversità, almeno così sembra tra le due famiglie più abbienti del quartiere, che son tali avendo saputo approfittare, con il mercato nero, per cambiare la propria condizione economica molto in meglio rispetto agli altri, anzi sottrandogli risorse. Durante la guerra, chi non riusciva a procurarsi autonomamente il cibo per nutrirsi, doveva sottostare agli esorbitanti prezzi praticati da coloro che si sporcavano le mani con la criminalità ed i poteri che, pur sconfitti, non si fecero da parte e si ricollocarono in posizioni preminenti, grazie allo sfruttamento perpetrato sugli altri.
Chi più sa, apre gli occhi agli altri: le consapevolezze della sinistra? Ma, alla fine, non si può che stare con una delle due famiglie, quella che attraverso i suoi giovani, proclama di voler fare da argine alla prepotenza dell’altra, salvaguardando l’identità dell’insieme del quartiere: diremmo, il centro contro le destre?
Procedono i progressi delle due protagoniste che iniziano a prendersi soddisfazioni ed autorevolezza nei relativi campi di impegno: il liceo per Lenù e, per Lila, il progetto del salto di condizione tra l’artigianato della riparazione e lo sviluppo di una scarpa di propria invenzione e produzione per un mercato della sovrabbondanza di risorse che inizia a potersi permettere la qualità e persino il lusso.
Quanto all’ascensore sociale, per i più, almeno nel quartiere, ancora stenta a dare frutti e persino in città il cambiamento sperato cozza con la permanenza delle separatezze tra classi sociali: il piccolo episodio del tentativo di presentazione della figlia, accennato da parte del padre di Lenù, verso un giudice degli uffici in cui lavora, testimonia, purtroppo, l’ancora strisciante cultura del riferirsi a chi potrebbe avere potere, per ottenere attenzione e, chissà, in futuro, una via privilegiata per un lavoro.
È un’Italia che si sta riorganizzando e, nei suoi luoghi meno a contatto con il dinamismo urbano, che sembra interpretare in modo più disinibito le nuove spinte sociali ed economiche, ancora combatte, anche in termini fisici, e non solo con la guerra di botti dalle due terrazze delle due famiglie abbienti, guerra di preminenza, giunta agli spari di pistola da quello più prepotente, reiterando l’uso dell’intimidazione, ancora, brutalmente, con la forza.
Bisogna, qui in fondo, ricordare il senso del titolo dell’episodio: “La smarginatura”, il termine è usato da Lila che riscontra un versante dell’identità del fratello che si va manifestando: trova che abbia premura di fare il salto di qualità, diviene insofferente, da mite, nei confronti di che sente stia impedendo, pur con la sola condizione proditoriamente acquisita, il miglioramento del suo stato sociale. La manifestazione più intensa è il debordare, sul terrazzo, nella forma del turpiloquio, all’indirizzo della famiglia del terrazzo di fronte, un doppio sentimento: di ribellione, ma anche di emulazione.
Credo possa riscontrarsi quell’insofferenza che più in là porterà altri giovani a militare nelle brigate rosse, non sentendosi garantiti dallo stato in cui avevano riposto la fiducia del cambiamento verso l’egualitarismo. Senza nulla giustificare delle posizioni estreme, va segnalata, se non la sottovalutazione del problema, l’incapacità della classe politica a dare risposta alle istanze, una volta abbracciata, troppo velocemente, la via del mercato libero, ossia, favorendo la linea economica ed il modello sociale del Capitalismo. E di più andrebbe detto sullo stragismo di destra, che provò a far ricadere le colpe sull’estrema sinistra, per il tramite dei servizi deviati dello stato, proprio per screditare i socialismi e ripiombare l’Italia nella condizione autoritaria sfiorata con il governo Tambroni.
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