Più modi dell’amore, in: "L’amica geniale" St2ep6 La rabbia
La corsa di Lila e Nino sotto l’acqua, di cortile in cortile, scalando a perdifiato la via della casa che li vedrà assieme, appassionati, introduce un tema appena prima impensabile: è la presa di consapevolezza femminile che apre lo sguardo alla tenerezza prima ed alla passione poi. Non si dovrà più subire condizioni degradanti e soprusi in famiglia.
Eppure Lila, presto, verrà percepita da Nino come ingombrante per via della sua schiettezza ed anche perché crede che lei possa metterlo in ombra, anzi, ritiene, sia già avvenuto: il mondo maschile, pur affascinato dalla perspicacia femminile, non sa trattarla, ne ha paura e si allontana.
Dovrà passare ancora più tempo ed è probabile che la strada di Lenù si rivelerà quella giusta affinché l’emancipazione passi dalla autonomia lavorativa e dalla cultura che è il più magistrale volano emancipativo.
Lenù ora è a Pisa all’università che frequenta grazie alla sua ottima prova di diploma al Liceo e ad un concorso che la ammette a frequentare l’Università Normale di Pisa, totalmente spesata. Era dove famiglia e Stefano avevano creduto di o voluto credere che fosse Lila, a trovare la sua più cara amica, quando ne perdettero le tracce.
Dovrà passare ancora più tempo ed è probabile che la strada di Lenù si rivelerà quella giusta affinché l’emancipazione passi dalla autonomia lavorativa e dalla cultura che è il più magistrale volano emancipativo.
Lenù ora è a Pisa all’università che frequenta grazie alla sua ottima prova di diploma al Liceo e ad un concorso che la ammette a frequentare l’Università Normale di Pisa, totalmente spesata. Era dove famiglia e Stefano avevano creduto di o voluto credere che fosse Lila, a trovare la sua più cara amica, quando ne perdettero le tracce.
Abbiamo intravvisto una perfezione nuova, appannaggio in passato solo dei colti ed abbienti, insolita nella classe media anche per i tempi, l’incontro di due menti ed assieme di una attrazione, ci lascia storditi, come non avremmo creduto o saputo immaginare, ed ora restiamo ancora più spiazzati, Nino lascia Lila: è lei che delusissima, lo caccia via.
Nino è troppo preso, contaminato, dallo stare in società e non riesce ad apprezzare i modi diretti di Lila che vorrebbe pure aiutarlo. Lui vede solo una persona, intelligente si, ma ignorante dello stare al mondo, di ciò che oggi definiremmo politicamente corretto, un filisteismo, e va via, cacciato, si, ma anche lui con il desiderio di fare un ulteriore salto: l'estero. Poi torna sui suoi passi, avendo riflettuto sul valore di ciò che la istintiva Lila sa essere e dare.
Nino è troppo preso, contaminato, dallo stare in società e non riesce ad apprezzare i modi diretti di Lila che vorrebbe pure aiutarlo. Lui vede solo una persona, intelligente si, ma ignorante dello stare al mondo, di ciò che oggi definiremmo politicamente corretto, un filisteismo, e va via, cacciato, si, ma anche lui con il desiderio di fare un ulteriore salto: l'estero. Poi torna sui suoi passi, avendo riflettuto sul valore di ciò che la istintiva Lila sa essere e dare.
Sulle tracce di Lila però c’è Antonio che non più tanto in se, pur di ottenere da sopravvivere, accetta il compito di trovare Lila, affidatogli dal più grande dei fratelli Solara che, la rivuole al negozio di scarpe al centro di Napoli, proprio perché è Lila che lo sa far rendere al meglio.
Così, quando Nino sta tornando da Lila, Antonio rende impossibile ciò, pesantemente intimorendolo: ora Lila è sola e lui, Antonio, chiede agli amici del rione di aiutare la sperduta Lila.
Così, quando Nino sta tornando da Lila, Antonio rende impossibile ciò, pesantemente intimorendolo: ora Lila è sola e lui, Antonio, chiede agli amici del rione di aiutare la sperduta Lila.
Sarà Enzo, il ragazzino che vendeva la frutta al rione, a decidere di andare a trovare Lila e toglierla da quello stato di abbandono, indicandole la via più conveniente, il ritorno da Stefano, il marito. Lui, Enzo, il caro amico che ne era innamorato da ragazzo, non indugia: la porta al portone di casa Carracci e si propone che solo se le cose si mettessero male, salirebbe a liberarla dal marito e la prenderebbe con se.
Ed è questa una terza forma di amore, questa si, genuina e capace di abnegazione senza alcun desiderio di possesso: che sia questa la forma più matura e profonda di comunione tra uomini e donne?
Quanti hanno, avrebbero, questo coraggio, sanno scambiarsi questa forma di amore, anche se guardassimo nella contemporaneità: gioverà davvero esser prima più maturi, dotati di rispetto per l’autonomia degli altri che, pur corrispondendoci profondo affetto, sono sempre ed anche se stessi, mantengono una porzione di personale privato contenente la più intima identità del se, con nessuno condivisibile e per nessuno disponibile.
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