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"Fai bei sogni" un film di Marco Bellocchio sui tormenti esistenziali

“Una risata scoppia nel petto di Amy. Sonora, piena al punto che Jason e Rick possono sentirla dal tavolo che è all'interno della sala. C’è uno che la fa ridere! – esclama Rick. – Beato lui. E lei ride ancora. Ancora rumorosamente. Mentre Ed prosegue il suo assolo fuori tempo”.

Estratto dal XXXVI capitolo del libro di Giuseppe Tornatore “La corrispondenza”, questa citazione ci introduce al tema che è subito evidente nelle prime sequenze del film: “Fai bei sogni” di Marco Bellocchio, tratto dal libro di Massimo Gramellini. Mamma e figlio ballano sulle note di Twist Night cantata da David Mindel; ciò avviene sul finire degli anni sessanta.

Abbiamo un gran bisogno di chi ci fa ridere, di qualcuno che ci ami, e ci manca ancor più quando questo amore l’abbiamo avuto e poi ci viene a mancare.

Ed ecco il secondo tema del libro di Gramellini e seguito dal film di Bellocchio, la privazione, per assenza, sparizione della persona che ci faceva ridere. All'assenza (della madre, per il bambino, ma poi anche per l’adulto, rimasto rispetto a quel sentimento bambino) non ci si abitua. Così la vita, pur potenzialmente piena di emozioni ed anche forti, come quelle in cui il protagonista s’imbatte come corrispondente di guerra, ad esempio, provocano coinvolgimento emotivo, ma non sono un sentimento, come chiarisce lo stesso autore del libro nell'intervista alle “Invasioni Barbariche” uscita su YouTube il 7 febbraio 2013.

È pertanto li, nel sentimento -che passa più dall'energia con cui si dice, mentre conta meno il cosa si dice-  che trova soluzione la sospensione della vita affettiva attraversata dal protagonista per via di quell'assenza subita nell'infanzia. Altri temi colmano di spunti di riflessioni sulle vite di ciascuno di noi, emergono e si snodano lungo tutto il percorso di vita descritto sino a quando...

3 commenti:

  1. Una precisazione necessaria, in forma di commento al mio stesso articolo: (in due parti, per l’estensione del testo superiore a quanto permesso nei commenti) Concedetemi! Parte 1/2

    Dopo di che, chi avesse visto il film, dica quanto ha ritrovato di quello spartiacque che l'autore del libro sottolineava, tra emozione e sentimento. Una chiarezza di uso dei termini che arricchisce la vita perché aver termini per dire, ci permette di esprimere ciò che differentemente non avremmo saputo, neppure, di noi.
    Viene poi da chi tiene la rubrica televisiva: "le parole della settimana" su Rai3.
    Si da il caso che prima ospite della più recente puntata andata in onda, lo scorso 24 febbraio, sia stata la stessa Daria Brignardi conduttrice delle Invasioni Barbariche che cinque anni fa intervistava in quel suo programma Massimo Gramellini sul suo libro.
    In questa occasione, a parti invertite ed in un contesto dove sono importanti le parole, il titolo: "Storia della mia ansia" di Daria Brignardi, che pure non darebbe adito a dubbi, vede l'autrice autoironica e "rivalutante" l'ansia. A suo dire, smuove tutti, infatti, testualmente "...se ti capita un grosso guaio: se sei ansioso hai finalmente qualcosa di cui occuparti, se sei depresso ti tiri un po su e se sei uno scrittore hai una storia da raccontare”.

    Peccato che il titolo dell'articolo qui commentato abbia trasferito il contenuto su un piano psicoanalitico che non è la cifra di godibilità del racconto. Coinvolgente, ci scorre innanzi una vita come possibile a tanti: è questo infatti lo straordinario dell'ordinario.
    Purtroppo giungendo tardi in redazione, non poté assumere il carattere che l'autore avrebbe voluto, ossia quello colloquiale dell'invito dell'amico che trasmette il piacere goduto nel vedere il film e lo consiglia agli amici lettori.
    Sarà stata l'informalità a non essere ritenuta più possibile per via del non poter più entrare in "rotativa", a giornale chiuso!

    Per quanti l'avrebbero apprezzato, il titolo era:
    "Se ci riuscite, ancora il 28 alle 20, al Cinema IRIS e poi, ovunque vorrete".
    Anche enigmatico, magari avrebbe preso, o quanto meno avrebbe rivendicato il diritto al mistero, cosa che non attraversando più tanto frequentemente le nostre vite le rende meno ricche e creative.
    E si chiudeva con:
    "Buona visione, ancora oggi, alle 20,00 al Cinema IRIS, e poi ovunque vogliate, per vivere questo coinvolgente percorso di catarsi".

    Claudio Marchese


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  2. Una precisazione necessaria, in forma di commento al mio stesso articolo: (in due parti, per l’estensione del testo superiore a quanto permesso nei commenti) Concedetemi! Parte 2/2


    P.S.
    “Catarsi” nel significato 1 del Devoto_Oli: Nella religione della grecia classica, il rito magico della purificazione, inteso a mondare il corpo e l’anima da ogni contaminazione. I Nell’estetica, la purificazione dalle passioni umane, comprese e superate nell’arte.
    Quindi non nel significato 2 dello stesso devoto-Oli: In psicoanalisi, processo di liberazione da esperienze traumatizzanti o da situazioni conflittuali, ottenuto col far riaffiorare alla coscienza dell’individuo gli eventi responsabili, rimuovendoli dal subconscio.
    Al racconto si attaglia perfettamente: …, la purificazione dalle passioni umane, comprese e superate nell’arte.

    Tanto ritenni di dovere ai miei pochi lettori che non avevano riconosciuto la mia solarità in quei "tormenti esistenziali" nel titolo che ovviamente non mi appartiene, dell’articolo.
    Ciò che è bello del mondo, è la sua varietà ed i punti di vista non vanno repressi o sviati. Il bello delle regole è trasgredirle, quando la finalità è superiore alle regole. Intendo, una trasgressione etica, non un gusto iconoclasta.
    Da ultimo, spero, lo scivolone del titolo non dissuada dal prendervi il piacere di trascorrere due ore di buon cinema.

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  3. Giunsi tardi ad avvisarvi anche questa volta. Confido abbiate potuto seguire il film questa sera su Rai3.

    Se si, sono contento e spero vi sia piaciuto come a me, anche per quei tanti motivi di interesse che qui non trattammo ma che non vi saranno sfuggiti.

    Ognuno avrà sottolineato motivi d'interesse differenti ed anche differentemente interpretati: se vi fa piacere, esprimeteli.

    Se non lo foste già, potreste divenire facilmente blogger, di google, ad esempio. e quindi inserire i vostri commenti e meglio i punti e le riflessioni sui punti.

    Potrebbe essere impegnativo, ma potrebbe anche valerne la pena, certo: se tutto vi viene spontaneo e non ripetitivo del già trito.

    Scopriremmo, come sempre accade, il valore di apprendimento attivo che l'arte cinematografica svolge nei confronti di coloro che si lasciano prendere da quelle momentanee vite parallele in cui siamo a fianco ed a volte dentro i protagonisti, immersi a guardare ed agire proprio come loro.

    Se son rose, fioriranno!

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