Messina: scongiuriamo il crollo di Palazzo Scardino
Messina è ricca ancora di edifici molto datati nel tempo ma di interesse storico e architettonico che andrebbero salvaguardati, come la zona del Tirone, ex quartiere Avignone famoso per l'opera di apostolato, a fine '800 inizi '900, svolta da San Annibale Maria di Francia, in cui ancora resistono pochi resti, sopravvissuti alle vicissitudini della città con un terremoto (1908) e due guerre mondiali; Palazzo Scardino, risalente al 1700, di cui ancora resiste una buona parte dell'edificio a rischio di imminente crollo e che la città sembra aver dimenticato, situato nella via Don Blasco, che a breve sarà interessata ad una importante opera di rivalutazione nell'intento di snellire il traffico cittadino dal gommato pesante.
Tale palazzo ha resistito alle calamità naturali e anche a quelle provocate dall'uomo, sembra tuttavia che quest'ultimo se ne sia dimenticato, all'infuori del consigliere comunale Maurizio Rella che da alcuni anni lotta, lui architetto, quindi esperto del settore, per salvaguardarlo e puntare ad una sua rivalutazione nel contesto cittadino.
Tale palazzo ha resistito alle calamità naturali e anche a quelle provocate dall'uomo, sembra tuttavia che quest'ultimo se ne sia dimenticato, all'infuori del consigliere comunale Maurizio Rella che da alcuni anni lotta, lui architetto, quindi esperto del settore, per salvaguardarlo e puntare ad una sua rivalutazione nel contesto cittadino.
Già da alcuni mesi è in corso una petizione on line, che ha ottenuto decine di firme, e ora una nota indirizzata alla stampa ci fà riflettere su quelli che sono - come scrive Rella - "tutti i provvedimenti necessari alla messa in sicurezza dell'edificio, ai fini di scongiurare il rischio di crollo incombente, con grave nocumento per l'incolumità pubblica." E prosegue: "Si fà presente che nel 2016, a seguito del crollo di un elemento architettonico lapideo, [...] su segnalazione del sottoscritto, - spiega - intervennero i Vigili del fuoco e i tecnici della Protezione civile comunale."
"A seguito di questo intervento, - conclude il consigliere - fu transennata una parte di via Don Blasco, nel tratto interessato dal crollo, e deviato il traffico limitatamente al tratto in questione nella strada sterrata, a margine della zona litoranea, ma a tutt'oggi è ancora valido questo provvedimento?" - si chiede, domandando a chi di competenza se "l'ordinanza sia ancora valida e che si provveda al suo rispetto." Peraltro, "sarebbe in corso una procedura di vincolo da parte della Sovrintendenza ai Beni Culturali."
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RispondiEliminaGiovanni Tomasello gennaio 28, 2018 calamità , Maurizio Rella , Messina , Palazzo Scardino , via Don Blasco , Vigili del fuoco (Parte 1)
Ogni volta che ci viene proposto un intervento di recupero della memoria, e questi sono giorni particolarmente significativi per il suo mantenimento, potremmo anche chiederci: perché?
la risposta più semplice è: per non dimenticare! Successivamente è naturale chiederci: non dimenticare cosa?
Ciascuno tiene alla memoria dei momenti belli della propria vita: appunta, fotografa, filma. L’obiettivo può essere, per stessi, ma anche per socializzare quel qualcosa che, ci fa piacere gli altri sappiano di noi, e condividere quindi con le persone care, sia parenti che amici. Condividere rinsalda i legami interpersonali o addirittura di un gruppo di persone, segnatamente quando, quell’evento, rammemorato, ci ha visti protagonisti assieme a loro. Più complessa è la questione, quando, l’evento da rammemorare, che ci fa piacere condividere con altri, riguarda una comunità molto ampia; ad esempio una intera Nazione o addirittura la comunità umana mondiale. In tali casi, visto il valore planetario del bene rammemorante, viene posta una speciale protezione internazionale, affinché il trasmettitore si mantenga integro nei secoli. I monumenti sono ciò, ed a volte, hanno un valore prevalente per una comunità insediata in un certo quartiere urbano o per l’intera città. C’è anche una espressività del bene che ci ricorda qualcosa, legata alla forma secondo cui lo stesso conserva la memoria, oltre del cosa sia in se la memoria che conserva. Ecco allora che, a volte ciò che viene comunicato per il ricordo ed il mezzo della comunicazione coincidono: è il Monumento! C’è quando, il monumento viene eretto proprio per la finalità di tramandare il più lungamente possibile, nel tempo, la memoria di un certo evento, o il ricordo di un illustre personaggio. Eppure, quando un Architetto, Adolf Loos, si prova a definire cosa sia un monumento, fa riferimento a qualcosa che ha un immediato modo di comunicare, direttamente all’animo umano: il tumulo di terra conformato a due spioventi, che, incontrato in una radura, nella foresta, ci fa esclamare, come lui dice: “qui è sepolto un uomo”. Ciò che, conserva memoria, deve avere questa capacità di parlare direttamente all’animo umano. Ed eccoci al punto che il caro amico e collega Maurizio Rella, nonché consigliere comunale nella città di Messina, pone, reiteratamente, e su più canali di informazione, per un’azione in favore del mantenimento della memoria di un brano di città su cui insiste Palazzo Scardino.
Claudio Marchese
Commento a: Messina: scongiuriamo il crollo di Palazzo Scardino
RispondiEliminaGiovanni Tomasello gennaio 28, 2018 calamità , Maurizio Rella , Messina , Palazzo Scardino , via Don Blasco , Vigili del fuoco (Parte 2)
Prima però, necessita ricordare la condizione di Messina, città più volte disarticolata da eventi sismici, ogni volta di carattere traumatico, al punto che noi che oggi abitiamo la città, solo raramente possiamo risalire ad un nostro antenato residente a Messina, che ci fregia d’esser di quarta, quinta o persino più generazioni, residenti a Messina. Con questo voglio sottolineare che, purtroppo, nelle nostre famiglie, i ricordi riguardanti gli eventi cittadini, hanno, prevalentemente, memoria corta. La famiglia è sempre stata veicolo di memorie, attraverso le storie che oralmente ci si tramanda, di antenati che una qualche singolarità ebbero e che per tale motivo, orgogliosamente, si segnalano, ai più giovani della famiglia, come modello positivo da seguire, rafforzati dalla fierezza dell’appartenenza.
Ora, una comunità cittadina che ha un’esigua componente di famiglie radicate, è naturale che, non avendo storie di antenati che abbiano frequentato ad esempio, il succitato palazzo, non sentano alcuna forma di rapporto, se non quello eventualmente di una riconoscibile storia architettonica, urbana. Và anche non taciuto che sia l’architettura che la città, sono spazi, ossia i vuoti che mura o edifici delimitano, per cui una facciata può stare in un museo, uno spazio, necessita d’essere vissuto. Solo alle sculture è data la potenziale ubiquitaria, tant’è che, ve ne sono nei musei e negli spazi urbani e talora, le copie alle intemperie e gli originali nel museo. Questo il mio contributo di riflessione per far proseguire un dibattito.
Claudio Marchese