banner

Breaking News

Nel blu, dipinto di blu. Gioia e colore per i bambini del Giovanni XXVIII di Bari

Sembrerebbe un ritratto fantastico, invece è pura realtà. Disegni e colori per il Reparto di Risonanza Magnetica dell’Ospedale Pediatrico “Giovanni XXIII” di Bari. “Navi che traghettano le onde,  in un mare rasserenante abitato da pesci e delfini, illuminato dalla magia delle stelle splendenti.”

Finalmente un’idea che tutela i più piccoli, un luogo accogliente in cui potersi curare in allegria. “Coloriamo la gioia”, è il nome del progetto,  voluto dal 'Rotary Club Bari Sud', totalmente finanziato da un’azienda barese di automazione,  la “Masmec”. Il lavoro è stato eseguito da Sally Galotti, designer e cartoonist presso il gruppo Mediaset, già nota disegnatrice Disney.

“Straordinaria novità per il Sud Italia, visto “il bianco e nero” dei nostri ospedali, spazi spogli, freddi, privi di colore” (ndr). La conoscenza dei nuovi ambienti sarà oggetto di studi e i risultati saranno consegnati al Governo Italiano, affinché la ricerca sia, finalmente, applicata in tutta Italia.

2 commenti:

  1. Commento a: Nel blu, dipinto di blu. Gioia e colore per i bambini del Giovanni XXVIII di Bari
    Lucia Cava gennaio 22, 2018 designer , Giovanni XXIII , ospedale , Pediatria , risonanza magnetica , Rotary Club Bari Sud , Sally Galotti
    Un ambiente accogliente, in cui, assieme alle persone, medici e infermieri, nello specifico, ed anche a ciò che delimita lo spazio e lo definisce, nonché gli stessi macchinari per la cura che assumono forme e colorazioni fantastiche, tanto da poter collocarsi in un futuribile mondo gioioso, non può far che bene ai piccoli in cura. Fa parte della cura, il trasformare in avventura le prove del dolore, che poi, questo è, comunque. Un vivere una realtà altra, speciale, che colloca un drappello di coetanei in uno speciale equipaggio. Il compito di questo equipaggio, lungi dal creare un totale trasferimento nell'irrealtà, anche dei visitatori, deve poi, realmente produrre la magia della guarigione. In seconda ipotesi, un, il più possibile sereno, procedere verso quell'aldilà che la fede cristiana colloca nell'infinità del tempo, al cospetto del creatore, in una gioia senza fine. Il contatto frequente con la vita di fuori, quella che portano assiduamente, per partecipare alla, straordinarietà, della situazione, i coetanei visitatori, li deve far crescere nella consapevolezza di diritti che, prima, dovrebbero essere garantiti. Stiamo dicendo della prevenzione; dell'apprendimento sia di ciò che può indurre lo stato di malattia, per riconoscerlo per tempo, e conseguentemente curarsi, che, della necessaria rimozione delle cause conosciute. E qui accenniamo ai diritti, che intanto sono dei lavoratori, che debbono essere preservati preventivamente dal contatto con tutto ciò che ormai è conclamatamente, o per cui si ha anche solo un "ragionevole" sospetto, di cancerosità. Benemerite le iniziative positive; qui si dice, proponiamo, semplicemente: si diffondano, tali positività, escano dalla pur necessaria attenzione al disagio già esplicitamente subito, per entrare a far parte di un sistema di prevenzione in grado di irrobustire tutto ciò che ad infanzia ed adolescenza, e ...perché no, anche agli adulti, necessita. E' così: ciò che è buono, deve portarci più che ad essere pacificati con noi stessi, a far si che quel buono possa essere possibile per tutti e chissà che non ci si ammali meno. Prevenzione è soprattutto stili di vita, rendere consueti ed appetibili modelli sani. Più volte, spesso, quasi sempre, i nostri ragionamenti giungono al versante del reciproco sostegno collettivo come antidoto a qualsivoglia male. Il malessere sociale, infatti, è il più delle volte, direttamente o meno, causa del male che poi diviene del fisico e/o della mente.

    Per integrare questa riflessione, rinvio all'articolo ed al commento all'altro articolo, quello appena precedente, in ordine di uscita, qui: "Messina, droga party in Via La Farina: 1 arresto e 23 denunce"

    Claudio Marchese

    RispondiElimina
  2. Il male di vivere, di leopardiana memoria, non si è mai fermato all'Ottocento ma è attuale più che mai.

    RispondiElimina